/ Archivio stagione 2010/2011

GAP – Gioco d’Azzardo Patologico

rovinarsi è un gioco

di e con Stefano Ledda
Teatro del Segno

Lo spettacolo nasce dall’intenzione di mettere una lente di ingrandimento sul fenomeno del gioco d’azzardo tecnologico, mostrando come, il passatempo innocuo del videopoker” diventa dipendenza patologica “sulla pelle della percentuale difettosa.”.

Quella che va sulla scena e una storia, la storia di un giocatore, di un simbolo forse, ma una storia reale con nomi, mogli, posti di lavoro, figli, amicizie.

Così prende corpo lo spettacolo, che usa una scena scarna, fatta di segni brevi essenziali, segni che non lusingano la poesia, ma si impongono come reali e freddi snodi di una storia-vita che nella scena racconta la claustrofobia ciclica della dipendenza.

Note di regia

Esploso, questo è quello che diceva l’intervista sul giornale. “Ad un certo punto sono esploso e tutto non era più dove l’avevo lasciato. ”

Esploso. Credo che sia proprio questo il modo per raccontare la storia di un giocatore compulsivo di videopoker.

Esplodendone gli episodi, casino online le bugie, le emozioni, gli oltraggi subiti, non tanto, da parte della dea bendata, che sicuramente non abita tra i microchip di una “poker machines” e che comunque la dentro non potrebbe nulla. Ma dal biasimo di chi cerca, o fa finta di non vederlo giocare, perché è troppo stupido, e dunque fatti suoi.

Questa esplosione avviene in una scena povera, adatta a contenere una storia frammentata e frammentaria, nella quale brandelli di giornate si inseguono ciclici in una ripetizione ossessiva inarrestabile, fatta di omissioni, bugie, compromessi, prestiti, abbandoni, violenza.

Una storia dove i dati di una realtà allarmante, sono riservati ad una razionalità separata, come le parole complicate di una conferenza scientifica, che resta composta, astratta dal caos di una quotidianità ferita dell’umiliazione della dipendenza.

“Ed è umiliante perché ti rendi conto di sbagliare, ma non riesci, non puoi fermarti. Lo sai! E ti senti stupido.

Ti senti colpevole, ti vergogni, ma hai perso la capacità di decidere, la forza di scegliere.”.

Una storia che non è lontana dal nostro caffè la mattina già alle otto e mezzo,

mentre facciamo colazione e il pusher di illusioni e di oblio ha già aperto la cassa, e sull’adsl targata terzo millennio, registra i suoi incassi, legali questa volta, che contribuiranno e rendere meno salate le lacrime e meno rosso il sangue da versare per la prossima finanziaria.

Stafano Ledda