/ Archivio stagione 2016/2017

Faust

Emilia Romagna Teatro Fondazione / China National Peking Opera Company

Faust
una ricerca sul linguaggio dell’Opera di Pechino

di Li Meini

basato sul dramma “Faust: prima parte” di Johann Wolfgang Goethe
traduzione Fabrizio Massini

progetto e regia di Anna Peschke

consulente artistico Xu Mengke
musiche originali composte da Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani, Chen Xiaoman

con

Liu Dake nel ruolo di Faust
Xu Mengke nel ruolo di Mefistofele
Zhao Huihui nel ruolo di Valentino
Zhang Jiachun nel ruolo di Margherita

musicisti
Fu ChaYina (yueqin),
Vincenzo Core (chitarra elettrica ed elaborazione elettronica),
Wang Jihui (jinghu),
Niu LuLu (gong),
Laura Mancini (percussioni),
Giacomo Piermatti (contrabbasso),
Wang Xi (bangu)

Si ringrazia per la collaborazione l’Istituto Confucio

Spettacolo in lingua cinese, con sovratitoli in italiano

Frutto di un lungo lavoro di preparazione, ha debuttato a ottobre 2015, nell’ambito di VIE Festival, Faust, un’importante sfida produttiva fortemente voluta da ERT e realizzata grazie alla fiducia, al sostegno e all’entusiasmo della Compagnia Nazionale dell’Opera di Pechino.

Affidato alla giovane regista tedesca Anna Peschke, lo spettacolo vede in scena un gruppo di altrettanto giovani interpreti cinesi accompagnati da un ensemble musicale composto da musicisti italiani e cinesi, che eseguono un repertorio musicale originale composto da Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani e Chen Xiaoman.

Con questo lavoro Anna Peschke si propone di cercare un possibile nuovo linguaggio fra Oriente e Occidente. Una sfida ambiziosa che si declina in diversi aspetti, dall’avvio di un fertile rapporto con la China National Peking Opera Company, fino all’indagine gestuale e musicale del linguaggio scenico orientale.

Anna Peschke, è al suo secondo lavoro basato sullo studio del linguaggio dell’Opera di Pechino dopo un Woyzeck, presentato a Pechino e a Francoforte.

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Sull’Opera di Pechino e la realizzazione di Faust
di Anna Peschke

Le origini del Jīngjù (termine cinese che indica l’opera di Pechino) risalgono alla dinastia Tang (618-907 d.C.) benché la «nascita del Jīngjù» venga collocata nel 1790, anno in cui numerose compagnie provenienti dalla Cina meridionale si radunarono a Pechino in occasione del compleanno dell’Imperatore. Queste compagnie continuarono a collaborare per i sei decenni successivi, portando così alla creazione di ciò che ora è conosciuto come Jīngjù. Questa famosa arte performativa non solo combina canto e recitazione come avviene nell’opera occidentale ma comprende anche danza, arti acrobatiche e marziali in uno stile affascinante. Per questo motivo l’UNESCO ha incluso lo Jīngjù nella lista del “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.

Oltre alla forza della musica e del canto, il Jīngjù possiede un tipo molto sofisticato di performance fisica: gli attori sono capaci di esprimere emozioni, situazioni (per esempio una notte buia) o ambientazioni (l’interno di una casa, su un fiume ecc.) attraverso i gesti, la danza o il mimo. Quali sono i gesti e i movimenti capaci di oltrepassare i confini culturali ed essere così compresi dal pubblico europeo? Come regista, in passato ho fatto diverse esperienze con il Jīngjù. Quando l’attore Wang Lu interpretò sotto la mia direzione tutti i ruoli in un Woyzeck del 2012, un giornalista di Francoforte scrisse: «È stato stupefacente osservare come la maggior parte dei codici e delle convenzioni – nonostante la distanza culturale – siano in realtà comprensibili».

Questa volta il mio obiettivo è di indurre il pubblico italiano a unirsi a me nel misterioso universo Jīngjù, in una forma nuova e contemporanea in cui, nel contesto del Faust di Goethe, si mescolano anche il mio background teatrale europeo e le composizioni italiane.

Il punto di partenza del lavoro è il capolavoro di Goethe Faust. Parte prima della tragedia, dal quale la drammaturga Li Meini ha tratto un nuovo dramma in mandarino poetico secondo il canone Jīngjù. Protagonisti di questa vicenda sono Faust e Mefistofele, affiancati da Margherita e da suo fratello Valentino. Faust è interpretato da Liu Dake, in origine attore Jìng, mentre a incarnare Mefistofele è Wang Lu, in origine attore Shēng. I ruoli che figurano nell’opera di Pechino sono determinati da un rigido schema di non più di quattro personaggi: accanto a Sh ng (il ruolo maschile) vi sono Dàn (il ruolo femminile), Jìng (ruolo maschile con il viso dipinto) e Chŏu (il clown).

