Archivio stagione 2014/2015
Giù la Maschera! Si apre il sipario sull’ “Enrico IV” di Luigi Pirandello con la regia di Franco Branciaroli, protagonista sulla scena
CeDAC
La Grande Prosa al Teatro Massimo
CAGLIARI / Stagione 2014/2015
GIU’ LA MASCHERA!
CTB Teatro Stabile di Brescia / Teatro de Gli Incamminati
Enrico IV
di Luigi Pirandello
CAGLIARI / Teatro Massimo
da mercoledì 14 a domenica 18 gennaio 2015*
mercoledì 14 gennaio ore 20.30 – turno A
giovedì 15 gennaio ore 16.30 – turno P
giovedì 15 gennaio ore 20.30 – turno B
venerdì 16 gennaio ore 20.30 – turno C
sabato 17 gennaio ore 20.30 – turno D
domenica 18 gennaio ore 19.00 – turno E
*ingresso in sala entro cinque minuti prima dell’inizio dello spettacolo
SCHERMI e SIPARI – La Grande Prosa al Cinema Odissea
lunedì 12 gennaio alle 17 e domenica 18 gennaio alle 11 al Cinema Odissea di Cagliari si proietta il film “Enrico IV” di Marco Bellocchio con Marcello Mastroianni (ingresso 4 euro)
OLTRE LA SCENA – incontro con gli artisti:
Franco Branciaroli e la compagnia dell’ “Enrico IV” incontreranno il pubblico venerdì 16 gennaio alle 17.30 al Cinema Odissea di Cagliari – coordinerà Nicola Fano INGRESSO LIBERO
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in tournée:
SASSARI / Nuovo Teatro Comunale
lunedì 19 e martedì 20 gennaio ore 21 – turni A e B
Si apre il sipario sull’ “Enrico IV” di Luigi Pirandello, nell’intrigante allestimento firmato da Franco Branciaroli, protagonista sulla scena nel ruolo affascinante e ambiguo – ai confini tra ragione e follia – di un uomo prigioniero del passato, a causa di un tragico incidente, o meglio di una beffa crudele, tanto da identificarsi con la figura dell’imperatore tedesco e circondarsi di una strana corte di guitti e servitori, finché uno strano esperimento lo costringe a fare i conti con la verità.
La pièce – in cartellone da mercoledì 14 gennaio fino a domenica 18 gennaio 2015 al Teatro Massimo di Cagliari (da mercoledì a sabato (turni A, B, C, D) alle 20.30 e domenica alle 19 (turno E), e giovedì alle 16.30 anche la recita pomeridiana del turno P) per la stagione 2014-15 de La Grande Prosa al Teatro Massimo; e poi in tournée nell’Isola, sempre sotto le insegne del CeDAC lunedì 19 e martedì 20 gennaio alle 21 al Nuovo Teatro Comunale di Sassari per la Stagione 2014-15 nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo – indaga il mistero della mente umana facendo rivivere il passato in un intrigante gioco di specchi che mette a nudo ipocrisie e invidie, sopite passioni e i segni dell’inesorabile scorrere dei giorni. Nel cast dello spettacolo (produzione CTB Teatro Stabile di Brescia / Teatro de Gli Incamminati) – accanto a Franco Branciaroli – Melania Giglio, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti, Valentina Violo, Tommaso Cardarelli e Daniele Griggio; scene e costumi sono di Margherita Palli e il disegno luci di Gigi Saccomandi.
