Archivio stagione 2014/2015
Prima del Silenzio di Giuseppe Patroni Griffi con Leo Gullotta dal 4 all’8 febbraio al Teatro Massimo di Cagliari
CeDAC
La Grande Prosa al Teatro Massimo
CAGLIARI/ Stagione 2014-15
GIU’ LA MASCHERA!
Teatro di Roma
in collaborazione con il Teatro Eliseo
Prima del Silenzio
di Giuseppe Patroni Griffi
CAGLIARI/ Teatro Massimo
da mercoledì 4 febbraio a domenica 8 febbraio 2015
mercoledì 4 febbraio – ore 20.30 – turno A
giovedì 5 febbraio – ore 16.30 – turno P
giovedì 5 febbraio – ore 20.30 – turno B
venerdì 6 febbraio – ore 20.30 – turno C
sabato 7 febbraio – ore 20.30 – turno D
INCONTRO CON L’ARTISTA: venerdì 6 febbraio – ore 17.30 alla MEM/ Mediateca del Mediterraneo di Cagliari (in via Mameli 164) per la rassegna Oltre la Scena/ gli attori raccontano… Leo Gullotta incontrerà il pubblico – INGRESSO LIBERO (fino a esaurimento posti)
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Crisi della coscienza borghese e declino di una civiltà in “Prima del Silenzio” di Giuseppe Patroni Griffi, in cartellone da mercoledì 4 febbraio alle 20.30 fino a domenica 8 febbraio al Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 – turni A, B, C, D – e domenica alle 19 – turno E; giovedì anche la replica pomeridiana alle 16.30 – turno P) per la stagione de La Grande Prosa al Teatro Massimo firmata CeDAC (con lo slogan “Giù la Maschera!” che caratterizza l’intero XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo): protagonista uno straordinario Leo Gullotta, che incarna un intellettuale e poeta alla resa dei conti con la vita, tra il venir meno di valori e delle ipocrite convenzioni e la ricerca della verità – su di sé e sul mondo.
Lo spettacolo (produzione del Teatro di Roma in collaborazione con il Teatro Eliseo) è incentrato sulla figura di un uomo alle prese con il proprio travaglio interiore e l’impossibilità del comunicare attraverso la parola scritta, e nella fattispecie la Poesia, tanto da ripensare le geometrie e le variabili della propria esistenza, scegliendo volontariamente di sottrarsi alle regole imposte dalla società, al dogma della famiglia e il dominio della casta e perfino al senso del dovere, e a quegli obblighi e oneri legati a una posizione, privilegiando l’autenticità del rapporto instaurato con un ragazzo, per poi ritrovarsi in un ultimo slancio di nuovo proiettato verso il logos e il potere rigenerante della lingua poetica.
Sulla scena – accanto a Leo Gullotta – il giovane Eugenio Franceschini; e impreziosiscono la pièce di Patroni Griffi (già portata al successo da Romolo Valli: è stato il suo ultimo spettacolo prima della tragedia) nell’allestimento multimediale con la regia di Fabio Grossi, le apparizioni di Sergio Mascherpa e Andrea Giuliano, e l’apparizione speciale di Paola Gassman (video di Luca Scarzella e musiche di Germano Mazzocchetti, mentre il disegno luci è di Umile Vainieri).
INCONTRO CON L’ARTISTA: venerdì 6 febbraio – ore 17.30 alla MEM/ Mediateca del Mediterraneo di Cagliari (in via Mameli 164) per la rassegna Oltre la Scena/ gli attori raccontano… Leo Gullotta incontrerà il pubblico – INGRESSO LIBERO (fino a esaurimento posti)
COMUNICATO del 02.02.2015
Il potere e l’ambiguità delle parole in scena con “Prima del Silenzio” di Giuseppe Patroni Griffi – intenso ritratto di un intellettuale, un artista in piena crisi creativa e esistenziale che troverà la propria catarsi proprio nel ritorno alla poesia – in cartellone da mercoledì 4 febbraio alle 20.30 fino a domenica 8 febbraio al Teatro Massimo di Cagliari (da mercoledì a sabato alle 20.30 – turni A, B, C, D e la domenica alle 19 – turno E; e giovedì anche la pomeridiana alle 16.30 per il turno P) per la stagione 2014-15 de La Grande Prosa al Teatro Massimo firmata CeDAC (con lo slogan “Giù la Maschera!” che contrassegna tutto il XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo).
