da Fëdor Michailovič Dostoevskij
con
Valentina Banci, Francesco Borchi, Daniel Dwerryhouse, Corrado Giannetti, Elisa Cecilia Langone,Mauro Malinverno, Fabio Mascagni, Paolo Meloni, Silvia Piovan, Cesare Saliu, Mariagrazia Sughi, Luigi Tontoranelli
regia di Guido De Monticelli
Teatro Stabile della Sardegna – Teatro Metastasio di Prato
L’inferno è la sofferenza di non poter più amare
PADRE ZOSIMA ne I fratelli Karamazov
Un manipolo di bambini scorrazza per le pagine dei Fratelli Karamazov. Sono lo specchio di un’innocenza spesso oltraggiata e violata, che farà dire a Ivan Karamzov al fratello Alëša: «…se le sofferenze dei bambini servissero a raggiungere la somma delle sofferenze necessarie alla conquista della verità, allora io dichiaro che tutta la verità non vale quel prezzo».
I fratelli Karamazov sono un grande palcoscenico dove il tema del male si dibatte e viene dibattuto in tutte le sue varianti, in una “orchestrazione polifonica” – secondo la definizione di Bachtin – che mette a nudo e dispiega una pluralità di concezioni etiche, filosofiche sociali e politiche.
Sullo sfondo la figura luminosa di padre Zosima, presso il cui monastero il giovane Alëša fa il suo noviziato. Ma Alëša viene mandato nel mondo dal suo padre spirituale, lontano dalla dolcezza del maestro, dove c’è più bisogno di lui, là dove si consuma un’azione divorante e torbida in cui sono implicati i fratelli e il padre e una miriade di altre creature intrappolate nell’eterna lotta tra il bene e il male: è un lacerante viaggio nell’“umano” nel quale la conoscenza che il giovane, dotato di amore evangelico, fa dei fratelli – Dmitrij, assatanato dall’eros come il padre, ma anche capace anche di grande nobiltà, e Ivan, preda di una libido della ragione che lo porta a farsi negatore di Dio – si fa frutto amaro e insieme dolcissimo di rinnovamento spirituale.
Ivan vuole restituire a Dio il biglietto per quel paradiso che costi la sofferenza anche a un solo bambino.
Ma in Alëša, che eredita la parola di padre Zosima, si incarna il sogno di Dostoevskij, e il presagio che il regno di Cristo si instaurerà sulla terra e non in un ipotetico aldilà perché l’amore universale vincerà il dolore e la morte e la terra tornerà come alle origini.
Guido De Monticelli