Archivio stagione 2012/2013
“Il Libro Cuore ed altre storie” di Pupi e Fresedde nell’Isola per M’Illumino di Prosa – la stagione del CeDAC
CeDAC
XXXIII Circuito Teatrale Regionale Sardo
M’ILLUMINO di PROSA
stagione 2012-13
Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi/ Teatro Stabile di Innovazione
Il Libro Cuore ed altre storie
di Angelo Savelli e Lucia Poli
con il contributo di Edmondo De Amicis e Stefano Benni
26 gennaio 2013 – Meana Sardo/ Teatro San Bartolomeo
27 gennaio 2013 – Oristano/ Teatro Garau
28 gennaio 2013 – Tempio Pausania/ Teatro del Carmine
29 gennaio 2013 – Arzachena/ Auditorium comunale
Viaggio tra i banchi di scuola con “Il Libro Cuore ed altre storie” di Pupi e Fresedde, con Lucia Poli, Massimo Grigò e Francesco Franzosi per la regia di Angelo Savelli, in tournée nell’Isola per M’Illumino di Prosa/ la stagione 2012-13 del CeDAC: lo spettacolo ispirato al famoso romanzo di Edmondo De Amicis e ai libri di Stefano Benni inaugurerà sabato 26 gennaio il cartellone di Meana Sardo, poi approderà ad Oristano (il 27), Tempio Pausania (il 28) e infine (martedì 29 gennaio) sarà in scena ad Arzachena
COMUNICATO del 24.01.2013
Sul filo dell’ironia (e della fantasia) per un vivido affresco della scuola italiana dall’Unità a oggi con “Il Libro Cuore ed altre storie” di Pupi e Fresedde che sbarca nell’Isola sotto le insegne del CeDAC per M’Illumino di Prosa/ la stagione 2012-13: un viaggio attraverso 150 anni di storia, dagli ideali risorgimentali alle recenti riforme, in compagnia dei personaggi del celebre romanzo di Edmondo De Amicis e delle creature surreali di Stefano Benni, per raccontare l’evoluzione della cultura e della società del Belpaese. La pièce originale – scritta a quattro mani da Lucia Poli e Angelo Savelli (che firma anche la regia) – inaugurerà sabato 26 gennaio alle 21 la stagione di prosa al Teatro San Bartolomeo di Meana Sardo, per approdare poi, domenica 27 sempre alle 21, al Teatro Garau di Oristano; lunedì 28 gennaio alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania e, infine, martedì 29 gennaio alle 21 all’Auditorium Comunale di Arzachena.
Un’intensa tournée per il debutto in Sardegna dello spettacolo che con brio – e con tutta la verve di Lucia Poli, in scena con Massimo Grigò e Francesco Franzosi – fotografa in una serie di icastici quadri le trasformazioni dell’Italia dall’Ottocento al Terzo Millennio, dallo spirito risorgimentale descritto nel libro “Cuore” alla retorica nazionalista del fascismo, fino alla giostra di riforme che hanno mutato il volto ma anche il ruolo della scuola negli ultimi decenni.
Ricordi d’infanzia riaffiorano alla memoria degli ex ragazzi, allievi della “maestrina dalla penna rossa”, e così tutta la voluta ingenuità e il carattere un po’ didascalico del romanzo di De Amicis, con gli ideali patriottici dell’età post-unitaria, gli esempi di eroismo e bontà, coraggio e sacrificio di una sorta di meta-diario pensato per l’educazione dei fanciulli. Pagine che oggi possono far sorridere, specialmente se confrontate al coevo “Pinocchio” di Collodi, e al successivo “Gian Burrasca” di Vamba ma che testimoniano un’attenzione e una cura nell’insegnare ai giovanissimi principi e valori comuni, quasi che davvero si provasse a “far gli italiani” a partire dai bambini, e dalla scuola. Un interesse formalmente mai venuto meno ma spesso tradotto in una serie di riforme, magari astrattamente necessarie, a fronte di progressivi tagli, che hanno trasformato le aule in laboratori di sperimentazione didattica, e sempre più non in templi ma in baluardi della cultura.
“Il Libro Cuore ed altre storie” di Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi/ Teatro Stabile di Innovazione diventa così – pur con la leggerezza dell’ironia – un’occasione per ripensare il ruolo strategico dell’istruzione e dell’educazione dei giovani, della trasmissione dei saperi ma soprattutto dell’amore per le varie materie e discipline, in un mondo sempre più globalizzato, travolto da un flusso continuo di informazioni frammentarie e non sempre documentate. Protagonisti della moderna scuola tra debiti formativi e test sono non a caso gli strampalati e stravaganti personaggi nati dalla penna di Stefano Benni, presidi e professori alle prese con le novità e le avanguardie tecnologiche, le suonerie dei cellulari e le ricerche su Google, sullo sfondo dell’attuale società complessa e multietnica, mentre gli studenti – uomini e donne di domani – restano in bilico tra ostentata indifferenza, passivo disinteresse e disincantato cinismo.