Protagonista un magistrale Leo Gullotta (nel ruolo che fu già di Romolo Valli, nel suo ultimo spettacolo prima della tragedia) accanto a un convincente Eugenio Franceschini – per la regia di Fabio Grossi – tra le apparizioni delle figure simboliche dell’immaginario – dalla moglie, incarnazione della famiglia, interpretata da Paola Gassman; al figlio e al servitore, proiezioni rispettivamente della casta con i suoi vizi e i suoi conformismi e del senso del dovere, che assume un carattere coercitivo e quindi castrante, affidati a Sergio Mascherpa e Andrea Giuliano. Viaggio nella mente di un uomo di pensiero e di cultura – facente parte della classe dominante – improvvisamente a confronto con l’impossibilità di ritrovare la propria ispirazione e al contempo finalmente consapevole, in un momento cruciale della sua esistenza, dell’urgenza di liberarsi da regole e convenzioni, da obblighi e oneri legati alla sua posizione, per cogliere un frammento di autenticità in un amore fuori dagli schemi, e del tutto contrario all’ipocrisia e al perbenismo borghese.
L’ombra dello scandalo che potrebbe segnare i suoi ultimi anni, compromettendo i fasti e i successi di una splendida carriera ai vertici della società, conta ben poco a fronte della certezza di aver vissuto dentro una finzione, un deliberato inganno verso se stesso e il mondo, in obbedienza ai principi di un’etica farisaica, retaggio di antichi pregiudizi e di un credo poco caritatevole, per sottrarsi quasi inconsciamente a una inevitabile condanna morale.
La figura del protagonista fa da contrappunto a un’intera civiltà schiacciata sotto il peso della colpa, ma soprattutto rappresenta – pur con le sue intime contraddizioni, la dicotomia tra desiderio e ragione, il profondo travaglio interiore – la ribellione contro la visione del mondo univoca, fissa e immutabile di una casta saldamente arroccata nei posti di potere, e dunque per sua stessa natura necessariamente incorruttibile e impenetrabile alle umane passioni.
La tragedia di un uomo che si scopre – ormai adulto e nella fase della piena maturità, in tempo per cogliere i frutti dell’impegno di tutta una vita – diverso da quell’immagine di sé fino allora ritenuta veritiera, e riverberata all’esterno, e sceglie, in piena coscienza, di abbandonare i sentieri conosciuti per riaccostarsi alla verità oltre il gioco delle maschere, mette a nudo la fragilità dei miti che raccontiamo a noi stessi, e la falsità di archetipi creati sulla base arbitraria delle convinzioni. La storia del protagonista, un poeta che abbandona il suo microcosmo, la famiglia e l’élite di cui fa parte, e rinuncia al successo e perfino alla sua arte per gustare la semplicità di un dialogo con un giovane, simbolo di una libertà quasi dimenticata, o forse mai conosciuta – indica una possibile via di fuga da un destino già scritto, nel quale si nasce e in un certo senso si muore ogni giorno, schiavi dell’abitudine, disimparando a guardare e perfino a vivere.
“Prima del Silenzio” – un titolo evocativo, che affida alla rivelazione il significato ultimo di un’intera esistenza, per lo spettacolo prodotto dal Teatro di Roma in collaborazione con il Teatro Eliseo, con video di Luca Scarzella e musiche di Germano Mazzocchetti, mentre il disegno luci è di Umile Vainieri – conserva dopo quarantacinque anni la sua stringente attualità, in un’Italia in cui si sono evoluti i costumi e le forme esteriori, ma vince ancora sulla libertà individuale il giudizio collettivo, il controllo sociale; con acute forme di emarginazione e discriminazione che seguono alla lettera, capovolgendole, le norme sancite dalla costituzione e dettate dagli illuministici principi di liberté, égalité e fraternité. Il vecchio poeta che decide finalmente di uscire dalla gabbia mentale prima ancora che materiale di quel mondo illusorio nel quale era vissuto e di cui aveva fatto parte, condividendone gli sterili riti, raggiunge attraverso il rapporto con un ragazzo, fatto di amicizia e attrazione ma non al riparo dai conflitti generazionali, la conoscenza di sé e dei propri veri ideali, desideri e aspirazioni, e riesce a vedere in volto il suo io più autentico e profondo. Un capitolo, una pagina di un’esistenza al tramonto, s’illumina della luce della verità – è quasi una maieutica al contrario, in cui chi non sa, o rifugge dall’arte, insegna al sapiente come liberarsi da stratificazioni culturali e sociali – ma è solo alla fine, con l’accettazione che tutto ciò che ha un inizio ha una sua “naturale” fine, che il protagonista finalmente ritrova il proprio talento e l’ispirazione, e rinsalda il legame con le parole, per riconoscere che tra le molte necessità fittizie, sono beni irrinunciabili solo la poesia e la bellezza.
