Scuola di Arti Sceniche La Vetreria – Cada Die Teatro

Cagliari 1943: la guerra dentro casa

 

con Rita Anedda, Clara Belfiori, Salvatore Cao, Riccarda Curreli, Doriano Ferrari,
Giannella Manca, Paola Ferro, Carlo Onnis, Angela Palmas, Maria Antonietta Pinna,

Susanna Pinna, Massimo Pisano, Daniela Scotto, Carlo Sorresu, Mariella Vella, Ida Ximenes

 

 

disegno luci Giovanni Schirru

suono Matteo Sanna

realizzazioni scenografiche Riccarda Curreli, Mario Madeddu, Massimo Pisano, Marilena Pittiu

 

realizzazione costumi Albina Dessì, Antonella Matta

allestimento Giovanni Schirru, Emiliano Biffi

assistenza dietro le quinte Franzisca Piludu

fotografo di scena e riprese video Tonino Pisu

assistente alla regia Massimo Pisano

 

regia Pierpaolo Piludu

 

produzione Scuola di Arti Sceniche La Vetreria – Cada Die Teatro

 

 

La compagnia Cada Die Teatro, in collaborazione con la Cattedra di Antropologia Culturale e con l’ISRE di Nuoro, a partire dal 2006 ha portato avanti una ricerca volta alla creazione di un video-archivio dei testimoni dei bombardamenti del 1943. Pierpaolo Piludu, inoltre, ha diretto un laboratorio teatrale con venti adulti, alcuni dei quali testimoni diretti, che si è concluso con uno spettacolo teatrale che viene replicato ogni anno dal 2005, in occasione dell’anniversario dei bombardamenti.

Lo spettacolo vuole essere un contributo a mantenere viva la memoria sulle follie della guerra e del fascismo che portarono alla distruzione della nostra città.

Una classe di terza elementare del 1940. Gli scolari, interpretati da attori tra i 60 e i 94 anni, sono molto vivaci: anche se ogni giorno la maestra li mette in punizione con le ginocchia sui ceci, preferiscono giocare a “tzacca e poni” o con le cerbottane, piuttosto che imparare a memoria le frasi del Duce! Sembra non si preoccupino tanto neanche della guerra.

All’inizio anche il suono degli allarmi, la corsa verso i rifugi sembra quasi un gioco. … sino a febbraio del 1943…

 

 

 

 

 RASSEGNA STAMPA

 

“Una messa in scena preziosa, in cui ritornano per frammenti, tutti i tasselli di una Cagliari convintamente fascista e tragicamente bombardata. L’incosciente spensieratezza dei bambini, la cittadinanza di Pirri da consegnare al Duce, ma anche su famini, i motti di Mussolini da imparare a memoria, le file per il pane. E poi il terrore degli allarmi, la corsa verso i rifugi, le schegge impazzite, la morte. In altre parole, il precipitare di un sogno, vero a metà, in un incubo, di cui tutti e venti i protagonisti ricordano almeno un suono o un fotogramma. Gli stessi suoni o fotogrammi che negli ultimi anni Piludu, con la cattedra di Antropologia Culturale dell’università di Cagliari e con l’Istituto etnografico di Nuoro, ha raccolto in uno sterminato video-archivio e sintetizzato in un documentario.“

Lorenzo Manunza, L’Unione Sarda

 

“… un’opera bella da seguire sulla scena. Popolata da attori-non attori (uomini e donne anche molto avanti negli anni) serissimi nei loro ruoli. (…) «La guerra dentro casa» è non solo uno straordinario documento di vita, ma un colorato affresco di umanità. Un forte esempio di scena popolare — scelta coraggiosa sulla quale i Cada Die fanno da battistrada anche in Italia — dove la professionalita dei teatranti viene messa a disposizione di uomini e donne che sul palcoscenico ritrovano loro stessi regalando a chi assiste emozioni e memoria collettiva. Un bell’esempio di teatro civile. Meglio di tanti allestimenti stucchevoli e superprodotti.“

Walter Porcedda, La Nuova Sardegna

 

“In scena anche persone coi capelli bianchi ma che nella magia del teatro recuperano i pantaloncini corti o l’infausta divisa da Giovane Fascista. L’angoscia per qualcuno che non si ritrova, il razionamento, le bugie del regime lette (a sbafo) sul quotidiano locale, le battute che si mescolano alla rabbia, al terrore, alla “incosciente spensieratezza dei bambini”. La sera del 29 luglio i cagliaritani si sono affollati nella cripta: stupiti i giovani, commossi tutti. E’ una tappa di La guerra dentro casa, importante progetto del Cada Die Teatro per recuperare la memoria perduta.”

Daniele Barbieri, Liberazione