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La coscienza di Zeno di Tullio Kezich (dal romanzo di Italo Svevo) nell’Isola per M’Illumino di Prosa/ la stagione 2012-13 tra Sassari, Macomer, Ozieri e Carbonia

CeDAC

XXXIII Circuito Teatrale Regionale Sardo

M”ILLUMINO DI PROSA

Stagione 2012-2013

Teatro Carcano di Milano

La coscienza di Zeno

di Tullio Kezich (dal romanzo di Italo Svevo)

con Giuseppe Pambieri

martedì 19 e mercoledì 20 marzo 2013 ore 21 – Sassari/ Nuovo Teatro Comunale

giovedì 21 marzo 2013 ore 21 – Macomer/ Teatro Costantino

venerdì 22 marzo 2013 ore 21 – Ozieri/ Teatro Civico “Oriana Fallaci”

sabato 23 marzo 2013 ore 21 – Carbonia/ Teatro Centrale

Nell”Isola le inquietudini e il male di vivere dell”uomo contemporaneo con “La coscienza di Zeno” di Tullio Kezich, trasposizione teatrale del celebre romanzo di Italo Svevo, nella mise en scène del Teatro Carcano di Milano con la regia di Maurizio Scaparro e un protagonista del calibro di Giuseppe Pambieri, accanto a Enzo Turrin e Giancarlo Condé, e con Silvia Altrui, Livia Cascarano, Guenda Goria, Marta Ossoli, Antonia Renzella, Raffaele Sinkovic,
Anna Paola Vellaccio e Francesco Wolf.

La pièce debutterà in prima regionale martedì 19 e mercoledì 20 marzo alle 21 al Nuovo Teatro Comunale di Sassari, per approdare poi – sempre sotto le insegne del CeDAC per “M”Illumino di Prosa”/ la stagione 2012-13, nell”ambito del XXXIII Circuito Teatrale Regionale Sardo – giovedì 21 marzo alle 21 al Teatro Costantino di Macomer, venerdì 22 marzo alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri e infine sabato 23 marzo alle 21 al Teatro Centrale di Carbonia.

COMUNICATO del 17.03.2013

Viaggio nei labirinti della mente e del cuore, alla luce della nascente scienza della psicanalisi per il sorprendente e (auto)ironico diario di una vita: debutta nell”Isola per “M”Illumino di Prosa”/ la stagione 2012-13 del CeDAC, nell”ambito del XXXIII Circuito Teatrale Regionale Sardo, “La coscienza di Zeno” di Tullio Kezich, avvincente trasposizione per la scena dell”omonimo romanzo di Italo Svevo, uno dei capolavori assoluti della letteratura europea del Novecento. Uno spettacolo intrigante e raffinato, nell”allestimento del Teatro Carcano di Milano, per la regia di Maurizio Scaparro, con un interprete poliedrico come Giuseppe Pambieri nel ruolo del protagonista accanto a Enzo Turrin e Giancarlo Condé, e con Silvia Altrui, Livia Cascarano, Guenda Goria, Marta Ossoli e Antonia Renzella, Raffaele Sinkovic, Anna Paola Vellaccio e Francesco Wolf.

Lo spettacolo debutterà in prima regionale martedì 19 e mercoledì 20 marzo alle 21 al Nuovo Teatro Comunale di Sassari, per approdare poi – sempre sotto le insegne del CeDAC per “M”Illumino di Prosa”/ la stagione 2012-13, nell”ambito del XXXIII Circuito Teatrale Regionale Sardo – giovedì 21 marzo alle 21 al Teatro Costantino di Macomer, venerdì 22 marzo alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri e infine sabato 23 marzo alle 21 al Teatro Centrale di Carbonia.