Il sistema dei ruoli può essere paragonato a quello della Commedia dell’arte. Solitamente gli attori non cambiano mai la propria categoria di personaggio. In questa produzione, invece, è stata messa da parte questa regola fondamentale: Faust è inizialmente un nobile Shēng ma quando, con avidità ed egoismo, lascia dietro di lui una scia di distruzione, rivela via via la sua vera natura: un selvaggio Jìng. La figura del Jìng è solitamente quella di un personaggio energico, dalla voce potente, il trucco forte e le movenze molto ampie. Mefistofele lascia tracce sul viso di Faust – segni demoniaci, come sfregi della sua avidità e della sua brama di vita. Il personaggio di Mefistofele supera a sua volta i tradizionali confini del ruolo, mostrando aspetti di diverse personalità: un gentiluomo, un demone, un imbroglione e un guerriero.

Questa nuova forma e questa estetica orientale possono mostrare un’opera celebre come Faust, in un nuovo contesto e offrire nuove prospettive su una storia senza tempo. Inoltre questa produzione segna un passo in avanti verso una forma contemporanea di Jīngjù, che si apre a moderne influenze e a tematiche del nostro tempo. Il personaggio di Faust simboleggia l’archetipo dell’uomo contemporaneo che in nome del proprio piacere e per avidità, sottomette e sfrutta la natura e le persone, noncurante della miseria e della distruzione che genera. Mefistofele induce Faust in tentazione con seducenti promesse di gioventù, amore e piaceri – ma Faust sceglie in piena consapevolezza e responsabilità. E noi, siamo in grado di assumerci la nostra responsabilità nei confronti del mondo, degli altri esseri umani e dell’ambiente?

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Anna Peschke.

Alla fine del 2009 conclude i suoi studi di Scienze Teatrali Applicate a Gießen (Germania) con il massimo dei voti. Da allora lavora in Europa e in Asia come regista per progetti di teatro indipendente che attraversano i confini tradizionali dei generi, trovando nuove forme nelle intersezioni di teatro, installazioni, arte visiva e concerto scenico. Dal 2012 opera anche nell’ambito dell’opera cinese, in particolare del genere jīngjù. Nel 2015 ha vinto il “Premio per il teatro e la danza della città di Stoccarda e della provincia di Baden-Württemberg“, che si aggiunge al “Berlin Award of Opera“ ottenuto nel 2011.

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Una panoramica delle scene

Prologo. Mefistofele scommette con Dio sull’anima di Faust.

Il vecchio Faust è insoddisfatto della vita e vorrebbe avvelenarsi per porre fine alla sua frustrazione. Alcuni ricordi positivi dell’infanzia lo trattengono.

Appare Mefistofele che gli offre un contratto in cambio della sua anima. Per tentare Faust, Mefistofele gli mostra una bella giovane donna. Faust accetta il contratto e riceve da Mefistofele una pozione della giovinezza che lo trasforma in un giovane bello e forte.

Margherita sta lavando i panni al fiume.

Faust è affascinato da Margherita e vuole attirare la sua attenzione schizzando dell’acqua davanti a lei, ma il suo tentativo fallisce. Mefistofele, con un incantesimo, fa in modo che Margherita cada nelle braccia di Faust che tenta di sedurla, ma lei fugge. Poiché Faust la desidera disperatamente, Mefistofele escogita un inganno: nasconderanno, per Margherita, una collana magica che ha il potere farla innamorare.

Valentino, fratello di Margherita, rientra a casa. Avverte qualcosa di strano in sua sorella e se ne va dopo poco per una bevuta.

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Margherita trova la collana, non si trattiene dal prenderla e, dopo averla indossata, si innamora. All’arrivo di Faust nella casa di Margherita, i due si avvicinano. Faust dà a Margherita un sonnifero per la madre e la giovane donna si allontana per somministrarglielo. Nel frattempo giunge Mefistofele che dà consigli Faust su come abbracciare la ragazza. Faust e Margherita si avvicinano ancora di più e Faust la conduce in camera da letto. Valentino, rientrando, li coglie in flagrante e vuole di uccidere Faust. Con l’aiuto di Mefistofele, Faust ha la meglio su Valentino e lo uccide. In punto di morte Valentino maledice la sorella. Il sonnifero ha ucciso la madre. Margherita sente di essere incinta.

La malvagia influenza di Mefistofele sta lasciando le sue tracce su Faust sotto forma di segni sul suo viso.
Faust si sta sempre più trasformando ma, all’improvviso, ha una visione della povera Margherita. Mefistofele gli dice che si tratta solo di un’illusione e non della realtà.
Lo persuade a proseguire nei piaceri e nelle avventure. Faust segue il suo consiglio.

Margherita, ormai ai margini della società, vaga sola e disperata con il figlio appena nato. Ha una visione in cui delle persone la additano e la minacciano. La sua pazzia diventa sempre più profonda, vuole lavare il bimbo ma in effetti lo affoga. Quest’ultimo evento la fa scivolare inesorabilmente nella completa follia.

Faust la vede fuggire sconvolta ed è infuriato con Mefistofele. I due lottano ma Faust non ha alcuna possibilità di battere l’avversario. Mefistofele, tuttavia, gli concede di portarlo a visitare Margherita, che è stata condannata per infanticidio, in prigione.