INCONTRO CON L’ARTISTA: venerdì 6 febbraio – ore 17.30 alla MEM/ Mediateca del Mediterraneo di Cagliari (in via Mameli 164) per la rassegna Oltre la Scena/ gli attori raccontano… Leo Gullotta incontrerà il pubblico per raccontare dello spettacolo e della vita e del lavoro dell’artista (fra teatro e società) – INGRESSO LIBERO (fino a esaurimento posti)
CONTATTI:
per l’Ufficio Stampa del CeDAC/ Sardegna:
Anna Brotzu – cell. 328.6923069 – cedac.uffstampa@gmail.com
INFO & PREZZI
biglietti serali
primo settore: intero € 32 – ridotto € 25
secondo settore: intero € 27 – ridotto € 20
loggione: intero € 15 – ridotto € 10
biglietti pomeridiane
intero € 16 ridotto € 12
biglietto studenti universitari: 6 euro (con tagliando ERSU)
La biglietteria del Teatro Massimo (ingresso in via De Magistris 12) sarà aperta nelle sere di spettacolo a partire dalle 17. INFO: cell. +39 345.4894565 – biglietteria@cedacsardegna.it
info: cedac@cedacsardegna.it – www.cedacsardegna.it
Teatro di Roma
in collaborazione con il Teatro Eliseo
Prima del Silenzio
di Giuseppe Patroni Griffi
con Leo Gullotta
e Eugenio Franceschini
e con le apparizioni di Sergio Mascherpa, Andrea Giuliano
e l’apparizione speciale di Paola Gassman
video Luca Scarzella
musiche Germano Mazzocchetti
disegno luci Umile Vainieri
regia Fabio Grossi
Lo spettacolo
Scritto nel 1979 da Peppino Patroni Griffi per Romolo Valli, “Prima del silenzio” è un testo ancor vivo per tematiche e concetto. Il protagonista è un intellettuale che vive un disagio sociale legato soprattutto alla comunicazione della parola scritta, della Poesia. Il suo è un travaglio che assume le fattezze di un incubo, con l’apparizione dei fantasmi della sua vita: la famiglia (la Moglie), come un’entità vorace e ricattatoria; la casta (il Figlio) con i suoi orpelli piccolo-borghesi; il dovere (il Cameriere) che costringe e castra. L’unica vicenda che tranquillizza il protagonista è quella che vive, nel suo contemporaneo, con il Ragazzo.
Durata: un’ora e mezza – senza intervallo
L’autore
La vera passione di Giuseppe Patroni Griffi (1921-2005) fu la scrittura, con essa il teatro. Nonostante questo non volle essere omologato alla comunità dei teatranti della quale non condivise spesso i contenuti e i comportamenti. La sua scrittura teatrale era in grado di segnare un “legame imprescindibile con la natura stessa degli attori e della scena cui essa è destinata”. Questo accadeva poiché per Patroni Griffi la drammaturgia era l’arte sopraffina, superiore a tutte le altre, dove la difficoltà maggiore consisteva nel descrivere appieno un personaggio in poche righe, renderlo comprensibile.
La sua capacità analitica era mossa innanzitutto dal suo amore per il teatro e dalla sua sensibilità, che cercava di essere il punto di partenza per arrivare al pubblico, per creare un’attività teatrale di spessore intellettuale e civile, muovendo dalla realtà di emarginazione che conosceva bene, con una lucidità coraggiosa dalla quale si evinceva tutta la sua preparazione culturale, che lo portava a trattare temi d’attualità per la prima volta nel Novecento.
La spinta definitiva al suo debutto come drammaturgo la ebbe nel momento dell’incontro con una compagnia adatta a rappresentare i suoi lavori, a divenire fonte delle sue ispirazioni: la Compagnia dei Giovani.
