Archivio stagione 2014/2015
“La mia Odissea” di e con Marina Thovez – e con Mario Zucca in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC tra San Gavino, Alghero, Olbia e Palau
CeDAC
XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo
Stagione di Prosa 2014/2015
GIU’ LA MASCHERA!
Ludus in Fabula
La mia Odissea
di e con Marina Thovez – e con Mario Zucca
mercoledì 15 aprile 2015 – ore 21 SAN GAVINO MONREALE / Teatro Comunale
giovedì 16 aprile 2015 – ore 21 ALGHERO / Teatro Civico
venerdì 17 aprile 2015 – ore 21 OLBIA / CineTeatro Olbia
sabato 18 aprile 2015 – ore 21 PALAU / Cine Teatro Montiggia
Il fascino degli antichi miti greci rivive ne “La mia Odissea”, scoppiettante pièce scritta, diretta e interpretata da Marina Thovez, protagonista sulla scena insieme all’attore e comico Mario Zucca e ad un’affiatata compagnia, sulle note del mandolino e della chitarra di Aco Bocina, in duo con il chitarrista Manuel Fernando Augusto: le (dis)avventure di Ulisse nel travagliato ritorno ad Itaca e la solitudine e l’attesa di Penelope, insidiata dagli avidi proci, ma anche la difficile adolescenza di Telemaco, cresciuto senza padre, e le ragioni di Calipso, a fronte dell’imperscrutabile volere degli Dèi e delle ansie e i timori dei mortali, compongono la trama di un intrigante affresco di una società arcaica in cui affiorano spunti di assoluta modernità.
L’originale commedia ispirata al poema di Omero debutterà – in prima regionale – sotto le insegne del CeDAC, nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo mercoledì 15 aprile alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale, per approdare giovedì 16 aprile alle 21 al Teatro Civico di Alghero, venerdì 17 aprile alle 21 al CineTeatro “Olbia” di Olbia e infine sabato 18 aprile sempre alle 21 al CineTeatro Montiggia di Palau.
Nel cast dello spettacolo (prodotto da Ludus in Fabula): Grazia Di Mauro, Mario Finulli, Gianluca Iacono,Felice Invernici, Antonio Paiola, Federico Palumeri e Patrizia Scianca; le evocative scenografie sono di Nicola Rubertelli e la colonna sonora è firmata dallo stesso Aco Bocina.
Tra ironia e leggerezza, Marina Thovez ne “La mia Odissea” affronta i dilemmi del cuore umano e i capricci divini, il gioco delle passioni e il peso delle responsabilità, dando voce e risalto alla figura di Penelope, regina e sposa (quasi) abbandonata; e a quella di Telemaco che, ormai fattosi uomo, parte alla ricerca del padre perduto, ma anche della bella ninfa, invaghitasi dell’eroe greco.
COMUNICATO del 12.04.2015
Si alza il sipario su “La mia Odissea” di Marina Thovez, originale rilettura, in chiave di moderna commedia, del celebre poema attribuito ad Omero: la pièce firmata Ludus in Fabula debutterà nell’Isola sotto le insegne del CeDAC (nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, con lo slogan “Giù la Maschera!”) – in prima regionale – mercoledì 15 aprile alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale, per approdare giovedì 16 aprile alle 21 al Teatro Civico di Alghero, venerdì 17 aprile alle 21 al CineTeatro “Olbia” di Olbia e infine sabato 18 aprile sempre alle 21 al CineTeatro Montiggia di Palau.
Ironico affresco di un’antica civiltà – fortemente intrisa di un sentimento del divino, e dell’arcano – in cui le umane passioni subiscono l’influsso del volere, spesso capriccioso, degli abitanti dell’Olimpo, “La mia Odissea” racconta le peripezie di Ulisse, l’eroe greco vincitore della guerra di Troia, prigioniero sulla via del ritorno dei venti avversi e delle correnti, oltre che della malìa di sapienti maghe come Circe e seducenti ninfe marine come la bella Calipso, alla luce di una sensibilità contemporanea. Sotto i riflettori la stessa Marina Thovez (che firma anche la regia dello spettacolo), insieme all’attore e comico Mario Zucca, e a un’affiatata compagnia formata da (in ordine alfabetico) Grazia Di Mauro, Mario Finulli, Gianluca Iacono, Felice Invernici, Antonio Paiola, Federico Palumeri e Patrizia Scianca; le evocative scenografie che rimandano ai paesaggi dell’immaginario sono di Nicola Rubertelli e la colonna sonora è firmata, e eseguita dal vivo, da Aco Bocina al mandolino e chitarra, in duo con il chitarrista Manuel Fernando Augusto.