INCONTRO CON GLI ARTISTI: Franco Branciaroli e la compagnia dell’ “Enrico IV” – insieme al giornalista e storico del teatro Nicola Fano – incontreranno il pubblico venerdì 16 gennaio alle 17.30 al Cinema Odissea di viale Trieste 84 a Cagliari per un nuovo appuntamento con la rassegna “Oltre la Scena/ gli attori raccontano”– INGRESSO LIBERO
SCHERMI e SIPARI: Per il ciclo di visioni “Schermi e Sipari/ La Grande Prosa al Cinema Odissea” lunedì 12 gennaio alle 17 e domenica 18 gennaio alle 11 al Cinema Odissea di Cagliari si proietta l’“Enrico IV” di Marco Bellocchio con Marcello Mastroianni (ingresso 4 euro)
COMUNICATO del 12.01.2015
Viaggio nei labirinti della mente, ai confini tra normalità e follia, con il raffinato gioco metateatrale dell’ “Enrico IV” di Luigi Pirandello, che debutta nell’Isola – dal 14 al 18 gennaio al Teatro Massimo di Cagliari e il 19 e il 20 gennaio al Nuovo Teatro Comunale di Sassari – nell’interessante mise en scène del CTB Teatro Stabile di Brescia / Teatro de Gli Incamminati per la regia di Franco Branciaroli, protagonista sulla scena nel ruolo dell’aristocratico imprigionato, per una crudele beffa del destino, nel tempo sospeso di un immaginario Medioevo, dietro la maschera dell’imperatore tedesco umiliato a Canossa, con una corte di servitori e guitti. Una caduta da cavallo, durante una festa in costume, ha fermato la sua vita in un istante di gioventù, ed egli, perduta la sua identità ha assunto quella del personaggio, Enrico IV, di cui vestiva i panni e che si era preparato a interpretare: la finzione è diventata realtà, per lui e per quanti, assecondando la sua pazzia, assumono di volta in volta le altre parti di una commedia che, pur segretamente rinsavito, egli continua a recitare.
L’inganno sfugge all’analisi dei medici, come allo sguardo affettuoso dei parenti, finché la verità vien messa a nudo durante un’inattesa visita, una sorta di esperimento scientifico per risvegliare la sua memoria con uno shock: l’idea dello psichiatra (ignaro della guarigione) è che egli, ritrovandosi davanti un altro se stesso, quale era al tempo dell’incidente, e una fanciulla identica alla donna di cui era innamorato, copie in carne ed ossa dei due dipinti realizzati in occasione della fatale cavalcata, e dunque nei panni di Enrico IV e Matilde di Canossa, possa finalmente ritrovare la ragione. La visione di colei che aveva amato, e dell’antico rivale, più ancora che il miraggio della giovane, così somigliante alla madre da parer lei com’era allora, riaprono l’antica ferita di un tradimento e acutizzano l’amara consapevolezza degli anni trascorsi invano, il rimpianto per quella giovinezza e quell’ipotesi di felicità subdolamente sottrattegli dalla sorte, e dal trauma della caduta.
Le passioni sopite riaffiorano d’improvviso, e davvero è come se il tempo fosse ritornato indietro, e la festa in maschera riprendesse dal punto in cui s’era così drammaticamente interrotta, ma è troppo tardi: la terapia d’urto suggerita dal medico avrà esiti imprevedibili, così come quell’antico scherzo, che avrebbe dovuto procurare semmai l’umiliazione dello stravagante giovane vestito da imperatore, e invece pur senza ucciderlo ne aveva decretato la fine agli occhi del mondo, rinchiudendolo dietro il muro invalicabile di una strana mania. L’ironia del duplice inganno, da un lato coloro che indossano abiti di antichi personaggi storici con l’intento di assecondare la follia del loro involontario ospite, il quale a sua volta si finge quello che per lungo tempo aveva creduto di essere, Enrico IV, ovvero un pazzo, dall’altra appunto il protagonista con il suo seguito, pronti a recitare la loro parte, si volge d’un tratto in tragedia. Il tempo perduto non ritornerà mai più, lo specchio non mente; i capelli ormai striati di bianco e il volti invecchiati, i corpi mutati, a fronte delle invidiabili forme della giovinezza, sottolineano l’immensità di un baratro che non potrà più essere colmato tra quanti fuori hanno volenti o nolenti proseguito la loro esistenza e chi, senza saperlo, né desiderarlo, per colpa della malattia, ha rinunciato alla propria.