“Prima del silenzio” fu rappresentata nel 1979 per la prima volta al Teatro Eliseo di Roma, per la regia di Giorgio De Lullo e con Romolo Valli, Fabrizio Bentivoglio, Fulvia Mammi, Franco Scandurra e Matteo Corvino. Si consacrava la forza della parola, nella quale Patroni Griffi aveva tanto creduto, per rappresentare il binomio tra la generazione adulta, che scontava gli errori del passato e quella dei giovani, con gli errori del futuro.
Opere di Giuseppe Patroni Griffi
Teatro:
Giuseppe Patroni Griffi scrisse nel 1958 D’amore si muore, per e con i “Giovani”, che vide la sua prima rappresentazione al Teatro La Fenice di Venezia il 25 giugno del 1958, al XVII Festival Internazionale della prosa. La regia fu curata da Giorgio De Lullo, le scene da Pier Luigi Pizzi. Le musiche erano di Lelio Luttazzi. La compagnia, oltre a Rossella Falk, Elsa Albani e Giorgio De Lullo, era composta da Annamaria Guarnieri, Romolo Valli, Umberto Orsini, Gino Pernice, Ferruccio de Ceresa.
Sempre nel 1958 scrive insieme a Franca Valeri, Vittorio Caprioli e Enrico Medioli la commedia Lina e il cavaliere.
Un’altra opera nata dal sodalizio con la Compagnia dei Giovani fu Anima nera, che inizialmente scritta per essere rappresentata da Marcello Mastroianni, invece impegnato in altri progetti lavorativi.
Rappresentata per la prima volta nel 1960 al Teatro Donizetti di Bergamo per la regia di Giorgio De Lullo con Paolo Ferrari, Anna Maria Guarnieri, Rossella Falk, Elsa Albani, Nora Ricci.
In seguito arrivò In memoria di una signora amica, che debuttò, per la regia di Francesco Rosi, nel 1963 al Teatro La Fenice di Venezia, al XXII Festival Internazionale del Teatro di Prosa, interpretato dalla Compagnia Italiana di Prosa con Lilla Brignone, Pupella Maggio e Giancarlo Giannini.
Nel 1967 Patroni Griffi lasciò il segno scrivendo Metti, una sera a cena, il suo più grande successo, definito da De Monticelli la commedia di clan, e introdusse degli elementi nuovamente anticonvenzionali contro il conformismo dilagante.
Fu rappresentato per la prima volta nel 1967 al Teatro Eliseo di Roma per la regia di Giorgio De Lullo con Rossella Falk, Romolo Valli, Elsa Albani, Carlo Giuffrè e Umberto Orsini.
Nel 1974 con Persone naturali e strafottenti, continuò l’indagine sull’uomo. Proseguiva così il divario tra la scrittura di Patroni Griffi e il movimento di sperimentazione teatrale che dilagava negli anni Settanta in Italia.
Nel 1982 firmò sia testo che regia di Gli amanti dei miei amanti sono miei amanti, con Adriana Asti, e di Cammuriata -canti di malavita – , con Leopoldo Mastelloni.
Cinema:
Nel 1962 Umberto Orsini recitò nella sua prima regia Il mare, che partecipò al Festival del Cinema di Venezia; oggi rivalutato e premiato al London Film Festival.
Nel 1969 tornò alla ribalta con Metti una sera a cena (con Trintignant, Bolkan, Musante, Girardot, e Capolicchio) e Addio fratello crudele nel 1971 con Fabio Testi e Charlotte Rampling.
Nel 1974 firma la regia di Identikit con Elisabeth Taylor.
Nel 1975 dirige Divina creatura con Marcello Mastroianni, Terence Stamp e Laura Antonelli.
Nel 1985 Patroni Griffi diresse La Gabbia con Musante, Antonelli e Florinda Bolkan.
Ballate, racconti e romanzi:
Nel 1950 compone per la radio la ballata Il mio cuore è nel sud con musiche di Bruno Maderna.
Il 1955 è l’anno dei sui primi racconti: Ragazzo di Trastevere, D’estate con la barca e Un ospite di passaggio.
Nel 1975 pubblicò il suo primo romanzo: Scende giù per Toledo, e nel 1977 Gli occhi dei giovani, una raccolta di racconti.
Nel 1983 scrisse D’estate con la barca.
Nel 1987 arrivò anche la stesura di un altro romanzo: La morte della bellezza.
Il 1992 fu un anno molto intenso per Giuseppe Patroni Griffi, la sua versatilità diede alla luce il romanzo Del metallo e della carne.