In un inarrestabile flusso di coscienza, Zeno Cosini, un mercante triestino, ripercorre le pagine della propria storia personale, mettendo in mostra inclinazioni pericolose, debolezze e difetti, insomma la propria natura di uomo afflitto da una malattia incurabile e dall”esito sicuramente fatale, cioè l”esistenza, perché per il solo fatto di nascere si è condannati sicuramente a morire. Dal susseguirsi di pensieri e ricordi, tra l”eco di antiche emozioni e l”affermazione di una personale incapacità di imporsi e seguire fino in fondo i propri desideri, fino ad adattarsi alle aspettative e aspirazioni altrui, affiora un ritratto non troppo lusinghiero e certo per nulla glorioso del moderno (anti)eroe, prigioniero delle incombenze quotidiane, intimamente ribelle ma pronto a ritagliarsi spazi di libertà con piccole trasgressioni e tradimenti, invece di mutare radicalmente il corso della propria vita.

Storia di un “uomo senza qualità”, un individuo comune, non fosse per la speciale lucidità che accompagna tutte le sue azioni, le sue (non) scelte, nella sequenza dei giorni, in un”acuta consapevolezza della tragedia dell”esistenza caratterizzata da una forma estrema di assenza di volontà, una patologia dell”anima frutto di secoli di educazione e civiltà. Un monologo interiore che si tinge delle atmosfere borghesi, della raffinatezza ed eleganza di una società – nella fattispecie quella triestina – che privilegia la correttezza e compiutezza delle forme, il rispetto sia pure tutto esteriore delle regole e convenzioni, senza lasciar spazio a fantasia e invenzioni.

Quasi un destino già scritto, quello del protagonista e io-narrante, impresso nella sua personalità arrendevole se non proprio debole, accompagnata una sostanziale indifferenza e noia per l”atto stesso del vivere, da cui deriva l”inconsistenza delle azioni a favore di un”attitudine velleitaria, da sognatore o filosofo, in contrasto con le necessità pratiche e la dimensione certamente concreta dell”essere e apparire nel mondo. La visione in prima persona, la sequenza non cronologica e logica ma per assonanze e libere associazioni di fatti significativi anche se non per forza rilevanti, costituisce una novità sul piano della scrittura e dell”adesione del lettore alle vicende e alla sensibilità del personaggio, trasforma l”oggettività della narrazione con, per dirla in termini cinematografici, uno sguardo in soggettiva, in cui l”autore scompare per lasciare il posto al suo alter ego, una creatura dell”immaginario capace di evocare una propria inconfondibile realtà. Amori e tradimenti, ideali e abitudini fanno da contrappunto al ménage quotidiano, all”aderenza a un modello e a una ricerca di prestigio sociale e benessere: nel rinunciare a sé stesso il protagonista entra nell”alveo di un”altra vita, mentre l”inconscio geme e strepita, incita al delitto, riversa il suo oceano di insoddisfazione, di odio e avversione, insegue impulsi e desideri inconfessabili.

Nel creare la sua mise en scène Scaparro, ricostruendo la temperie culturale e sociale del Novecento (il romanzo è del “23) segue la falsariga del testo di Kezich, un felice adattamento dell”opera di Svevo con cui si sono cimentati, oltre ad Alberto Lionello (1964), Giulio Bosetti con la regia di Egisto Marcucci (1987) e Massimo Dapporto con la regia di Piero Maccarinelli (2002). E dà forma a un “concerto di attori” -così è stato definito dalla critica – restituendo risalto ai personaggi e alle situazioni evocate nel racconto, una rappresentazione di stati d”animo le cui cause e effetti sono però assolutamente “reali”.

