/ Archivio stagione 2012/2013

Bellas Mariposas da Sergio Atzeni – ovvero Musica di parole per amore e per rabbia a Carbonia e Lanusei

CeDAC

XXXIII Circuito Teatrale Regionale Sardo

M’ILLUMINO di PROSA
Stagione 2012-13

Egumteatro

Bellas Mariposas
da Sergio Atzeni
ovvero Musica di parole per amore e per rabbia

venerdì 1 marzo 2013 ore 21 – Carbonia/ Teatro Centrale

sabato 2 marzo 2013 ore 21 – Lanusei/ Teatro Tonio Dei

Favola metropolitana tra il degrado delle periferie e i sogni dell’adolescenza, la storia delle “Bellas Mariposas” di Sergio Atzeni diventa “Musica di parole per amore e per rabbia” nella mise en scène di Egumteatro con Monica Demuru, in cartellone per M’Illumino di Prosa/ la stagione 2012-13 del CeDAC venerdì 1 marzo 2013 alle 21 al Teatro Comunale di Carbonia e sabato 2 marzo 2013 sempre alle 21 sul palco del Teatro Tonio Dei di Lanusei.

COMUNICATO del 27.02.2013

Voli di farfalle sullo sfondo del degrado, tra inquietudini metropolitane: debutta nell’Isola, sotto le insegne del CeDAC per M’Illumino di Prosa/ la stagione 2012-13, nell’ambito del XXXIII Circuito Teatrale Regionale Sardo, “Bellas Mariposas” da Sergio Atzeni, ovvero “Musica di parole per amore e per rabbia”, lo spettacolo di Egumteatro tratto dal racconto dello scrittore di Capoterra, per un vivido affresco delle periferie, tra amaro realismo e sogni e miti di due adolescenti. Una trama sonora mette in risalto accenti e situazioni, momenti cruciali e atmosfere di una favola crudele ma piena di speranza, che approda dalla pagina sulla scena: il sipario su “Bellas Mariposas”, in tournée in Sardegna, si aprirà venerdì 1 marzo 2013 alle 21 al Teatro Comunale di Carbonia e sabato 2 marzo 2013 sempre alle 21 al Teatro Tonio Dei di Lanusei.

Protagoniste della pièce, un’originale e avvincente partitura teatrale interpretata da Monica Demuru per la regia di Annalisa Bianco, sono due ragazzine, Cate e Luna, amiche e (quasi) sorelle: attraverso il loro sguardo, consapevole eppure ancora innocente, emerge il dramma dell’infanzia negata, della criminalità più o meno organizzata, delle tentazioni e dei pericoli di un quartiere della periferia di Cagliari ovvero del mondo. Cronache del quotidiano, venate d’ironia e costruite in una lingua immaginifica, modulata sui ritmi e gli accenti di un colorito slang, tra piccole e grandi avventure di una giornata particolare, dal viaggio verso il mare all’impresa di salvare la vita (forse) al ragazzino del cuore.

Una carrellata su personaggi e storie per la vivida e avvincente descrizione di un microcosmo di violenze e abusi domestici, dove tra arti e mestieri è diffusa (senza troppi scandali) la professione più antica del mondo, considerata un modo come un altro, forse tra i meno disonesti, di sbarcare il lunario – tra suggestioni quasi pasoliniane – tra mogli e madri coraggiose, femmine intraprendenti e maschi indolenti. Fotografia di una città con le sue molte anime, dal centro alle periferia, “Bellas Mariposas” mette a contrasto l’incanto del mare d’acque cristalline e candide spiagge e lo squallore dei casermoni di cemento, la ricchezza esibita e la miseria materiale e morale, l’onestà relativa e l’incapacità di distinguere il confine tra il bene e il male.

Tra adulti irrimediabilmente corrotti, o magari solo feriti dal male di vivere, spicca la saggezza e la determinazione di due piccole donne in procinto di sbocciare alla vita, decise a non scendere a compromessi e a conquistarsi un futuro “diverso”.

La narrazione, quasi un flusso di coscienza, un diario di reconditi pensieri e azioni, desideri, sogni e aspirazioni, aperto alla magia di una “coga” (strega) e perfino all’influsso della Provvidenza, diventa canto, uno struggente blues metropolitano che complice la leggerezza dell’ironia, si tinge talvolta di sana e giovanile allegria, di entusiasmo e talento per la vita, senza rinunciare all’indignazione. Una storia di “Bellas Mariposas”, diventata (nella versione di Egumteatro e Armunia/Festival Inequilibrio Castiglioncello, in collaborazione con La Città del Teatro di Cascina) un’inedita e emozionante “Musica di parole per amore e per rabbia”.