Se il re di Itaca sembra condannato a vagare per sempre in terre lontane, senza mai più toccare il suolo dell’isola natìa, la sua lunga assenza segna un pericoloso vuoto di potere: la casta Penelope, moglie fedele e madre dell’erede al trono, è costretta a difendere la posizione e il rango, forse la stessa vita del figlio usando le identiche armi dell’ingegnoso sposo. La regina attende ancora l’arrivo del marito: gli altri comandanti e gli eserciti superstiti son già tornati alle loro case ma l’artefice del fatale cavallo con cui i troiani ignari introdussero morte e distruzione tra le mura della loro città sembra disperso; e in quel tempo interminabile ella governa e tiene a bada la tracotanza dei proci, indolenti e ambiziosi e resi sempre più audaci dalla prolungata lontananza del legittimo sovrano.
La leggendaria pazienza di Penelope che tesse e disfa la sua tela, costringendo i pretendenti ad aspettare la realizzazione di quella preziosa opera di tessitura per avere il suo responso, è il simbolo della costanza e della virtù femminile: donna saggia e coraggiosa, ella conserva la sua dignità, e libertà, senza piegarsi a minacce e ricatti, si fa custode della casa e del talamo, sacro simbolo delle nozze e cresce per i dieci lunghi anni di guerra, e altri dieci di inatteso silenzio, quel bambino che prenderà il posto del padre, legittimo rampollo della stirpe di Ulisse.
L’inganno sottile celato fra i segreti dell’arte della tessitura – pur tra i sospetti – non viene svelato fino all’ultimo e proprio nel momento cruciale, quando la sovrana si accinge a scegliere tra gli arroganti giovani aspiranti al regno, colui che le sarà compagno, ricompare nel suo splendore guerriero, reso più affascinante e come ringiovanito dalla dea Atena, il padrone di casa, che rivendica il suo ruolo e riafferma con le armi il suo potere. Una feroce vendetta, una strage che cancella l’onta e la minaccia del tradimento, segna il ritorno dell’eroe: Ulisse, più ricco d’esperienza, protagonista di mille avventure, riprende il suo posto ma, come insegna il mito, la sua sete di conoscenza lo spingerà ben presto a ripartire.
Uno sguardo contemporaneo non può che sottolineare le differenze di comportamento tra la donna, fedele e casta, padrona della casa e della situazione, e l’eroe ricco d’ingegno che tra un naufragio e l’altro, la fuga da Polifemo e la tentazione dell’oblio offerto dai fiori di loto, si lascia sedurre dalle splendide maghe, ninfe e principesse, senza che quel tradimento infici, in alcun modo, la sua dignità regale o ne oscuri la fama guerriera. Le possibili rivendicazioni di Penelope, nobile regina, condannata ad una sorta di vedovanza, la sua amarezza per il sacrificio, in nome dell’amore del figlio, forse, più che del marito, si confrontano con le ragioni di Calipso, ninfa marina, a sua volta innamorata dello straniero giunto sulla sua isola, e ben decisa a tenerlo legato a sé, mentre egli, stanco di guerre e di morte, di fughe e di inganni, di malizie e capricci divini, ambisce alla quiete domestica nella sua patria lontana e rifiuta senza tema il dono dell’immortalità.
Per Telemaco, allevato dalla madre e cresciuto in una sorta di gineceo tra le ancelle, il padre-eroe è di fatto uno sconosciuto: partito per l’epica impresa di vendicare il rapimento di Elena da parte di Paride, o se si vuole più semplicemente per una campagna militare alla conquista di una delle più ricche e prospere città dell’Asia Minore, Ulisse ricomparirà solo dopo che quel figlio, ormai adulto, avrà imparato a fare a meno di lui. Il mito adombra la storia di molti figli di migranti, dei tanti ragazzi cresciuti senza padre, nel ricordo di una figura emblematica e remota, irraggiungibile, senza un abbraccio, una carezza, uno sguardo, un rimprovero a farli sentire amati, e importanti.