Il finale regala prima dell’ultimo coup de théâtre la rivelazione, amara, della verità dietro la maschera: «Preferii restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia […] questo che è per me la caricatura, evidente e volontaria, di quest’altra mascherata, continua, d’ogni minuto, di cui siamo i pagliacci involontarii quando senza saperlo ci mascheriamo di ciò che ci par d’essere […] Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio, quieto! – Il guajo è per voi che la vivete agitatamente, senza saperla e senza vederla la vostra pazzia. […] La mia vita è questa! Non è la vostra! – La vostra, in cui siete invecchiati, io non l’ho vissuta!»
Una confessione che prelude alla domanda più acuta e insidiosa, sulla libertà: quei rigidi confini, quelle ferree regole che la società s’impone per governare i comportamenti umani, entro i limiti della logica e il portato di una civiltà millenaria, non valgono più per chi s’inoltri nei territori della follia; qui il libero arbitrio sfugge al controllo della morale, la non colpevolezza del pazzo è data dalla sua incapacità di riconoscere il bene e il male, egli sconta il duro prezzo della sua alienazione, ma in compenso vi è nel suo stato una sorta di primordiale innocenza.
L’ “Enrico IV” di Pirandello, con regia di Franco Branciaroli, sarà in cartellone da mercoledì 14 gennaio alle 20.30 fino a domenica 18 gennaio 2015 al Teatro Massimo di Cagliari (da mercoledì a sabato (turni A, B, C, D) alle 20.30 e domenica alle 19 (turno E), e giovedì alle 16.30 anche la recita pomeridiana del turno P) per la la stagione 2014-15 de La Grande Prosa al Teatro Massimo; e poi in tournée nell’Isola, sempre sotto le insegne del CeDAC lunedì 19 e martedì 20 gennaio alle 21 al Nuovo Teatro Comunale di Sassari per la Stagione 2014-15
Nel cast – accanto a Franco Branciaroli – spiccano i nomi di Melania Giglio, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti, Valentina Violo, Tommaso Cardarelli e Daniele Griggio, e ancora (in ordine di apparizione) Sebastiano Bottari, Andrea Carabelli, Pier Paolo D’Alessandro, Mattia Sartoni. Scenografie e costumi sono di Margherita Palli e il disegno luci di Gigi Saccomandi.
INCONTRO CON GLI ARTISTI: Franco Branciaroli e la compagnia dell’ “Enrico IV” – insieme al giornalista e storico del teatro Nicola Fano – incontreranno il pubblico venerdì 16 gennaio alle 17.30 al Cinema Odissea di viale Trieste 84 a Cagliari per un nuovo appuntamento con la rassegna “Oltre la Scena/ gli attori raccontano”– INGRESSO LIBERO
SCHERMI e SIPARI: Per il ciclo di visioni “Schermi e Sipari/ La Grande Prosa al Cinema Odissea” lunedì 12 gennaio alle 17 e domenica 18 gennaio alle 11 al Cinema Odissea di Cagliari si proietta l’“Enrico IV” di Marco Bellocchio con Marcello Mastroianni (ingresso 4 euro)
contatti: per l’Ufficio Stampa del CeDAC/ Sardegna:
Anna Brotzu – cell. 328.6923069 cedac.uffstampa@gmail.com
INFO & PREZZI
“Enrico IV” al Teatro Massimo di Cagliari
biglietti
biglietti serali
primo settore: intero € 32 – ridotto€ 25
secondo settore: intero € 27 – ridotto € 20
loggione: intero € 15 – ridotto € 10
biglietti pomeridiane
intero € 16 – ridotto € 12
La Biglietteria del Teatro Massimo di Cagliari (ingresso in via De Magistris) sarà aperta nei giorni di spettacolo – a partire dalle 17 e un’ora prima dell’inizio della recita pomeridiana.