M’Illumino di Prosa a Lanusei

Biglietti

platea primi posti: intero €14 – ridotto €12

platea secondi posti: intero €12 – ridotto €9

galleria: € 8

INFO: cell: 3388727641 – lanusei.toniodei@cedacsardegna.it – www.cedacsardegna.it

M’Illumino di Prosa a Carbonia

Biglietti

primo settore: intero €16 – ridotto €14

secondo settore: intero €14 – ridotto €13

terzo settore: intero €13 – ridotto €11

palchetti: €5

Info: tel: 328 1719747 – 0781 671228 – www.cedacsardegna.it

per l’Ufficio Stampa del CeDAC/ Sardegna:

Anna Brotzu – cell. 328.6923069 – cedac.uffstampa@gmail.com

Egumteatro e Armunia/Festival Inequilibrio Castiglioncello

in collaborazione con La Città del Teatro di Cascina

e con il sostegno della Regione Toscana-Sistema Regionale dello Spettacolo

Bellas Mariposas

da Sergio Atzeni, ovvero

Musica di parole per amore e per rabbia

con Monica Demuru

realizzazione scene Paolo Bruni

luci e direzione tecnica Andrea Guideri

scelte musicali Monica Demuru

realizzazione costumi Carla Cecchi

musiche originali Giovanni Guaccero

regia Annalisa Bianco

si ringraziano Paolo Bragaglia e Cristiano Calcagnile

Lo spettacolo

Bella mariposa è la protagonista narratrice, una farfallina, appunto, di dodici anni che vive nell’ambiente socialmente e moralmente degradato della periferia di Cagliari e lo fotografa con intelligenza smaliziata e desideri espliciti e diretti.

Miti sottoproletari metropolitani: microcriminalità, droga e sessualità spiccia vissute come normalità ma giudicate con feroce lucidità, sarcasmo e spesso disprezzo da questa farfallina che su un tale mondo svolazza e mira in alto, verso l’Amore, l’Amicizia ed un futuro di realizzazione personale. Una farfallina che vuole diventare rockstar ed ha una solidissima fiducia in se stessa Il tutto in una casa che un “tornado” ha devastato e la forza di “resilienza” ha ricomposto. Come meglio si poteva.

Il racconto di Sergio Atzeni, del quale il monologo teatrale è adattamento, è caratterizzato da un fondamentale legame con la musica, intesa come sostrato ritmico ed emotivo della scrittura e di questi personalissimi sguardi sul mondo.

Scrittura intesa sia come racconto che come voce, espressione della sensibilità e dell’intelligenza umana. Parole che camminano sui suoni della musica e viceversa, emozioni che si generano nell’incontro tra quel vuoto di significato che è la musica e quel pieno che è il racconto. Come quando ascoltando la musica guardiamo la realtà intorno a noi e tutto viene ridisegnato, tutto si compone e trova senso.

L’autore

Sergio Atzeni nasce a Capoterra (Cagliari) nel 1952 ma da subito vive a Cagliari, la sua città, dove trascorrerà l’infanzia, l’adolescenza – con una parentesi a Orgosolo (Nuoro) frequentando le scuole medie – e parte della maturità. A Cagliari compie gli studi liceali e s’iscrive alla Facoltà di Filoso#a, senza per altro laurearsi. Quelli giovanili sono anni d’impegno politico, nelle file del partito Comunista, che trovano riscontro in esperienze teatrali pure militanti, solo in parte affidate alla stampa. Sono anche gli anni in cui inizia una ininterrotta e precoce (1966) attività giornalistica condotta su vari periodici e quotidiani (“Rinascita sarda”, “Il Lunedì della Sardegna”, “L’Unione Sarda”, “l’Unità”, “La Nuova Sardegna” e “Altair”, rivista fondata e diretta dallo stesso Atzeni) ma anche per la radio. Al 1976 risale il primo impiego stabile, all’ENEL, lavoro d’ufficio sgradito che accompagna agli inizi letterari in terra sarda, fino alla decisione di trasferirsi fuori dall’Isola nel 1987, un anno dopo la pubblicazione dell’Apologo del giudice bandito, il suo primo romanzo. Si stabilisce a Torino, con una parentesi a Sant’Ilario d’Enza in Emilia, tra il 1990 e il 1993. Sono anni occupati, oltre che dalla scrittura letteraria, dalla professione di traduttore per conto di diversi editori italiani. Torino resterà la sua residenza fino alla morte avvenuta il 6 settembre 1995 nelle acque dell’isola di Carloforte durante un soggiorno in Sardegna. Tra il 1986 e il 1995 si colloca il periodo più produttivo di Atzeni: scrive e pubblica i suoi romanzi più noti (“Il figlio di Bakunin”, “Il quinto passo è l’addio”, “Passavamo sulla terra leggeri”, uscito postumo ma consegnato in vita all’editore), pubblica numerosi articoli e recensioni sui giornali, oltre ad affermarsi come raffinato traduttore (dal francese) di saggistica e narrativa.