liberamente tratto dal romanzo di Jorge Amado
Compagnia Mario Chiocchio
con
Caterina Murino
Paolo Calabresi, Pietro Sermonti
e
Valeria D’obici
e con
Simonetta Cartia, Claudia Gusmano, Laura Rovetti
musiche originali eseguite dal vivo Bubbez orchestra
impianto scenico Andrea Cecchini
installazioni visive Claudio Garofano
costumi Sabrina Chiocchio
coreografie Juan Diego Puerta
foto di scena Patrizia Giancotti
Gli abiti di Caterina Murino sono di Dolce & Gabbana
regia e drammaturgia
Emanuela Giordano
“ Al braccio del marito, felice mortale, dona Flor sorride affabile: ah quella mania di Vadinho di accompagnarla per strada toccandole i seni, svolazzandole intorno come se fosse la brezza del mattino. Di un mattino lavato di domenica, in cui passeggia Dona Flor, lieta della sua vita, soddisfatta dei suoi due amori … “
Jorge Amado
Dona Flor, come molti sanno, è una dolce e pudica creatura bahiana che convola in prime nozze con un adorabile mascalzone, giocatore e sciupafemmine. Alla morte del primo marito, dopo un anno di sofferta vedovanza, si risposa con un affettuoso, devoto e morigerato farmacista.
Dona Flor scopre, nell’incanto di un luogo dove l’impossibile si palesa e si colora, che il desiderio può compiere prodigi inaspettati.
Grande maestra di cucina, Dona Flor, natura onesta e schiva, scopre che il suo appetito d’amore non si può saziare con un solo marito, ce ne vogliono due.
Per un idillio perfetto occorre mettere insieme il meglio di entrambi: onestà e premure da una parte, fantasia ed erotismo dall’altra, o come suggerirebbe James Hilman l’animo saturnino e quello mercuriale.
Lo spiritello vivace del primo amore si intrufolerà nel letto del secondo legittimo marito, regalando a Dona Flor l’illusione di una pienezza altrimenti irraggiungibile.
Il capolavoro di Amado è un affresco corale, sprigiona incandescente ilarità e poesia visionaria. Non è traducibile per intero sulla scena, tanti sono i personaggi che si affollano nelle case, per i vicoli poveri del Pelorinho, quartiere popolare di Bahia, dove la vita si consuma tra la gente.
La nostra trasposizione teatrale, fedele, crediamo, allo spirito dell’autore, affida a Dona Rosilda, madre di Dona Flor il ruolo della “ regina della notte” , provocatrice sfacciata e irriverente ( e fortemente comica ), archetipo della scalatrice sociale, alle tre amiche di Dona Flor il compito di coro “ narrante”: è il paese, il vicolo, il quartiere, voci, consigli, chiacchiere, dicerie, calunnie, illazioni, riti magici, cordogli ed esultanze.
Seguiremo le vicende della protagonista contrappuntate da alcune sue ( famose ) ricette di cucina bahiana , empatiche alchimie di umori altalenanti.
Metteremo in scena il suo candore, la sua sprovveduta predisposizione all’amore senza calcolo, fino alla maturazione che, dopo la vedovanza e il secondo matrimonio, le consente di accettare uno spregiudicato e imprevedibile ménage a trois, raggiungendo l’ appagamento e la completezza che tutti noi sicuramente abbiamo sempre sognato.
In scena sette attori, per raccontare un’esilarante e struggente metafora dei nostri più segreti desideri.
Emanuela Giordano