Per informazioni e prenotazioni: – tel. +39 345.4894565 – biglietteria@cedacsardegna.it
info cedac@cedacsardegna.it – www.cedacsardegna.it
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“Enrico IV” al Nuovo Teatro Comunale di Sassari
Biglietti
Biglietti platea primi posti: intero €18 – ridotto €15
Biglietti platea secondi posti e galleria: intero €15 – ridotto €13
info: cell. 3391560328 – circuitoteatralesardo@gmail.com – www.cedacsardegna.it
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SCHEDA DELLO SPETTACOLO
CTB Teatro Stabile di Brescia / Teatro de Gli Incamminati
Enrico IV
di Luigi Pirandello
con Franco Branciaroli
Melania Giglio, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti,
Valentina Violo, Tommaso Cardarelli e Daniele Griggio
e con (in o.a.) Sebastiano Bottari, Andrea Carabelli, Pier Paolo D’Alessandro, Mattia Sartoni
scene e costumi Margherita Palli
luci Gigi Saccomandi
regia Franco Branciaroli
Lo spettacolo
Franco Branciaroli, dopo i recenti successi ottenuti con Servo di scena, Il Teatrante e Don Chisciotte, continua la sua indagine sui grandi personaggi del teatro portando sulla scena l’Enrico IV, dramma in 3 atti di Luigi Pirandello, scritto nel 1921 e rappresentato per la prima volta il 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano. Considerato il capolavoro teatrale di Pirandello insieme a Sei personaggi in cerca di autore, Enrico IV è uno studio sul significato della pazzia e sul tema caro all’autore del rapporto, complesso e alla fine inestricabile, tra personaggio e uomo, finzione e verità.
In una lettera che Pirandello scrive a Ruggero Ruggeri – uno degli attori più noti dell’epoca – il drammaturgo agrigentino dopo avergli raccontato la trama, conclude dicendogli che vede in lui il solo attore in grado d’interpretare e dare corpo e anima al ruolo del titolo. Scrive infatti: ”Circa vent’anni addietro, alcuni giovani signori e signore dell’aristocrazia pensarono di fare per loro diletto, in tempo di carnevale, una “cavalcata in costume” in una villa patrizia: ciascuno di quei signori s’era scelto un personaggio storico, re o principe, da figurare con la sua dama accanto, regina o principessa, sul cavallo bardato secondo i costumi dell’epoca. Uno di questi signori s’era scelto il personaggio di Enrico IV; e per rappresentarlo il meglio possibile, s’era dato la pena e il tormento d’uno studio intensissimo, minuzioso e preciso, che lo aveva per circa un mese ossessionato. (…) Senza falsa modestia, l’argomento mi pare degno di Lei e della potenza della Sua arte.”
Il personaggio di Enrico IV, del quale magistralmente non ci viene mai svelato il vero nome, quasi a fissarlo nella sua identità fittizia, è descritto minuziosamente da Pirandello. Enrico è vittima non solo della follia, prima vera poi cosciente, ma dell’impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non gli si confà più, stritolato nel modo di intendere la vita di chi gli sta intorno e sceglie quindi di ‘interpretare’ ruolo fisso del pazzo.
Durata: 2 ore – più intervallo
L’autore
Luigi Pirandello (Girgenti, od. Agrigento, 1867 – Roma 1936), apprezzato autore di romanzi e novelle, rivoluzionò il teatro del Novecento, divenendo uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi. Pur prendendo le mosse dal verismo di scuola siciliana, nella sua opera si delinea una visione angosciosamente relativistica della vita e del mondo, che precorre temi definitivamente moderni. Fu il teatro, però, a diffondere ovunque la sua fama: dalla commedia borghese degli esordi, nella cosiddetta seconda maniera il dramma dell’essere e del parere lievita in simbolo e allegoria dell’esistenza.
IL PROGETTO
Franco Branciaroli, dopo i recenti successi ottenuti con Servo di scena, Il Teatrante e Don Chisciotte, continua la sua indagine sui grandi personaggi del teatro portando sulla scena Enrico IV.
