/ Archivio stagione 2012/2013

BASTAR D/ S I

LucidoSottile

BASTAR D/ S I

con

Michela Sale Musio    Tiziana Troja

Angelo Trofa    Valentina Fadda    Felice Montervino

costumi

Filippo Grandulli    Salvatore Aresu

scene

Sami Lo Giudice

light design

Qoelt Pro

musiche originali

Davide Sardo

responsabile di produzione

Federica Troja

responsabile organizzativo

 Laura Zampiglia    Federica Troja

assistente alla regia

Francesca Baccialle

regia e Coreografia 

Tiziana Troja    Michela Sale Musio

 

“Ci si raccolga con animo savio in gruppi di due, tre o cinque persone

Ci si unisca nella parola e nel silenzio, fissando la propria attenzione all’interno di se stessi.

Si lasci che l’ego si modelli al momento e all’azione, come materiale plastico, in un flusso continuo e mutante.

Gli animi fluttuano unisoni e soli. Ci si basti a se stessi. Fino all’ora opportuna.”

 

BastarSi: Bastare a se stessi

BASTAR s/d I

\BastarDi: (Volgare) riferito a persona, odioso

BASTAR D-S IFino a che punto possiamo bastare a noi stessi? “BASTAR s/d I”, titolo dalla duplice interpretazione, è un viaggio che si affaccia sull’interiorità umana e sul sentimento di solitudine estrema, talvolta inconscia e irrazionale, talvolta condivisa.

Cinque danz/attori in scena, cinque bastardi, affrontano e percorrono un cammino poetico, ma anche insano e vizioso, a tratti crudele e doloroso, che racconta allo spettatore le sfaccettature di un sentimento così incantevolmente tormentato, quale la solitudine. Ognuno di loro vive in una realtà a sè stante, ognuno è immerso nella sua lotta intrinseca, ma tutti insieme condividono uno stesso spazio, abitano la stessa stanza, creando un intreccio di emozioni che si sfiorano, ma non si toccano mai. Come tanti pezzettini di un puzzle, gli artisti hanno vita propria, sono isolati, sono distanti, ma per dar senso al loro essere hanno bisogno di far parte di un quadro più ampio, sono i tanti tasselli che chiudono il cerchio, ricreando la cornice totale nel quale le azioni si svolgono. La solitudine vissuta dal singolo è in realtà parte integrante di una solitudine condivisa dal prossimo e le storie dei protagonisti danno luce alle tante vicissitudini interiori che ognuno di noi vive nel profondo, ma che sono in realtà le stesse di tanti altri, prossimi o lontani.

La solitudine può essere un sentimento controverso e condiviso, la solitudine può essere un’esperienza comune, la solitudine non ci rende soli, ma è come se fosse un grande segreto che ci sentiamo costretti a mantenere. Le performance degli artisti danno vita all’intreccio di tali emozioni, le loro storie, i loro corpi, i loro vortici si intrecciano nella condivisione di uno stesso spazio e soprattutto di uno stesso istinto intrinseco, vissuto con sofferenza o con dolcezza, con violenza o con intimità, ma con la comune necessità reale di isolamento.“La vera solitudine è in un luogo che vive per sè e che per voi non ha traccia nè voce, e dove dunque l’estraneo siete voi”, scriveva Pirandello, e se siamo dunque estranei a quella che è la vera solitudine, con “Bastar s/d I” la si vive insieme in un turbinio di follia interiore, svelandone i segreti più malsani e profondi.

LE MUSICHE E LE SCENE

La speciale partitura è firmata da Davide Sardo. Trovando un accordo tra teatro, danza, musica e azione performativa, i percorsi dei cinque “bastardi” sono accompagnati dal giusto respiro musicale, nel quale i percorsi di solitudine raccontati sono vissuti in una dimensione sospesa e  oscillante. Anche il disegno luci e la scenografia regalano un impatto emotivo di grande maestria. Gli artisti si muovono e si intrecciano in un ambiente casalingo, una realtà familiare, di un colore bianco quasi accecante, interagendo con oggetti di uso comune, che accompagnano i protagonisti nelle loro cammino solitario ed interiore.

 

I COSTUMI

I costumi nati dall’intelligente fantasia di Filippo Grandulli e Salvatore Aresu sono anch’essi opportunamente studiati per integrarsi al mix di vibrazioni emotive e visive, che questo spettacolo possiede, esaltando il tutto con un bianco dominante e un’attenzione ai particolari, che garantiscono una perfezione ulteriore ad un lavoro complesso e di grande effetto scenico ed emozionale.