/ Archivio stagione 2013/2014

In tournée nell’Isola “Uomo e Galantuomo” di Eduardo De Filippo tra Palau, Tempio, Olbia e Sassari

CeDAC

XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo

Questa è la nostra Stagione

Stagione di Prosa 2013-2014

La Pirandelliana / Diana OR.I.S.

Uomo e Galantuomo

di Eduardo De Filippo

mercoledì 11 dicembre 2013 – ore 21/ PALAU – CineTeatro Montiggia

giovedì 12 dicembre 2013 – ore 21/ TEMPIO PAUSANIA – Teatro del Carmine

venerdì 13 dicembre 2013 – ore 21/ OLBIA-Cine/Teatro Olbia

sabato 14 e domenica 15 dicembre 2013 – ore 21/ SASSARI – Nuovo Teatro Comunale

COMUNICATO del 09.12.2013

Amori e vite d’artisti in scena con “Uomo e Galantuomo”, irresistibile commedia di Eduardo De Filippo, in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC nell’ambito del XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo: dopo il debutto in prima regionale mercoledì 11 dicembre alle 21 al Cine/Teatro Montiggia di Palau, lo spettacolo inaugurerà giovedì 12 dicembre alle 21 la Stagione di Prosa al Teatro del Carmine di Tempio Pausania e l’indomani, venerdì 13 dicembre sempre alle 21 aprirà il cartellone al CineTeatro “Olbia” di Olbia. Per approdare infine – sabato 14 e domenica 15 dicembre alle 21 al Nuovo Teatro Comunale di Sassari, per il primo duplice appuntamento con la Stagione 2013-14 del CeDAC nel capoluogo turritano.

La pièce – scritta ai primi del Novecento da un giovane Eduardo De Filippo (per il fratellastro Vincenzo Scarpetta) e successivamente inserita dall’autore nella “Cantata dei giorni pari” – racconta le quotidiane peripezie di una scalcinata compagnia teatrale (denominata “L’eclettica” proprio a sottintendere i vari e male assortiti talenti che ne fanno parte) e parallelamente i complicati affari di cuore che si intrecciano alla routine delle prove e dei debutti. L’allestimento de La Pirandelliana in coproduzione con Diana OR.I.S. per la regia di Alessandro D’Alatri, si affida a affiatato cast, che vede in primo piano il “quartetto” formato da Gianfelice Imparato con Giovanni Esposito, Valerio Santoro e Antonia Truppo, accanto a Alessandra Borgia, Lia Zinno, Gennaro Di Biase, Roberta Misticone, Giancarlo Cosentino, Fabrizio La Marca, per restituire (complici le scene di Aldo Buti e i costumi di Valentina Fucci, con le luci di Adriano Pisi e le musiche di Riccardo Eberspacher) le atmosfere e le suggestioni di un’epoca.

Un vivido affresco di varia umanità, per un viaggio dietro le quinte – tra ordinaria miseria e lotta per la sopravvivenza – che mette in luce le difficoltà di un’arte effimera, che deve incontrare il gusto del pubblico, con la necessità di rinnovare il repertorio, la fatica delle prove e i disagi delle tournées e insieme, in un gustoso gioco di contrasti, il rigido sistema di regole e convenzioni in cui si consumano equivoci e tradimenti di un dramma borghese. La magia del palcoscenico nasconde anche fame e amarezze, mentre la vita vera irrompe con le sue brucianti passioni, l’amore e la gelosia; e la difesa dell’onore (siamo negli Anni Venti) e delle buone apparenze si scontra a volte irreparabilmente con debolezze e desideri.

Il perfetto meccanismo teatrale costruisce su gustosi equivoci e scambi di persona, piccoli incidenti “domestici” e perfino note di (dis)simulata follia, una vorticosa giostra in cui la compagnia di guitti si mescola all’alta borghesia e perfino all’aristocrazia, tra promesse di matrimonio e minacce di scandalo, fino all’atteso lieto fine. Sullo sfondo di una amena località balneare gli attori, ospiti di un ricco gentiluomo, mettono in scena i loro spettacoli con scarso successo tanto che il capocomico, dopo l’ennesimo fiasco, decide di mettere in prova un’opera di Libero Bovio, “Malanova”, che le scarse doti degli artisti trasformano inevitabilmente in una farsa, scatenando l’ilarità di casuali ascoltatori. Sopraggiungono poi mariti gelosi e fratelli indignati a reclamare riparazioni per la virtù offesa, spezzando il ritmo delle prove già di per sé ricco di interruzioni e spunti comici dovuti all’evidente incapacità degli interpreti e alle incomprensioni tra regista e suggeritore, con vere e proprie comicissime gags.

