/ Archivio stagione 2016/2017

Il più bel secolo della mia vita

Casanova Teatro / Razmataz

Il più bel secolo della mia vita
testo e regia di Alessandro Bardani e Luigi Di Capua

con Giorgio Colangeli, Francesco Montanari, Maria Gorini

scene Emanuela Netta Brandizzi
costumi Laura Di Marco
luci Marco Laudando

collaborazione al testo Vita Rosati
musiche Deserto Rosso, Vittorio Giannelli

Giovanni non è stato riconosciuto alla nascita dalla mamma naturale. È, come si dice in gergo burocratico, un “N.N.”. Questa categoria in Italia conta, oggi, quasi tre milioni di persone. Giovanni odia i segreti, e adesso vuole conoscere il più grande per lui: “chi mi ha messo al mondo?”.

Deve fare i conti, però, con una legge del nostro Paese, unica in Europa, che vieta ad un N.N. di venire a conoscenza dell’identità dei genitori naturali se non dopo aver compiuto 100 anni (Legge n. 184 del 4 maggio 1983).

E’ il giorno del centesimo compleanno di Gustavo, un N.N, come Giovanni. Per lui è arrivato, di diritto, il momento di scoprire la verità sulle sue origini. Il neo-centenario è l’unica persona che riesce a capirlo veramente. Per entrambi questo incontro diventerà la resa dei conti.

Sapere la verità, costi quel che costi, e se questo significa infrangere qualche ingiusta legge, i due sono pronti a farlo. Giovanni desidera una vita normale, accanto alla persona che ama, senza dubbi, incertezze e angoli bui….e per questo deve aspettare 100 anni?! Dopo tutto quello che gli N.N. e adottati hanno fatto per questo mondo? A questa categoria appartengono nomi illustri che nonostante le enormi lacune affettive, la paura di lasciarsi andare, di amare e di essere amati, hanno reso benefici a tutti: “Anche a voi banali figli riconosciuti!”. Per citarne alcuni: Richard Burton, Edgar Allan Poe, Marilyn Monroe, Dolce Remì, Eric Clapton, Nelson Mandela, John Lennon, Qui Quo Qua i nipoti di Paperino ……e la mamma? Chi l’ha mai vista? Fino ad arrivare a Gesù! È stato adottato anche lui, no?

Il Viaggio alla ricerca delle origini di Gustavo li porta davanti a una dura realtà: sua madre è, sorprendentemente, deceduta. La possibilità di cercare non è eterna.

Viviamo in un paese dove sono previsti sconti di pena, amnistie ed indulti e ogni reato, trascorso un numero ben definito di anni, comunque va in prescrizione. Allora perché non abbassare il limite dei 100 anni a un tempo più ragionevole? Trascorrere un’intera esistenza senza radici è un ergastolo invisibile.

Il più bel secolo della mia vita” vuole raccontare in chiave tragicomica la ferita primaria, ovvero quel dolore che provano tutti i bambini, e non più bambini, abbandonati alla nascita e denunciare la condizione “unica” nel nostro Paese, di chi, da piccolo, non è stato riconosciuto dai propri genitori naturali e una volta divenuto adulto non è riconosciuto da uno Stato che gli vieta di sapere la verità.

 

Durata: 105 minuti