con
Emanuele Carucci Viterbi, Andrea Collavino,
Lorenzo Gleijeses, Paolo Fagiolo, Fabiano Fantini, Francesco Migliaccio, Ludovica Modugno, Maria Alberta Navello, Graziano Piazza, Stefano Santospago
drammaturgia Peter Iden
scene Josef Frommwieser
costumi Marina Luxardo
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche a cura di Flávio Martins Dos Santos
assistente alla regia Idelson Da Silva Costa
traduzione e regia Cesare Lievi
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia
Mettere in scena oggi Il principe di Homburg di Kleist non è solo ricordare il duecentesimo anno della sua morte (che tra l’altro sarà celebrata dall’uscita del volume della sua opera completa nei “Meridiani” Mondadori), ma significa fare il punto della tenuta culturale e umana della poesia di uno tra i più sconvolgenti e contradditori poeti drammatici del passato.
Al di là del prussianesimo di cui è imbevuto, c’è nel suo teatro qualcosa che parla con urgenza allo spettatore d’oggi? E se c’è, in che cosa consiste, e come si articola?
La nostra messa in scena vuole rispondere a queste domande e per farlo punteremo non tanto sul dramma di chi si trova dilaniato tra sentimento e legge, libertà e obbedienza, inconscio e norma, ma sulla proposta kleistiana (tutta moderna) di una possibile soluzione: da ogni conflitto si esce grazie a un sogno. Non importa se è destinato a cedere e crollare sotto il principio di realtà. Questa non è assoluta: in essa si può annidare un altro sogno in grado di metterla in discussione, e così via all’infinito.
Senza sogno, senza la sua forza, non c’è vita.
In uno spazio neoclassico, sospeso e irreale, dieci attori sempre in scena daranno vita, con la fluidità, la precisione e la vaghezza tipica dei sogni, a una vicenda fortemente drammatica e incalzante, in cui l’immaginazione (e l’inconscio che la determina) si presenta come forza fondamentale per decidere la vita, il suo senso e il suo destino.