Lo spettacolo esplora le dinamiche di una condizione umana stagnante e ripetitiva, incarnata da alcuni avventori di un bar immutabile nel tempo. Potrebbe essere descritto come un “covo di anime perse”, ma decisamente vive, in continua ricerca di un riscatto personale e sociale che, forse, un giorno arriverà. All’interno del locale prendono vita le storie di un poeta introverso e creativo, di un giovane gestore sognatore e idealista, e di tre avventori dalle personalità opposte, ma complementari, che riescono a creare un equilibrio quasi perfetto. I personaggi si muovono accompagnati da una colonna sonora virtuale, ispirata al rock degli anni ’70, che richiama e giustifica un mondo ormai scomparso. Attraverso i loro comportamenti e il loro linguaggio, i personaggi raccontano la propria vita e quella del territorio, entrambi intrappolati in un periodo storico fermo e statico.
Questo mancato cambiamento, sia sociale che personale, sembra giustificare la loro immobilità, ma non è detto che i personaggi accettino del tutto questa spiegazione. Lo spettacolo si sviluppa con un ritmo intenso e comico, oscillando tra ironia e filosofia, e talvolta sfocia nell’assurdo, riflettendo la cultura popolare della nostra terra. Il tema centrale è l’assenza, intesa come vuoto di sogni
realizzati, affetti e soddisfazioni, e come riflessione su una quotidianità che, nonostante tutto, va avanti.