di Maurice Hennequin e Pierre Veber

Emilia Romagna Teatro Fondazione
Teatro Stabile dell’Umbria

con
Marco Brinzi, Giorgia Coco, Francesca Debri,
Michele Di Giacomo, Federica Fabiani, Alessandro Federico, Vincenzo Giordano, Diana Hobel, Alessandro Lussiana,
Davide Lorenzo Palla, Antonio Giuseppe Peligra

scene e costumi Claudia Calvaresi
luci Robert John Resteghini
musiche originali Arturo Annecchino
suono Franco Visioli
foto di scena Marco Caselli Nirmal

regia
Massimo Castri

Dopo il grande successo riscosso  dal pirandelliano Cosi è se vi pare che ha registrato il tutto esaurito nelle numerose piazze che lo hanno accolto, Massimo Castri torna a lavorare con lo stesso affiatato gruppo di giovani attori provenienti dal corso di Alta Formazione da lui stesso diretto per Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Il Maestro della scena toscano sceglie questa volta di lavorare su La presidentessa di Maurice Hennequin. Una scelta originale che premia il celebre testo dell’autore francese, uno dei più rappresentati nel suo genere, il vaudeville. Genere teatrale  di origine francese il vaudeville si connota per la commistione di prosa e strofe cantate, spesso di contenuto satirico.  Già cavallo di battaglia di attrici come Dina Galli o, più recentemente, di Valeria Moriconi, La presidentessa  è una commedia  particolarmente adatta a valorizzare i ritmi recitativi di un gruppo di recente formazione ma già collaudato e coeso come quello che sarà impegnato in questa produzione. La presidentessa infatti ricalca esattamente quelli che sono i canoni del genere vale a dire il ritmo scenico e l’esattezza dell’esecuzione interpretativa  e si annuncia quindi perfetto per amplificare e valorizzare le capacità comiche ma anche il carattere di ogni singolo personaggio in scena.

Un’avvenente ballerina, Colette, si spaccia per la moglie del presidente del tribunale di Gres, facendo innamorare di sé il ministro francese di Grazia e Giustizia, il quale concede all’ignaro Presidente di Gres promozioni su promozioni pur di averla più vicina possibile. L’equivoco si chiarirà solo in un lieto fine ancora più inverosimile di quelli americani, dopo un girotondo di rivelazioni che ha dell’incredibile.

La critica sociale che si avverte nel testo si manifesta nei personaggi che rappresentano il potere, che hanno l’unico scopo di approfittare di quel potere finché è possibile, e soprattutto di mantenerlo scendendo continuamente a compromessi che finiscono con l’inguaiare ancora una situazione già di per sé particolarmente complessa.