Arrivato alla prigione, Faust non viene riconosciuto da Margherita che lo scambia per il carnefice. Anche quando infine si rende conto di chi è davvero, si rifiuta di fuggire con lui avendo l’illusione di vedere le sue mani macchiate dal sangue del fratello.
Decide dunque di accettare la punizione e di morire il giorno successivo. Faust, disperato, si ritrova solo con il suo dolore.

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Le musiche originali: un incontro tra Oriente e Occidente

di Luigi Ceccarelli e Alessandro Cipriani

In questa versione del Faust viene posto in essere un incontro fra musica composta da un autore cinese su modalità melodiche tradizionali (per 4 voci, jinghu, yueqin e percussioni cinesi) e musica composta da due autori italiani (per contrabbasso, percussioni, chitarra elettrica ed elaborazione elettronica). 

In un certo senso i tre strumenti cinesi rappresentano l’essenza degli organici ben più vasti che si riscontrano nelle performance dell’opera tradizionale cinese: uno strumento ad arco, uno strumento a corda e le percussioni.

Allo stesso modo la nostra scelta dell’organico si è indirizzata su tre tipologie di strumenti tra i più rappresentativi della musica contemporanea.

Confrontarsi con una tradizione secolare come quella dell’opera cinese per due autori europei riserva molte sorprese. Ad esempio considerare la musica pentatonica come una musica semplice si rivela un giudizio superficiale. Tramite il lavoro in comune, infatti, si arriva a capire quanto invece questa musica possa avere mille risvolti di complessità attraverso variazioni ritmiche inaspettate e soprattutto quanto la grande coerenza di questo aspetto ritmico in relazione al movimento e al fraseggio degli attori sia indissolubile.

Ci siamo dunque posti di fronte a questo mondo così organico fra testo, teatro, movimento e musica creando un secondo strato sonoro, parallelo ma completamente integrato, laddove l’espansione timbrica degli strumenti cinesi e di quelli occidentali ne coglie elementi comuni, come se gli uni avessero davvero bisogno degli altri per evolversi verso lidi nuovi.

Anche le parti elettroniche sono rielaborazioni di suoni provenienti dagli strumenti stessi, sia cinesi, sia europei. In questo senso l’elettronica rappresenta quasi una lente d’ingrandimento con cui ascoltarli in modo diverso e diventare al contempo un ponte fra le culture. 

Mediante la tecnologia elettronica gli strumenti e le voci vengono anche posti in uno spazio sonoro multidimensionale, un ambiente che si evolve con la drammaturgia e diventa esso stesso lo spazio acustico del racconto.

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China National Peking Opera Company

Fondata nel gennaio 1955, la China National Peking Opera Company (CNPOC) è una delle compagnie più importanti di arti performative, che opera sotto la supervisione del Ministero della Cultura della Repubblica Popolare Cinese. Il primo presidente del teatro dell’Opera di Pechino è il maestro Mei Lanfang, l’attuale presidente e vice segretario della China National Peking Opera Company è Zhang Kaihua. Il teatro comprende vari spazi: Gruppo Uno, Gruppo Due, Gruppo Tre, Stage Art Center, il Mei Lanfang Grand Theatre il People’s Theatre.

Fin dalla sua nascita, la compagnia ha avuto un gran numero di interpreti di importanza rilevante e drammaturghi, registi, compositori ecc., che hanno contribuito a mantenere alta la reputazione della compagnia a livello nazionale e mondiale.

Durante 60 anni di attività, la compagnia ha ospitato, composto e messo in scena oltre 500 programmi di carattere storico tradizionale di eccellenza, nuovi programmi di carattere storico e di Opera di Pechino moderna con diversi temi e generi. Fondamentalmente è caratterizzata da uno spirito di innovazione che ben si sposa con la capacità di assorbire, prendere in prestito e dare forma a personaggi; delinea uno stile artistico rigoroso dal profondo contenuto ideologico, un palcoscenico attuale, diverse scuole e programmi ben definiti.

Nell’arco di anni di creazione artistica, e di riconoscimenti nazionali e internazionali, la compagnia ha all’attivo oltre 50 opere e più di 200 persone del teatro sono state insignite dei premi più diversi. Negli ultimi anni, la China National Peking Opera Company ha sempre figurato tra i candidati a importanti premi nazionali come il “Wenhua Award”, il “Five One Project Award”, il “China Peking Opera Festival Gold Award”, il “National Fine Stage Arts Project”, il “Mei Lanfang Gold Award”, il “Plum Blossom Award” e altri ancora.

La China National Peking Opera Company gioca un ruolo importante negli scambi culturali internazionali inviando costantemente gruppi di artisti sui palcoscenici tutto il mondo. Con un’ottima reputazione a livello internazionale, tali gruppi hanno visitato più di 50 paesi e regioni nei 5 continenti, dando un forte contributo alla promozione degli scambi culturali così come all’amicizia tra la popolazione cinese e quella del resto del mondo.