INFO & CONTATTI

SASSARI: info: 339.1560328 – circuitoteatralesardo@gmail.com – www.cedacsardegna.it

Biglietti: primi posti: intero €18 – ridotto €15 / secondi posti: intero €15 – ridotto €13/ Loggione: €7

MACOMER: info: 347.8777538 – macomer.costantino@cedacsardegna.it – www.cedacsardegna.it

Biglietti: primi posti: intero €15 – ridotto €13/ secondi posti: intero €13 – ridotto €10

OZIERI: info: ozieri.teatrofallaci@cedacsardegna.it – www.cedacsardegna.it

Biglietti: Posto unico: intero €14 – ridotto €11

CARBONIA : info: tel: 328 1719747 – www.cedacsardegna.it

Biglietti: Primo settore intero €16 – ridotto €14/ Secondo settore intero €14 – ridotto €13/

Terzo settore intero €13 – ridotto €11/ palchetti €5

per l”Ufficio Stampa del CeDAC: Anna Brotzu – cell. 328.6923069 – cedac.uffstampa@gmail.com

Teatro Carcano di Milano

La coscienza di Zeno

di Tullio Kezich (dal romanzo di Italo Svevo)

con Giuseppe Pambieri

e con Enzo Turrin, Giancarlo Condé

e (in ordine alfabetico) Silvia Altrui, Livia Cascarano, Guenda Goria, Marta Ossoli,
Antonia Renzella, Raffaele Sinkovic, Anna Paola Vellaccio, Francesco Wolf

scene Lorenzo Cutùli

costumi Carla Ricotti

musiche Giancarlo Chiaramello

regia Maurizio Scaparro

 

Dalla pagina alla scena

La coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923, è il romanzo più maturo e originale di Svevo. In esso si riassume l’esperienza umana di Zeno Cosini, il quale racconta la propria vita in modo così ironicamente disincantato e distaccato che l’esistenza gli appare tragica e insieme comica. Zeno ha maturato alcune convinzioni: la vita è lotta; l’inettitudine non è più un destino individuale, ma un fatto universale; la vita è una “malattia”; la nostra coscienza un gioco comico e assurdo di autoinganni più o meno consapevoli. Il romanzo possiede un’architettura particolare: l’autore abbandona il modulo ottocentesco del romanzo narrato da una voce anonima ed estranea al piano della vicenda e adotta l’espediente del memoriale, del diario, in cui la narrazione si svolge in prima persona e non presenta gli avvenimenti nella loro successione cronologica lineare, ma inseriti in un tempo tutto soggettivo che mescola piani e distanze. Il protagonista non è più una figura a tutto tondo, un carattere, ma è una coscienza che si costruisce attraverso il ricordo, ovvero di Zeno esiste solo ciò che egli intende ricostruire attraverso la propria coscienza. All’interno del memoriale, l’autobiografia appare un gigantesco tentativo di autogiustificazione da parte dell’inetto Zeno che vuole dimostrarsi innocente da ogni colpa nei rapporti con il padre, con la moglie, con l’amante e con il rivale Guido, anche se comunque traspaiono ad ogni pagina i suoi impulsi reali che sono ostili ed aggressivi, a volte addirittura omicidi. Con Zeno, Svevo approfondisce la sua diagnosi della crisi dell’uomo contemporaneo che è tanto più grande quanto maggiore ne è l’autoconsapevolezza. I suoi personaggi, ridotti a subire la vita con una sofferenza rassegnata ed insieme lucidamente consapevole, riflettono la crisi dell’uomo del primo Novecento che, sotto apparenti certezze, avverte il vuoto, causa principale dell’inquietudine e dell’angoscia esistenziale. Per questo l’opera di Svevo è idealmente vicina a quella di Pirandello, Joyce, Proust: essa testimonia il male dell’anima moderna.