Un moltiplicarsi di piani narrativi tra la realtà e la finzione, la libertà di costumi degli artisti e il perbenismo borghese, l’ira di mariti traditi e di spose ingannate ai limiti fra la tragedia e la farsa, e al contrario la trasformazione di un dramma serio in ridicola pochade e i mille imprevisti della scena rendono “Uomo e Galantuomo” una commedia modernissima e piacevole, piena di ritmo e brio, dove gli acuti strali della satira mettono in ridicolo il moralismo e insieme la malcelata malafede di alcuni protagonisti. Su tutto trionfa l’arguzia dell’autore, e quello spirito partenopeo che affonda le radici in una ricca tradizione teatrale, capace di restituire il fuoco della passione e l’amarezza del disincanto senza rinunciare al sorriso.

per l’Ufficio Stampa del CeDAC/ Sardegna:
Anna Brotzu – cell. 328.6923069 – cedac.uffstampa@gmail.com

Palau / CineTeatro Montiggia

Abbonamenti 7 spettacoli: intero €75 – ridotto €65

Biglietti: intero €15 – ridotto €12

info 3385865992 – santino.mariani@alice.it – www.cedacsardegna.it – cedac@cedacsardegna.it

Tempio Pausania/ Teatro del Carmine

Abbonamenti: Platea e galleria: intero €75 – ridotto €60 e Loggione €45

Biglietti: Platea e galleria: intero €15 – ridotto €13 e Loggione €6

riduzioni: under 25, over 65.

Info:tel. 079 671580 – 079 630377 – www.cedacsardegna.itinfogiovani.tempio@tiscali.it

Olbia / CineTeatro “Olbia”

Abbonamenti:intero €100 – ridotto €90

Biglietti:intero €15 – ridotto €13

info: tel: 0789 28773 – www.cedacsardegna.it

Sassari/ Nuovo Teatro Comunale

Abbonamento turni A – B

primi posti: intero €145 – ridotto €125 / secondi posti: intero €125 – ridotto €100;

studenti universitari €65 (con contributo e.r.s.u.€ 30); studenti scuole superiori €60;

Biglietti primi posti: intero €18 – ridotto €15 / secondi posti: intero €15 – ridotto €13

tariffe scontate Arci, Endas, Cral aziendali, Carta giovani, Over 65

info: 339 1560328 – circuitoteatralesardo@gmail.com – www.cedacsardegna.it

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Associazione culturale La Pirandelliana
in coproduzione con Diana OR.I.S.

Uomo e Galantuomo

di Eduardo De Filippo

con Gianfelice Imparato, Giovanni Esposito,

Valerio Santoro Antonia Truppo

e con
con Alessandra Borgia, Lia Zinno, Gennaro Di Biase,

Roberta Misticone, Giancarlo Cosentino, Fabrizio La Marca

scene Aldo Buti

costumi Valentina Fucci

luci Adriano Pisi

musiche Riccardo Eberspacher

regia Alessandro D’Alatri

Note di regia

Io scrivo per tutti, ricchi, poveri, operai, professionisti… tutti, tutti! Belli, brutti, cattivi, buoni, egoisti. Quando il sipario si apre sul primo atto d’una mia commedia, ogni spettatore deve potervi trovare una cosa che gli interessa”.

Eduardo De Filippo si descriveva così parlando del suo lavoro. La lessi ancora ragazzo e mi rimase impressa nel cuore. Ma l’ho sentita ancor più forte quando è nata l’opportunità di poter allestire Uomo e galantuomo. Tutto è nato durante le pause di lavoro di “Tante belle cose” quando in cerca di uno spazio fumatori mi ritrovavo clandestino assieme a Gianfelice Imparato. L’affetto, la stima, il divertimento che mi procurava la sua “napoletaneità” stavano gettando le basi per farmi abbracciare da vicino Eduardo. Valerio Santoro, giovane e meritevole produttore, intuì e agì. Il mio legame con Eduardo si perde nell’infanzia: ancora bambino, di famiglia umile, ricordo che un giorno alla settimana, quando la televisione italiana era tutta un’altra cosa, veniva programmato il teatro. Tra le mie opere preferite c’erano quelle di Eduardo e per questo avevo il permesso di andare a letto più tardi del solito. Le ricordo in bianco e nero e, a differenza del teatro dal vero, con i primi piani degli attori. Tra tutti, per espressività e capacità interpretativa, mi colpiva l’intensità di Eduardo. Riusciva a divertirmi facendomi credere ai drammi che stava interpretando. Una vera magia.