Meana Sardo: INFO: tel: 328 7157769 – cedac@cedacsardegna.it – www.cedacsardegna.it
Oristano: INFO: tel. 0783 78886 – cedac@cedacsardegna.it – www.cedacsardegna.it
Tempio Pausania: INFO: 079 671580 – 079 630377 – 328.1503742 – infogiovani.tempio@tiscali.it
Arzachena: INFO: 328 6996706 – arzachena.auditorium@cedacsardegna.it – www.cedacsardegna.it
per l’Ufficio Stampa del CeDAC/ Sardegna:
Anna Brotzu – cell. 328.6923069 – cedac.uffstampa@gmail.com
* * * * * *
Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi/ Teatro Stabile di Innovazione
Il Libro Cuore ed altre storie
di Angelo Savelli e Lucia Poli
con il contributo di Edmondo De Amicis e Stefano Benni
conLucia Poli, Massimo Grigò e Francesco Franzosi
sceneGianni Calosi
costumiMassimo Poli
luciAlfredo Piras
musiche a cura diMarco Bucci
regia Angelo Savelli
Note di regia
In una fredda giornata del 1923, a Torino, Enrico Bottini e Carlo Nobis, due ex alunni della scuola Baretti, resa celebre dal libro Cuore di Edmondo De Amicis, s’incontrano ad un allenamento di scherma. I due si riconoscono e, anche se controvoglia, finiscono per abbandonarsi ad una colorita rimpatriata nella loro infanzia scolastica, fatta di genitori, professori ed alunni evocati come in una grottesca passerella felliniana, mentre in scena si materializzano i fantasmi della opprimente madre di Enrico e della patetica maestrina della penna rossa.
Ma la distanza da quei giorni permette ora ai due uomini di mescolare il naturale rimpianto per la gioventù passata con uno sguardo critico verso il buonismo ed il moralismo di quella scuola; sguardo che riprende le impertinenti critiche già mosse da Umberto Eco al libro di De Amicis e che ci mostra la trasformazione della retorica dei valori fondanti della neonata Italia Unita in retorica bellicista dell’Italia fascista.
Dieci riforme più tardi, la scuola italiana dell’autonomia, del federalismo, della globalizzazione, ha rinunciato ad ogni immagine unificante e ad ogni missione formativa nazionale. Sulla scena assistiamo allora, grazie anche al contributo della pungente penna di Stefano Benni, alla comica esibizione, quasi cabarettistica, di una serie di buffi presidi, funzionari e professori di Letteratura, Scienze e Religione, impegnati in un disperato sperimentalismo permanente. E intanto gli alunni cercano rifugio a questo caos surreale chi nel cinismo giovanilistico e chi in uno strategico autismo. Dopo aver oscillato tra comicità, parodia e satira, lo spettacolo si conclude delicatamente con le note di Paisiello e le parole di Pasolini.
Sembra che all’indomani della riunificazione nazionale, il patriota Massimo D’Azeglio abbia esclamato: “Ora che abbiamo fatto l’Italia, bisogna fare gli italiani”. Fu forse per questo preordinato progetto didattico ed educativo, che la neonata Italia mostrò subito un acceso interesse per la letteratura infantile, infiammandosi per le mirabolanti fantasie esotiche del veronese Salgari o per le dolciastre moralità del torinese De Amicis, per lo scanzonato spiritaccio toscano del Gian Burrasca di Luigi Bertelli alias Vamba o per quel capolavoro assoluto che è il Pinocchio di Carlo Lorenzini alias Collodi. Ogni vera grande nazione dovrebbe sapere che è nell’infanzia e nell’educazione che risiede la base e la forza della propria identità, dei propri valori, del proprio futuro. Eppure è amaro constatare come da alcuni decenni la scuola venga sottoposta alle più incredibili vessazioni e sperimentazioni, mentre, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, assistiamo impassibili (qualcuno basito, qualcun altro compiaciuto) alla demolizione di quello spirito nazionale a cui il patetico libro Cuore aveva cercato di contribuire con le sue vedette lombarde, tamburini sardi e scrivani fiorentini che hanno commosso ed educato generazioni di babbi, nonni e bisnonni.