 

Il romanzo si apre con la Prefazione, lo psicanalista “dottor S.” induce il paziente Zeno Cosini, vecchio commerciante triestino, a scrivere un’autobiografia come contributo al lavoro psicanalitico. Poiché il paziente si è sottratto alle cure prima del previsto, il dottore, per vendicarsi, pubblica il manoscritto. Nel preambolo Zeno racconta il suo accostarsi alla psicanalisi e l’impegno a scrivere il suo memoriale, raccolto intorno ad alcuni temi ed episodi

Il fumo racconta dei vari tentativi attuati dal protagonista per guarire dal vizio del fumo, che rappresenta la debolezza della sua volontà. Ne La morte di mio padre è raccontato il difficile rapporto di Zeno con il padre, che culmina nello schiaffo dato dal genitore morente al figlio. In Storia del mio matrimonio Zeno è alla ricerca di una moglie. Frequenta casa Malfenti e si innamora di una delle quattro figlie del padrone di casa, Ada, la più bella. Viene però respinto e, dopo essere stato rifiutato da un’altra sorella, viene accettato dalla materna e comprensiva Augusta. Nel capitolo La moglie e l’amante Zeno rievoca la relazione con Carla; egli non sa decidersi fra l’amore per la moglie e quello per l’amante, finché è quest’ultima a troncare il rapporto. Il capitolo Storia di un’associazione commerciale è incentrato sull’impresa economica di Zeno e del cognato Guido. Sull’orlo del fallimento, Guido inscena il suicidio per impietosire i familiari, ma muore.

Qui terminano i capitoli del memoriale. Zeno, abbandonato lo psicanalista, scrive un altro capitolo, intitolato Psicoanalisi, in cui spiega i motivi dell’abbandono della cura e proclama la propria guarigione. Il protagonista indica l’idea che lo ha liberato dalla malattia: «La vita attuale è inquinata alle radici»; in definitiva, l’unico mezzo per essere sani è l’autoconvicimento di esserlo.

Protagonista de “La coscienza di Zeno” nell”allestimento del Teatro Carcano di Milano, nel ruolo di Zeno Cosini, Giuseppe Pambieri, attore tra i più versatili della scena italiana, mentre la regia è affidata a uno dei maestri del teatro italiano e internazionale, Maurizio Scaparro.

Nell’adattamento di Tullio Kezich del 1964 il romanzo è stato portato sulle Die Bulldogge lost den “Freestyle Swim Bonus” aus, in welchem eine der drei die Farbe ihrer Medaille enthullt und acht Frei Spiele ermoglicht. scene italiane da Alberto Lionello (1964), Giulio Bosetti con la regia di Egisto Marcucci (1987), Massimo Dapporto con la regia di Piero Maccarinelli (2002).

Italo Svevo

Pseudonimo del triestino Ettore Schmitz, Italo Svevo è l”autore di numerosi racconti, testi teatrali e i noti romanzi “Una vita” (1892), “Senilità” (1898) e “La coscienza di Zeno” (1923). Compiuti gli studi in Germania, visse a Trieste, città multietnica (facente allora parte dell’Impero Austro-Ungarico) e intrisa di culture eterogenee. All”attività letteraria si affianca, sulla spinta delle difficoltà economiche, il lato più prosaico della vita con un impiego in banca e successivamente per il quale viaggerà tra la Francia e l”Inghilterra. La scrittura resta la sua prima e vera passione, ravvivata dall”incontro a Trieste con James Joyce; scoperto da Montale e apprezzato in Francia grazie ai critici Valéry, Larbaud e Benjamin Crémieux, Svevo è il creatore del romanzo d”avanguardia, in cui al tempo oggettivo si sostituisce quello della coscienza. Partito da moduli veristici e dallo psicologismo francese, lo scrittore, forse il più europeo tra i narratori del Novecento italiano, rivela la crisi dell’uomo moderno, la caduta dei dogmi e delle certezze e insieme dell”illusoria speranza di determinare il proprio destino.