E’ con questo rispetto che mi sono avvicinato alla regia di “Uomo e galantuomo”. Un testo giovanile (1922) classificato spesso come farsa. Una definizione che ho sempre sentito stretta. Infatti, seppure caratterizzata da una ricca serie di battute ed episodi irresistibilmente comici, nella commedia emergono una gran quantità di contraddizioni tra l’apparire e l’essere della borghesia contro il dramma proletario di chi ogni giorno affronta la sopravvivenza. Falso perbenismo contro tragedia. Onore da salvare contro fame. E in tutto questo dov’è l’uomo e dove il galantuomo?

Ecco perché considero “Uomo e galantuomo” una commedia di altissimo livello, forse la più divertente, ma che sicuramente segnò per Eduardo il passaggio dalla farsa al teatro di prosa. E guarda caso al centro della commedia c’è proprio il teatro: una scalcagnata compagnia, nominatasi “L’eclettica” (proprio perché non pone limiti alle proprie attitudini artistiche), porta in scena in una località turistica balneare “Malanova” di Libero Bovio. Attraverso il classico meccanismo della commedia degli equivoci, si scatena così il teatro nel teatro, la follia tra farsa e dramma evocando sapori pirandelliani. Ma si respirano anche profumi di Goldoni, di Skakespeare, e forse anche un po’ di quel teatro dell’assurdo che va da Osborne a Beckett a Jonesco. L’assenza di talento e l’improvvisazione della compagnia fanno infatti da contrappasso ai drammi borghesi interpretati invece con talento e una vena di follia. Sullo stesso palcoscenico della vita saranno più attori i benestanti, i cui sforzi mirano ad interpretare ruoli d’apparenza che i veri commedianti protesi, senza alcuna esigenza interpretativa, soltanto a sopravvivere al quotidiano.

C’è tutto questo nel mio progetto di regia. C’è il rispetto per l’imponenza di una figura che considero un protagonista del teatro del novecento che invoca di essere affrontato con il giusto rigore che merita. Lo spazio scenico viene riempito dalle anime di quegli esseri umani mentre l’allestimento è cornice che le libera dal realismo per ricondurre la drammaturgia al centro della rappresentazione. E’ ovvio che si ride molto, ma con quel rigore di cui Eduardo si è fatto ambasciatore della sua arte nella storia.

Un’ultima cosa. Napoli e la sua lingua. Non starò qui ad elencare tutte le profonde radici che mi legano a quella città. Ma Napoli è un luogo che o lo contieni o è difficile da raccontare. Aspettavo da tempo questo appuntamento artistico con lei, con la sua lingua, con la sua ironia, a volte apparentemente eccessiva, ma così densa di umanità e poesia da renderla ogni volta “teatro”.

Alessandro D’Alatri

 

 

 

 

 

 

ESTRATTI RASSEGNA STAMPA

Ci troviamo dinnanzi ad una commedia complessa che, nonostante gli elementi di testa chiede di essere trattata come la farsa più fragorosa .ed è ciò che fa la regia di Alessandro D’Alatri, così attenta a scandire i tempi e così amorosa nel disegnare i personaggi. D’Alatri gioca poi l’asso vincente buttando nell’agone una compagnia in stato di grazia: Gianfelice Imparato è irresistibile nel ruolo del capocomico. Giovanni Esposito è la sua strepitosa <<spalla>>, valerio Santoro è l’elegante <<mamo>> Alberto. Ci sono poi Antonia Truppo Giancarlo cosentino Alessandra Borgia e tutti gli altri. Un Successone.

Osvaldo Guerrieri La Stampa 04/08/2013

 

 

 

 

Al centro della commedia c’è il teatro con protagonista una compagnia autodefinitasi “L’Eclettica” costituita da “Scavalcamontagne” che con facilità passano dalla farsa al dramma, secondo lo schema del teatro nel teatro.

Osvaldo Scorrano La Repubblica 31/07/2013