Certo oggi il libro Cuore può far ridere. Ed infatti questo spettacolo vorrebbe riderci sopra. Vorrebbe divertire, in maniera un po’ impietosa ma anche un po’ affettuosa, alle spalle dell’incredibilmente buono Garrone e dell’incredibilmente cattivo Fanti, dell’eterea Maestrina con la penna rossa e della tisica vecchia maestra, del privilegiato Derossi e dello sfigatissimo muratorino, vittima predestinata a morte prematura così come il figlioletto del facchino e tutti i piccoli eroi degli edificanti racconti patriottici: una sorta di kantoriana classe morta resuscitata dal sorriso smaliziato della modernità.
Ma sarebbe troppo facile e anche un po’ banale limitarsi a sorridere di un vecchio libro impregnato del buonismo di una vecchia scuola paternalista. Questo spettacolo vorrebbe anche porre una domanda agli smaliziati moderni: siamo certi che la scuola di oggi faccia meno ridere di quella di allora? Come appariranno agli occhi di coloro che vivranno tra altri centocinquant’anni le mirabolanti peripezie di professoresse sballottate tra pof, programmi integrati, debiti formativi, commissioni paritetiche, feedback, peer evaluation e burocrazie kafkiane? E le sciatte pretese libertarie di genitori post-sessantottini? E il neoconformismo di branchi di consumatori di “musica passiva” che hanno sostituito i grembiulini da convitto per le divise a vita bassa? Una volta la scuola era un finto padre. Oggi è una finta mamma. Ma gli italiani siamo riusciti a farli?
Angelo Savelli
Gli autori
Scrittore, giornalista e pedagogo Edmondo De Amicis (1846-1908) è noto soprattutto come autore di “Cuore”, uno dei romanzi più popolari della letteratura italiana per ragazzi (insieme al “Pinocchio” di Collodi), opera programmaticamente concepita con intenti educativi, pervasa di ideali patriottici e spirito risorgimentale. Cresciuto tra Oneglia, Cuneo e Torino intraprende la carriera militare e partecipa alla battaglia di Custoza, poi inviato di guerra e direttore de “L’Italia militare”, racchiuderà la propria esperienza nell’esercito nei bozzetti de “La vita militare”. Inviato de “La Nazione” in Sicilia, testimone della presa di Roma nel 1870, scriverà interessanti reportage, quasi dei diari di viaggio, su “Spagna” (1872), “Olanda” (1874), “Marocco” (1876) e “Costantinopoli” (1878/79), accanto ai “Ricordi di Londra” (1873) e i “Ricordi di Parigi” (1879). Si avvicina poi al Socialismo e l’attenzione verso le classi più umili affiora anche da “Sull’oceano” (1889) sulle condizioni degli emigranti italiani e dai numerosi articoli per “Il grido del popolo” di Torino riuniti poi in un volume sulla “Questione sociale”. Scrive “Il romanzo di un maestro” e “Amore e ginnastica”, “La maestrina degli operai” e “La carrozza di tutti” nonché “L’idioma gentile”.
Scrittore di romanzi e racconti, giornalista e poeta, Stefano Benni (pure drammaturgo e sceneggiatore nonché umorista) firma fortunate e surreali antologie – da “Bar Sport”, ormai un classico con il sequel “Bar Sport Duemila” e “Il bar sotto il mare” a “La grammatica di Dio”(ovvero Storie di solitudine e allegria) e tenere, ironiche e struggenti raccolte in versi come “Prima o poi l’amore arriva”, “Ballate” e “Blues in sedici”. Inventore di mondi e personaggi stravaganti (in cui affiora una puntuale satira della società) – dal fantascientifico “Terra!” al bestiario di “Stranalandia” alle visioni metropolitane di “Comici spaventati guerrieri” e l’utopia rovesciata di “Baol”; poi le avventure de “La Compagnia dei Celestini”, “Elianto” e “Spiriti”, l’orobilogio di “Saltatempo”, le moderne dolceamare favole di “Achille piè veloce” e “Margherita Dolcevita”, Benni ritrova l’intonazione comica in “Pane e tempesta” cui seguiranno “La traccia dell’angelo” e il recentissimo “Di tutte le ricchezze” tra sogni, canti e visioni. Collabora con L’espresso e Panorama, con i satirici Cuore e Tango, con Il Mago e Linus e i quotidiani La Repubblica e Il Manifesto e scrive battute per l’allora esordiente Beppe Grillo. Stefano Benni si confronta anche con il cinema: con Umberto Angelucci dirige il film “Musica per vecchi animali” (da “Comici spaventati guerrieri”) interpretato da Dario Fo, Paolo Rossi e Viola Simoncioni, e firma la sceneggiatura del “Topo Galileo” di Francesco Laudadio con Beppe Grillo e musiche di Fabrizio De André e Mauro Pagani. Con il jazzista Umberto Petrin è autore di “Misterioso. Viaggio nel silenzio di Thelonius Monk”.