Tullio Kezich

Critico cinematografico, sceneggiatore e drammaturgo, il triestino Tullio Kezich (1928-2009) comincia a scrivere recensioni da adolescente, per approdare poi alla professione giornalistica, diventando uno tra i critici cinematografici più apprezzati ed autorevoli del nostro paese. Ha scritto tra gli altri per Panorama, Repubblica e il Corriere della Sera. Collabora anche alle sceneggiature de “Il Posto” e “La Leggenda del Santo Bevitore” di Ermanno Olmi. Firma volumi come “Federico. Fellini, la vita e i film” (Feltrinelli), biografia ufficiale del regista cui è dedicato anche “ Su La Dolce Vita con Federico Fellini. Giorno per giorno la storia di un film che ha fatto epoca” (Marsilio), nonché “Fellini del giorno dopo. Con un alfabetiere felliniano” e “Fellini”. Dal romanzo di Svevo “La coscienza di Zeno”, cura insieme al regista Daniele D”Anza l”adattamento televisivo per lo sceneggiato del 1966 e della miniserie tivvù del 1988; e sempre per il piccolo schermo firma anche la sceneggiatura di un “Don Chisciotte” per la regia di Scaparro e la trasposizione del dostoevskiano “Delitto e Castigo”.

Il regista

Maurizio Scaparro è uno dei registi di teatro italiani più noti a livello internazionale. Il suo profilo intellettuale e creativo, fedele ai temi dell’”utopia teatrale” e della “festa”, passa dalla direzione di istituzioni pubbliche italiane ed europee all’allestimento di spettacoli rimasti nella memoria storica del teatro italiano: dalla “scandalosa” Venexiana del 1972, di Anonimo del ‘500, al Galileo di Brecht del 1987, passando per una innovativa versione dell’Amleto con Pino Micol ed una inedita edizione del Caligola di Camus (che inaugura anche la sua direzione al Teatro di Roma, sempre nel 1987). Sempre negli anni ’80 Scaparro crea, fra gli altri, due spettacoli che hanno lunga vita in Italia e all’estero, il Don Chisciotte, con Pino Micol protagonista (nella doppia versione teatrale e cinematografica) e il Pulcinella, tratto da un testo inedito di Roberto Rossellini, con Massimo Ranieri protagonista (che gli sarà al fianco anche in Le mille e una notte del 1990, in Liolà di Pirandello e successivamente in Polvere di Bagdad nel 2009)

A conclusione dei suoi anni alla direzione del Teatro di Roma, mette in scena Memorie di Adriano, dal romanzo di Marguerite Yourcenar, con Giorgio Albertazzi protagonista, presentato per la prima volta a Villa Adriana di Tivoli.

Il 2000 vede Scaparro impegnato in una trilogia sul grande mito mediterraneo di Don Giovanni iniziando a Roma con Don Giovanni raccontato e cantato dai Comici dell”Arte (2001), l”anno successivo con il Don Giovanni di Mozart per il Teatro Massimo di Palermo (2002) e concludendo la trilogia, in Spagna, per il Teatro Classico di Madrid, con il Don Juan Tenorio di José Zorilla (2003).

Dal 1982 Scaparro dirige anche alcuni spettacoli lirici, dalla regia in prima mondiale alla Scala di Milano de La vera storia, di Luciano Berio su testi di Italo Calvino (1982) ad altri allestimenti in particolare da Puccini, Rossini e Mozart. Ricordiamo, oltre al citato Don Giovanni, Così fan tutte e Le nozze di Figaro, la Bohéme, con le scene di Michel Folon, L’italiana in Algeri di Rossini e la recente Turandot (2009/2011).

Dal Don Chisciotte, e in diverse occasioni fino ad oggi, Maurizio Scaparro lavora anche con attenzione al rapporto creativo tra linguaggio cinematografico e linguaggio teatrale, realizzando alcuni film liberamente tratti dai suoi spettacoli teatrali, come nel 2000 Amerika di Franz Kafka o come Mémoires di Carlo Goldoni, con Mario Scaccia protagonista, o come infine, nel 2008, il film L’ultimo Pulcinella con Massimo Ranieri, scritto da Rafael Azcona.

Nel 2011 Scaparro mette in scena per il Festival dei Due Mondi di Spoleto Eleonora, ultima notte a Pittsurgh, con Anna Maria Guarnieri protagonista e per il Napoli Teatro Festival Il sogno dei Mille, libero adattamento di Roberto Cavosi da Les Garibaldiens di Alexandre Dumas, con Giuseppe Pambieri protagonista.

