di Joaquin Hinojosa e Isabel Carmona
“ Nel gioco degli scacchi chiamasi “difesa di dama”
la mossa che consiste nel salvare la regina
a costo del sacrificio delle altre pedine”
versione italiana di
Mariella Fenoglio
personaggi ed interpreti
Daniela Giordano, Lorenzo Gioielli, Arnaldo Ninchi
scene e costumi Marco Nateri
disegno luci Giuseppe Falcone
assistente alla regia Luigi Ibba
regia Tullio Pecora
Parole Rivelate Teatro – CRT scena Madre
“Difesa di dama”, scritto a quattro mani da un uomo, l’attore J. Hinojosa, e da una attrice, I. Carmona, ci offre, con il dramma degli abusi sulle donne, una poetica desolazione. Sulla base di una ricca documentazione di eventi reali registrati nella Spagna contemporanea (in Italia è la stessa cosa) è stata costruita la storia immaginaria di Maria, donna quarantenne, senza figli, che si prende cura del padre malato Germano che aveva abusato della figlia ancora adolescente. Per sfuggire alle molestie del padre, aveva sposato Ulisse che in pochi anni di matrimonio si era rivelato un uomo con il vizio del bere, ruvido e violento in tutte le sue manifestazioni. Ulisse ha scontato tre anni di carcere per avere gravemente ferito e ridotta in fin di vita Maria a seguito di un brutale pestaggio. La buona condotta in carcere, i conseguenti benefici di legge e un giudice poco attento hanno portato alla decisione della libertà condizionale e del ritorno alla casa di famiglia di Ulisse, certamente non dispiaciuto e con l’idea della vendetta, della resa dei conti. E l’aspetto interessante è
proprio la situazione di disagio, solitudine e impotenza in cui la donna vittima che trova il coraggio di denunciare viene a trovarsi davanti ad un tribunale.
L’arrivo di Ulisse si abbatte su Maria con una progressione inarrestabile di tensione drammatica. Ulisse sembra dimenticare il passato e vuole ricominciare ma, al primo contrasto a seguito di un commento sulla sua dipendenza dall’alcol, ritorna la minaccia; la sua truce violenza viene percepita come sempre, la sua rabbia, il suo desiderio di vendetta, il volere riguadagnare la sua posizione e il potere in casa, la prepotente sicurezza di sentirsi forti e impuniti.
Di nuovo, quindi, la violenza e l’inferno; una paura inarrestabile si impadronisce di Maria e sente che, in un impeto irrefrenabile di legittima difesa, può, in qualsiasi momento, cercare di uccidere Ulisse. E quando improvvisamente la violenza si presenta con la faccia feroce di uno stupro vizioso, Maria, che sembra favorire un atteggiamento di sottomissione, dopo avere usato ogni arma a sua disposizione, come nel gioco degli scacchi è costretta a fare la mossa strategica di “Difesa di dama”.
Tullio Pecora