Allium, il suo ultimo romanzo fu pubblicato nel 2001.
Considerazioni del regista
Raccontare in poche righe quelle che sono le progettualità di un regista che si confronta con un testo, non è mai cosa semplice. Certo è che, appena ci si predispone alla composizione, le parole escono facilmente davanti a soggetti così preziosi.
Il testo di questo nuovo progetto è PRIMA DEL SILENZIO di Giuseppe Patroni Griffi.
Non si può di certo negare che tra le parole di Patroni Griffi, le sensazioni, i concetti, i sentimenti, le provocazioni, sanno come esaltarsi e completarsi, e che il pensiero di trasporle è fluido e gratificante.
Scritto negli anni ’70, il testo risulta ancor vivo per tematiche e concetto .
La storia racconta le scelte, pur’ anche rivoluzionare per la casta che lo ha inglobato per tutta la sua vita precedente, di un uomo, del quale non ci viene fornito il nome. Probabilmente questo poco importa alla risoluzione della vicenda, a mio discernimento l’autore, ad arte e tramite l’espediente, ha voluto rendere universale la faccenda.
Quello che leggo, con gli occhi di un uomo che vive il XXI secolo, Era questa di grande modernità, dove la comunicazione, attraverso apparati di nuova costruzione, è molto più facile ed immediata, fa sì che intraveda e consideri, attraverso il protagonista, un disagio sociale legato soprattutto alla comunicazione della parola scritta, della Poesia. Fantastica la scena finale dell’opera, dove il nostro LUI, circondato da pagine di libri, afferra “la parola” che gli svolazza attorno, in una ideale caduta libera, declamandone la realtà, in essa contenuta.
Ma per arrivare a questa, il travaglio assume le fattezze di un incubo, con l’apparizione dei fantasmi della sua vita: la famiglia, affrontata attraverso il personaggio de LA MOGLIE, come un’entità vorace e ricattatoria; la casta, rappresentata dal personaggio de IL FIGLIO, con i suoi orpelli e contributi piccolo borghesi; il dovere, materializzatosi attraverso il personaggio del CAMERIERE, che coartizzante, attraverso il senso di colpa, costringe e castra.
L’unica vicenda che realizza e tranquillizza il protagonista è quella che vive, nel suo contemporaneo, con IL RAGAZZO. Questa , pur’ anche vampireggiante, è linfa pura e vivificante durante l’incubo che egli vive. Ma anch’essa terminerà, come conclude la vita di un uomo, il quale abbandonato dai suoi stimoli si richiude nella sfera della parola, come ultima spiaggia di un inevitabile tramonto che chiuderà un percorso permeato dalla Poesia con la Poesia stessa.
Il Nostro spettacolo si svolgerà attraverso la presenza in scena del protagonista e del suo co-protagonista, mentre gli autori del percorso sensoriale del Nostro LUI, assumeranno essenza digitale: appartenendo la Nostra rappresentazione ad un’era atta al virtuale, anche l’incubo assume la forma d’un etere affollato di ricordi, passioni, depressioni e angosce.
Tutti i Nostri, vestiranno l’essenzialità del ruolo: un Uomo, durante la considerazione della sua vita, abbandona orpelli, inventati per giustificare realtà distorte.
Un racconto tecnologico per una sensazione assoluta.
Ma la Poesia avrà sempre e comunque la sua centralità vivificante.
FG
LEO GULLOTTA – l’interprete
Diviso tra teatro, cinema, varietà e fiction televisiva, la caratteristica più immediata nell’arte di Leo Gullotta è la poliedricità, vissuta come moltiplicazione espressiva.
Essa non è solo frutto di una padronanza tecnica formidabile o di naturale predisposizione ad affrontare diversi codici interpretativi, è anche il risultato di una vera e propria scelta di vita, di una curiosità inesauribile per le varie esperienze dello spettacolo, di una generosità umana e professionale che lo porta a superare i confini delle specializzazioni e delle formule e a frequentare piuttosto i territori delle contaminazioni.