Nell’ambito del 75° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, Maurizio Scaparro ha realizzato nel 2012 lo spettacolo Viviani Varietà con Massimo Ranieri protagonista, che propone poesie, parole e musiche del “Teatro di Varietà” di Raffaele Viviani, destinato ad una lunga tournée in Italia e in Europa.

Tra i suoi incarichi istituzionali si ricorda la direzione artistica del settore Teatro della Biennale di Venezia dal 1979 al 1982 (memorabile l’eco mondiale suscitata in quegli anni dal suo Carnevale del Teatro) e in seguito, dal 2006 al 2009, la nomina nel 1983 da parte di Jack Lang, ministro della Cultura francese, a directeur adjoint del Théâtre de l”Europe, al fianco di Giorgio Strehler e la successiva direzione artistica del Teatro di Roma dal 1983 al 1990. Per l’Esposizione Universale di Siviglia del 1992 viene chiamato dal governo spagnolo a dirigere le attività teatrali; subito dopo è nominato direttore artistico del Teatro Eliseo di Roma fino al 1999 quando è invitato a dirigere a Parigi il Théâtre des Italiens. Nel 2004 torna in Italia per dirigere la Compagnia Italiana.

Nel 2010, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, viene chiamato dal Comitato per le Celebrazioni a dirigere il progetto Il teatro italiano nel mondo, al Teatro della Pergola e in altri spazi della città, progetto inaugurato con la grande mostra I viaggi intorno al mondo di Eleonora Duse e concluso con spettacoli dedicati al “Risorgimento sognato” e con un grande incontro sul tema I giovani e i Maestri, quale futuro?

Al termine di questo progetto, il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha invitato Maurizio Scaparro a dirigere le attività internazionali della Fondazione Teatro della Pergola, che prevedono nel 2013 anche la formazione di una Compagnia di attori giovani destinata a portare il teatro italiano nelle più significative città europee.

Il protagonista

Attore e regista tra i più poliedrici della scena italiana, Giuseppe Pambieri negli anni ‘70 e ‘80 interpreta ruoli in opere di autori fondamentali (Shakespeare, Pirandello, Goldoni), in molti casi accanto alla moglie Lia Tanzi, e, dagli anni ‘90, alla figlia Micol Pambieri, ottenendo grandi consensi di critica e di pubblico.

Tra le sue interpretazioni più significative, dopo l’esordio nel 1965 ne Il gioco dei potenti di Shakespeare, regia di Giorgio Strehler: Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni, regia di Strehler (1966/67); Le mosche di Sartre, regia di Franco Enriquez (1967), Re Lear di Shakespeare, regia di Strehler (1972/73 e 1977); La città morta di D’Annunzio, regia di Franco Zeffirelli (1976); Il seduttore di Diego Fabbri, regia di Enriquez (1977/78); La bisbetica domata di Shakespeare, regia di Marco Parodi (1981), accanto a sua moglie Lia Tanzi, con cui creerà un sodalizio artistico che proseguirà alternativamente per tutta la sua carriera ; Il bell’Apollo di Marco Praga, regia di Lamberto Puggelli (1983); La dame de Chez Maxim’s di Feydeau, regia di Tonino Pulci (1983); Filottete di Sofocle, regia di Walter Pagliaro (1984); Il matrimonio di Figaro di Beaumarchais, regia di Giancarlo Cobelli (1987/88); Il guardiano di Pinter, regia di Guido De Monticelli (1988/89); Gli innamorati di Goldoni, regia di Pambieri (1988/89); Rumors di Neil Simon, regia di Gianfranco De Bosio (1990/91); Il diario di Anna Frank, regia di De Bosio, accanto a sua moglie e a sua figlia Micol (1991/92); La putta onorata di Goldoni, regia di Pambieri (1993); La cena dei cretini di Francis Veber, regia di Filippo Crivelli (1994); Il mercante di Venezia di Shakespeare, regia di Antonio Syxty (1996); Pallottole su Broadway di Woody Allen, regia di E. Maria La Manna (1988/89); Il costruttore Sollness di Ibsen, regia di Beppe Navello (2000/2001); Il fu Mattia Pascal di Pirandello, regia di Piero Maccarinelli (2001/2002); Vite private di Noel Coward, regia di Giuseppe Emiliani (2002/2003); Caro bugiardo di Jerome Kilty, regia di Pambieri (2003/2004); Il piacere dell’onestà di Pirandello, regia di Puggelli (2004/2005); La scuola delle mogli di Molière, regia di Pambieri (2006); La commedia degli errori di Shakespeare, regia di Pambieri (2006/2007); Todo modo di Leonardo Sciascia, regia di Fabrizio Catalano Sciascia e Maurizio Marchetti (2008/2009); Cena a sorpresa di Neil Simon, regia di Giovanni Lombardo Radice (2010); Il sogno dei Mille da A. Dumas, regia di Maurizio Scaparro (2011); Genio e sregolatezza/Edmund Kean di Claudio Forti, regia di Pambieri (2012).