Ne “La mia Odissea” con humour e leggerezza Marina Thovez dà voce ai pensieri, ai sentimenti, alle ansie e al disincanto di una Penelope ormai consapevole della realtà, come alla delusione e alle aspirazioni di Telemaco, fattosi ormai un giovane uomo, e di Calipso, amante abbandonata cui neppure la potenza divina e l’eterna giovinezza hanno permesso di conquistare il cuore dell’irrequieto Ulisse. L’eroe omerico è chiamato a render conto delle sue azioni, nel contesto di una narrazione costruita con un montaggio incrociato di taglio cinematografico, in cui i consigli degli Dèi dell’Olimpo si alternano alle vicende terrene. Non mancheranno sorprese e rimandi all’attualità, in una pièce costruita per divertire e far riflettere, per far sorridere e pensare.
CONTATTI / per l’Ufficio Stampa del CeDAC/ Sardegna:
Anna Brotzu – cell. 328.6923069 – cedac.uffstampa@gmail.com
INFO & PREZZI
SAN GAVINO MONREALE
Biglietti
intero €14 – ridotto €12
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ALGHERO
Biglietti
Platea: €15– ridotto €13
palco: int. €13 – rid €10
loggione: €7
info: tel: 349 4127271 – iousaidaniela@tiscali.it
www.cedacsardegna.it
OLBIA
Biglietti
intero €15 – ridotto €13
info: tel: 0789 28773
info: tel: 0789 28773 – cell. 328.2397198
www.cedacsardegna.it
PALAU
Biglietti
intero €15 – ridotto €12
INFO: cell. 3317607446 – cedacpalau@tiscali.it
Fb: cedacpalau – www.cedacsardegna.it –
Ludus in Fabula
La mia Odissea
testo e regia Marina Thovez
con Marina Thovez e Mario Zucca
e con (in ordine alfabetico) Grazia Di Mauro, Mario Finulli, Gianluca Iacono,
Felice Invernici, Antonio Paiola, Federico Palumeri, Patrizia Scianca
e con la partecipazione straordinaria di
Aco Bocina (mandolino e chitarra) e Manuel Fernando Augusto (chitarra)
scene Nicola Rubertelli
musiche originali Aco Bocina
Lo spettacolo
L’idea di creare una commedia dal vasto tema mitologico dell’Odissea nasce dal desiderio di far rivivere i personaggi che segnano l’inizio della letteratura occidentale nella forma in cui io stessa sento di vivere: il teatro.
Nell’Odissea, come in qualunque opera narrata, l’autore concede raramente ai suoi eroi il privilegio di un monologo o di un dialogo. Ne “La mia Odissea” i personaggi occupano tutta la scena, dunque parlano.
Con devozione e amorevole divertimento ho scritto per Telemaco, per Calipso, per Odisseo e non di Telemaco, di Calipso o di Odisseo.
Nell’elaborazione del soggetto non ho mescolato attualità e passato, mondo di oggi e mondo antico, in cui il soggetto nacque. Ho tenuto i due piani separati, usando l’ironia. E non per smontare il mito che mi affannavo a ricostruire, ma per richiamare ogni tanto il presente nella mente dello spettatore ricordandogli che quello è un altro mondo. Un mondo poderoso, dove il mito non è favola ma religione.
La lotta Odisseo-Calipso non è semplicemente un duetto d’amore, è la lotta tra Dio e Uomo. Mentre sull’Olimpo gli Dei, a concilio, decidono quale destino assegnare a ognuno, Odisseo compie l’ultimo tentativo per tornare a casa mettendosi, ancora una volta, in mare. È il primo segno di una rinascita, dell’uomo che torna uomo. Contemporaneamente il giovane Telemaco si mette in mare per la prima volta per cercare Odisseo: diventa uomo. Intanto, a Itaca, Penelope è assediata dai Proci, gli attentatori delle cose più sacre: moglie e casa.
Da Omero ho cercato di imparare a essere spiazzante, a dare alla trama uno sviluppo insolito, traghettando l’impianto drammaturgico dagli schemi teatrali verso un montaggio cinematografico.
