A un passo dalle elezioni, la placida vittoria di Valerio Corti – uomo forte dei Conservatori – è minata da una vera e propria epidemia di donne, di donne ammazzate a casa, dai mariti, dagli amanti, dagli ex fidanzati, donne fatte a pezzi da compagni devoti. Ma il candidato premier non intende occuparsene, perché le donne sono sempre morte, perché le donne per bene, normali, le madri di famiglia, le fidanzate discrete non corrono rischi. Oltre ogni strategia politica però pare che la strada della sua incoronazione a presidente del consiglio sia lastricata di sangue, con l’opinione pubblica che chiede conto e le poche voci delle attiviste che gridano al massacro. Ma c’è davvero un’epidemia di donne? C’è davvero un problema? E che cosa succede quando la politica, un’intera classe politica, uno Stato, il problema non sono in grado di risolverlo? Con I mangiafemmine Giulio Cavalli firma la sua opera più radicale e provocatoria, con lo stile riconoscibile di un narratore raffinato che non ha paura di raccontare un mondo che già c’è. DF è ora più che mai lo specchio oscuro di una società in cui non vorremmo mai guardarci.
Just a step away from the elections, the placid victory of Valerio Corti – a strong man of the Conservatives – is undermined by a real epidemic of women, women killed at home, by husbands, lovers, ex-boyfriends, women torn to pieces by devoted comrades. But the prime minister candidate does not intend to deal with it, because women are always dead, because decent, normal women, mothers of families, discreet girlfriends do not take risks. Beyond any political strategy, however, it seems that the road to his coronation as President of the Council is paved with blood, with public opinion calling for account and the few voices of the activists crying out for massacre. But is there really an epidemic of women? Is there really a problem? And what happens when politics, a whole political class, a state, the problem cannot solve it? With The Female Eaters Giulio Cavalli signed his most radical and provocative work, with the recognizable style of a refined narrator who is not afraid to tell a world that already exists. DF is now more than ever the dark mirror of a society in which we would never want to look.