Pambieri ha inoltre preso parte ad alcune importanti produzioni del Teatro Carcano di Milano: ha recitato in Enrico V di Shakespeare, regia di Guido De Monticelli (1993); Tre sull’altalena di Luigi Lunari, regia di Silvano Piccardi (1994); Molto rumore per nulla di Shakespeare, regia di Antonio Syxty (1994/95); L’uomo, la bestia e la virtù di Pirandello, regia di Giuseppe Emiliani (1997/98), sempre in ditta con Lia Tanzi; ha diretto Marina Bonfigli e Isa Barzizza in Guida alla sopravvivenza delle vecchie signore di Mayo Simon (2011/12).

Numerose le sue partecipazioni a sceneggiati e originali televisivi: Elisabetta d’Inghilterra, regia di Edmo Fenoglio (1970); Le sorelle Materassi, regia di Mario Ferrero (1972); Le inchieste del commissario Maigret: Maigret in pensione, regia di Mario Landi (1972); La figlia di Jorio, regia di Silverio Blasi (1974); Ligabue, regia di Salvatore Nocita (1976); Il signore di Ballantrae,regia di A.Giulio Majano(1979); Lear, regia di Giorgio Strehler e Carlo Battistoni (1979); Quell’antico amore (1981) e Strada senza uscita (1985), regia di Anton Giulio Majano; Incantesimo, regia di Alessandro Cane e Tomaso Sherman (1998-2007 – dalla seconda alla nona stagione).

Numerose anche le sue partecipazioni cinematografiche, ricordiamone alcune:La polizia è al servizio del cittadino?, regia di Romolo Guerrieri; Ligabue, regia Salvatore Nocita; Il deserto dei Tartari, regia di Valerio Zurlini; Squadra antifurto,regia di Bruno Corbucci; Il Conte Tacchia, regia di Corbucci.

Nel corso della sua lunga carriera, caratterizzata da scelte artistiche che spaziano dalla tragedia alla commedia, dal teatro classico a quello moderno, Pambieri ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali: la “Noce d’oro” come miglior attor giovane per Le mosche (1967); il premio “Sarchiapone -Walter Chiari” per il teatro (insieme a Lia Tanzi–2003); il premio internazionale “Caos”, consegnato presso la casa natale di Pirandello ad Agrigento (2004); il premio “Teatrante dell’anno – Città di Lanciano” dedicato a Vittorio Gassman come miglior attore per Il piacere dell’onestà (2005) e La commedia degli errori (2008); la Telegrolla -Premio Saint-Vincent come miglior attore di fiction per Incantesimo (2008); il “Pegaso d’oro -Premio internazionale Flaiano” per la carriera teatrale (2010).