o come Darwin ci caccio’ dall’Eden
uno spettacolo di Angelo Savelli
liberamente ispirato agli scritti di Mark Twain e Charles Darwin
Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi
Teatro Stabile di Innovazione di Firenze
con
Lucia Poli
e con
Stefano Gragnani e Simone Faucci
scene e costumi di Mirco Rocchi
musiche di Jean Pierre Neel
luci di Alfredo Piras
foto di scena di Alessandro Botticelli
regia
Angelo Savelli
DA DARWIN A MARK TWAIN
Nel 1859 Charles Darwin pubblica “L’evoluzione delle specie”. Lo fa dopo alcuni anni di incertezze e reticenze ben immaginando il putiferio che avrebbe scatenato con questa sua rivoluzionaria tesi scientifica che fa discendere l’uomo dalla scimmia attraverso la selezione naturale. La stessa ventennale prudenza aveva avuto Copernico prima di mettere nero su bianco che era la terra a girare intorno al sole e non viceversa. E quella di Darwin era la seconda sonora batosta data dalla scienza all’imperitura presunzione egocentrica dell’uomo.
Chissà come la prese Emma, la devota moglie di Darwin, che proprio non arrivava a capire le idee dell’amato consorte. La poetessa Carol Ann Duffy ce ne da un folgorante ritratto umoristico quando gli fa liquidare il marito in tre righe: “Siamo andati allo zoo e gli ho detto: c’è qualcosa in quello scimmione che mi fa pensare a te!”. E intanto continua a curare il loro lussureggiante giardino dietro la casa di Down nel Kent, dove crescevano e si mescolavano ogni specie di piante e d’uccelli, insetti e altri tipi d’animali; Eden “domestico” che secondo alcuni fu la vera fonte d’ispirazione del grande biologo per ipotizzare la legge dell’evoluzione, confermata poi con gli “esotici” viaggi alle Galapagos.
Una quarantina d’anni più tardi Mark Twain, uno dei più grandi scrittori umoristici non solo d’America ma di tutto il mondo, in uno scrittarello d’occasione propone ironicamente la realizzazione di un monumento ad Adamo ed Eva, i nostri adorabili progenitori ingiustamente liquidati dalle folli e blasfeme congetture del signor Darwin.
Il monumento che non si farà, sarà però realizzato da lo stesso Twain nel 1906 con la scrittura del delizioso “Diario di Adamo ed Eva”, un’opera leggera ma fortemente ironica con cui l’autore sembra reagire al clima pesantemente antidarwiniano scatenatosi nella puritana America, dove si apre una guerra di religione tra evoluzionisti e creazionisti che, incredibile a dirsi, dura tutt’oggi coinvolgendo il parlamento e lo stesso presidente degli Stati Uniti.
In questa cornice polemica ed al tempo stesso umoristica lo riproponiamo oggi attraverso l’ironia di un’attrice brillante ma sagace come Lucia Poli, non nuova alle incursioni teatrali nella letteratura anglosassone, che si ritroverà impegnata in un divertente pastiche in bilico tra Charles Darwin, Mark Twain e, perché no, Piergiorgio Odifreddi, ambientato in un selvatico giardino fin de siecle che evoca le colorate foreste naives di Rousseau il Doganiere ma con qualche piccante ammicco a Lady Chatterley ed al suo adamitico amante.
LA VICENDA
Nel giardino della sua casa di Down nel Kent, la signora Emma Darwin riceve la visita mattutina del reverendo Fay, molto preoccupato per le ripercussioni che sta avendo in tutto il mondo l’uscita del libro “L’origine delle specie” in cui il marito, Charles Darwin, ipotizza la discendenza dell’uomo dalla scimmia. La signora Darwin è una donna molto religiosa ma anche molto attaccata al marito. Per cui, pur condividendo le preoccupazioni del reverendo, ironizza sul finto moralismo dei perbenisti e lo mette gentilmente alla porta. Arriva Charles, turbato da una notte insonne. Un banale pretesto sulla presunta pace della campagna, da luogo un pungente battibecco con la moglie sull’insensatezza del male nel mondo. L’arrivo del giardiniere rasserena Charles, riportandolo alle sue quotidiane occupazioni di botanico. Emma ne approfitta per proporgli un’idea bizzarra: l’edificazione di un monumento ad Adamo ed Eva. Charles dubita della loro esistenza. Ma Emma è pronta ad esibire a loro difesa una prova inoppugnabile: il fortunoso ritrovamento del ”Diario di Eva”. La lettura di questo portentoso diario trasforma il giardino di Down nell’Eden perduto, dove Emma e l’aitante giardiniere ripercorrono i primi timidi passi di una ingenua umanità insidiati da un demonio molto darwiniano…
Nell’Eden Eva scopre il mondo e annota puntigliosamente sul suo diario pregi e difetti di un paesaggio di cui lei si sente l’elemento centrale. La scoperta di un altro essere, al tempo stesso uguale e diverso da lei, Adamo, scatena il suo sospettoso interesse. I due si attraggono e si respingono, si evitano e si sopportano, ma inesorabilmente si cercano e finiscono per essere indispensabili l’uno per l’altra.
Adamo ed Eva scoprono di avere la vocazione degli scienziati. Le loro straordinarie scoperte, dallo scorrere dei fiumi dall’alto verso il basso fino all’origine del latte nelle mucche, si susseguono tra incerti esperimenti e orgogliose vittorie.
Ma l’evento più inquietante è senz’altro l’arrivo misterioso di due nuovi piccoli esseri. Adamo si ostina a classificarli come animali, ma la determinazione e l’affetto di Eva lo condurrà a riconoscerli come esseri umani: i deliziosi Caino e Abele.
La raggiunta pace familiare dell’Eden viene però turbata dalla presenza di un surreale personaggio: Satana. Sfoderando la della logica e dei paradossi, Satana riesce a convincere gli ingenui Adamo ed Eva a mangiare le mele dell’albero proibito della conoscenza. Con la conoscenza entra nel mondo il Male ed il Peccato. E l’inevitabile cacciata dal Paradiso.
L’Eden è perduto. Inizia la storia dell’umanità subito segnata dalla tragica morte di Abele. Che ruolo avrà Eva in questa storia? Aver interpretato il complesso personaggio della prima donna al mondo è più che sufficiente. Al resto ci pensino le altre.
La lettura del diario di Eva si conclude su una poetica immagine del cielo stellato. Emma guarda il marito che gioca nel giardino con lo scimpansè Tommy, dopo essersi sfogato per l’ingrato ruolo di novello Galileo a cui lo sta condannando l’opinione pubblica. Osservando attentamente quella strana coppia, Emma è assalita per un momento dal dubbio che le teorie del marito possano essere ragionevolmente vere.