Senza indulgere a snobistiche classifiche di merito, il varietà televisivo, il cabaret, la pubblicità e il doppiaggio sono stati per Leo Gullotta impegni artistici da affrontare con l’altrettanta serietà dei film di Giuseppe Tornatore, Nanni Loy, Ricky Tognazzi, Maurizio Zaccaro o il grande teatro di prosa di Luigi Pirandello, William Shakespeare, fino a Giuseppe Patroni Griffi, diretto da Fabio Grossi, collezionando negli anni grandi successi al botteghino e numerosi e prestigiosi premi, dai tre David di Donatello ai quattro Nastri d’argento, senza dimenticare tra i tanti altri, il premio Flaiano per il teatro e il premio De Sica alla carriera. Riconoscimenti meritati, in una carriera lunga 53 anni, vissuta con vigile intelligenza, senza tradire frenesie e ansie di successo, ma con una simpatia umana e una voglia di esserci e regalare emozioni, che non accennano a diminuire.
FABIO GROSSI – il regista
Debutta come attore in teatro nel 1977, lavorando in seguito, in cinema, televisione, radio, passando per il doppiaggio e la pubblicità. Ha collaborato con alcuni dei più importanti registi italiani: in teatro da Ronconi a Puecher, da Fenoglio a Nanni a Navello, in cinema da Nanni Loy a Paolo Sorrentino, fino a Renzo Martinelli. Negli ultimi anni, pur continuando la professione d’attore, i suoi interessi si sono rivolti alla drammaturgia e alla regia teatrale, firmando, dal 2004, numerosi spettacoli di prosa di grande successo di pubblico. Con l’antesignano “Prima della Guerra”, ricordiamo “L’Uomo, la Bestia e la Virtù” e “Il piacere dell’onestà” di Luigi Pirandello, interpretati da Leo Gullotta e prodotti dal Teatro Eliseo di Roma, e “La Commedia degli Errori” di William Shakespeare al Globe Theatre di Villa Borghese, sotto la direzione artistica di Gigi Proietti. Negli anni a seguire, saranno ancora due commedie shakespeariane a regalargli nuovi grandi successi. Firma la regia de “Le Allegre Comari di Windsor” e “Sogno di una Notte di Mezza Estate”, che vedono sempre Leo Gullotta nelle vesti di grande interprete protagonista. Importante e proficua è anche la sua attività di drammaturgo: “Ecce Homo”, “Figlio di madre vedova”, “In ogni vita la pioggia deve cadere”, “Gender Gangup Here”, “Lapilli” e “L’enigma dell’amore”, sono alcuni dei testi da lui scritti e poi portati in scena. L’ultimo grande progetto che lo vede impegnato è “Prima del silenzio” di Giuseppe Patroni Griffi, che inaugurerà la stagione 2013/2014 del Teatro Eliseo con protagonista Leo Gullotta. Infine, è ideatore e regista di un film-documentario, di prossima uscita, intitolato “Un sogno in Sicilia”, che affronta, attraverso le esperienze di quattro giovani attori, l’attuale situazione artistica/occupazionale giovanile.
Stralci di rassegna stampa
“Patroni Griffi rivive beato grazie a Gullotta. Non si può immaginare una riproposta di questo materiale (…) più intelligente e delicata dell’odierna diretta da Fabio Grossi. (…) Il tutto vive della grazia con cui Leo Gullotta aderisce al suo autoemarginato sereno e irriducibile nella certezza dell’insostituibilità di poche cose – arte, bellezza, amicizia – per le quali si può rinunciare al resto. ” Masolino D’Amico – La Stampa
“Alta la prova d’attore di Gullotta che evita il tono nostalgico, ripiegato su se stesso, ma sceglie di dare concretezza, vigore anche fisico alle parole… con affianco un giovane Eugenio Franceschini, forte della propria scultorea bellezza e astratto pragmatismo.” Paolo Petroni – Corriere della Sera
“In questo manifesto del dire Leo Gullotta ha una tenuta neo-socratica e caustica che cede all’emozione nel finale, nell’inno-monito alla parola.” Rodolfo di Giammarco – La Repubblica
“Superba interpretazione di Gullotta. La sua adesione alla crociata di Patroni Griffi, volutamente lussureggiante, ridondante e aristocratica, è tale da commuovere nel profondo.” Rita Sala – Il Messaggero
“Un Leo Gullotta in stato di grazia, accompagnato dal 22enne Eugenio Franceschini che si è imposto come una vera rivelazione. L’impianto scenografico e il disegno registico di Fabio Grossi hanno il notevole merito di donare vivacità, ritmo e armonia alla pregevole e poeticissima dialettica dell’autore…” Tiberia De Matteis – Il Tempo