Questo capolavoro pirandelliano (1922, ma potrebbe essere stato scritto oggi) parla di un uomo del nostro tempo il quale, a seguito di una tragica caduta da cavallo durante una festa in maschera, impazzisce identificandosi con il personaggio di cui portava il costume e la maschera – Enrico IV, appunto. Passati gli anni, attorniato dalla servitù di casa che egli stesso obbliga a travestirsi per simulare la vita del XII secolo, d’improvviso rinsavisce; scopre che la donna che ha sempre amato, Matilde, ha sposato il suo rivale in amore, Belcredi, e decide di sprofondare per sempre nella pazzia, unica possibilità rimastagli per poter vivere. Enrico IV, del quale magistralmente non ci viene mai svelato il vero nome, quasi a fissarlo nella sua identità fittizia, è vittima non solo della follia, ma dell’impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non gli si confà più. Stritolato nel modo di intendere la vita di chi gli sta intorno, sceglie quindi di ‘interpretare’ il ruolo fisso del pazzo.
La scelta del più grande personaggio di tutto il teatro pirandelliano, ha la sua origine nel lavoro che Franco Branciaroli sta svolgendo da diversi anni sulla natura del Personaggio Teatrale. Dopo le vicende di Don Chisciotte e Sancio incarnate da Gassman e Bene (Don Chisciotte), quelle del grande attore shakespeariano alle prese con i disastri esteriori e interiori della guerra (Servo di scena) e dopo l’esilarante ritratto del bizzoso attore condannato a recitare nelle osterie (Il teatrante), è adesso la volta di un uomo impossibilitato a vivere la vita presente, che si rifugia nel Teatro trovando in esso – e non nella vita – il proprio volto definitivo. È questa l’ultima grande figura scelta da Branciaroli per la sua indagine sul rapporto – che è il fondamento del Teatro stesso – tra attore e personaggio.
Con EnricoIV questo percorso si chiude con l’interrogativo finale, che ne riassume perfettamente il senso: può l’arte sostituirsi alla vita? La risposta di Pirandello è la cifra di tutta la sua opera: sì, pur essendo l’opposto della vita l’arte si può sostituire ad essa poiché senza l’artificio (la maschera) la vita stessa non potrebbe essere vissuta.
Il nostro protagonista non ha un nome ‘borghese’: Enrico IV è il solo nome con il quale lo conosciamo, perché la sua vita “fuori dalla finzione” è stata divorata dalla follia (prima vera poi cosciente) che lo esclude dallo scorrere del tempo. La vita, nel suo continuo assumere e dismettere le forme nelle quali si presenta il mondo, consuma queste forme, che sono la somma delle idee ricevute, del buon senso e della morale borghese, così che ciascuno di noi cambia continuamente maschera. Non è così per l’arte, che si esprime in forme definitive, insensibili allo scorrere della vita. L’Arte, crea forme più potenti e definitive di quelle prodotte dalla vita, si serve della disperazione di chi non ha più un posto nel mondo per trionfare, crudele e dispotica.
Queste riflessioni, cui Pirandello c’invita, non sono passate di moda. Le forme che assumiamo per vivere ci aiutano spesso a evitare la questione centrale dell’esistenza: questo corpo, queste mani, questa faccia – sono io? Che cos’è questo “io”, che promette di liberarci definitivamente da ogni finzione? Accettando per sempre la recita, il protagonista assume come definitiva la maschera dell’arte, che ferma, cristallizza per sempre un personaggio, la sua fisionomia, le sue parole, il suo volto, il suo carattere. Alla domanda tu chi sei?, quest’uomo potrà rispondere con una menzogna che ha il sapore tragico della verità: io sono Enrico IV.
La scelta di Enrico di sprofondare per sempre nella follia è più vicina a ciascuno di noi di quanto non si pensi. Cerchiamo continuamente di difenderci dal flusso incessante e dalla scandalosa novità della vita dandoci un atteggiamento, assumendo un ruolo, congelando il mutamento in forme risapute e rassicuranti. Ma se una caduta originaria ci gettò in questa recita che ci tiene perennemente lontani da noi stessi, sarà un crimine – figlio di quella stessa recita – a sancire la nostra definitiva estraneità dalla vita, quella che in altri tempi fu chiamata inferno.
Angelo Pastore / Direttore Centro Teatrale Bresciano
Luca Doninelli / direttore artistico del Teatro de Gli Incamminati