La mia Odissea è dedicata a mia zia Nanna, che, quando ero bambina, mi raccontava le storie degli eroi greci per farmi addormentare, ma sortiva l’effetto opposto di tenermi sveglia con gli occhi sgranati dalla meraviglia.
Grazie, Nanna.
Marina Thovez
I protagonisti
Marina Thovez
Attrice e doppiatrice, Marina Thovez – una laurea in lettere classiche con tesi in architettura greca e una grande passione per l’archeologia – ha scelto di dedicarsi alla recitazione e alla scrittura, alternando il lavoro come interprete alla creazione di commedie e monologhi teatrali.
Formatasi alla Scuola di Teatro di Anna Bolens, il suo amore è il doppiaggio: al cinema ha prestato la voce ad attrici come il premio Oscar Jennifer Tilly, Jessica Lange, Rosanna Arquette, Christy Allen, Blythe Danner. È la voce italiana di molte protagoniste di telenovelas, soap opera, miniserie e telefilm: da Maria Fernanda Candido in “Terra nostra” a Kristin Bauer in “Total Security” a DeLane Matthews in “The Invaders. Gli invasori sono tra noi”.
Il suo talento e la sua versatilità ben si prestano all’universo dei cartoons e dei film d’animazione: è sua la voce di Catwoman in “Batman”, e dell’Alicia Masters de “I fantastici quattro”, la Principessa Oto in “Dragon Ball GT” e altri personaggi del grande schermo.
Nel suo curriculum, anche le réclames: è sua la voce che, nello spot della Breil del 1999 (“New York”), pronuncia l’indimenticabile claim: «Toglietemi tutto, ma non il mio Breil»; e ancora dà voce agli spot di Lavazza, Royal Air Maroc, Volkswagen, Galbusera, Cuki e Matilde Vicenzi per il quale, nel 2000, vince il premio come miglior voce femminile al Radiofestival.
Il suo talento istrionico, e la sua vis comica, spiccano anche sul palcoscenico, dove affina le sue qualità di cabarettista, oltre che di attrice comica e drammatica.
Dalla scena al piccolo schermo: nel 2004 il regista Francesco Massaro la nota in “Dovevi essere tu”, e sceglie come co-protagonista, insieme a Ezio Greggio, della fiction di Canale 5 “O la va o la spacca”; nel 2005 è la giovane scienziata ne “L’Uomo dei sogni”, psicodramma teatrale di Claudio Forti con la regia di Gian Carlo Zanetti.
Il gusto della trasformazione e la capacità di interpretare personaggi anche diversissimi, emergono in commedie come “Quel solito sabato”, con la regia di Massimo Navone, in cui veste i panni delle tre mogli di altrettante coppie simpaticamente in rovina; e nel monologo “I sarti la chiamano vita” (regia di Riccardo Magherini) interpreta 14 personaggi: dal cocainomane alla portinaia, al critico d’arte..
Autrice di monologhi e commedie, la sua scrittura è insieme ironica e colta, assume toni ora comici ora drammatici, provoca, attualizza, fa ridere e fa riflettere. Marina Thovez crea intrecci originali dove inquietudini, timori, dubbi e illuminazioni danno vita a pièces dai ritmi incalzanti e dal gusto dolceamaro, nelle quali ogni parte è in funzione del tutto e ogni singolo elemento – testi, musiche, scenografie – diventa simbolo. Cambiano i personaggi, cambiano i temi, ma in ogni commedia li affronta sempre con leggerezza, rendendoli semplici ma mai semplicistici. La stesura di ogni testo è infatti preceduta da studi approfonditi, ricerche storiche, musicali e linguistiche.
Mario Zucca
Torinese doc, Mario Zucca è doppiatore, attore, autore e direttore artistico, figura di spicco del teatro comico e del cabaret italiano. I suoi spettacoli sono uno sguardo curioso, disincantato, dissacrante, e talora cinico, sull’uomo contemporaneo e sui miti letterari italiani. Il gusto per la trasgressione è evidente in “Madre che coraggio”, “Il sole è tramontato sul Pabuzù” e, soprattutto, in “Pinocchio”, “Con tutto il cuore” e “Realtà periferiche”.
A metà degli anni Settanta frequenta la scuola di recitazione e dizione di Iginio Bonazzi e l’Accademia d’Arte Drammatica di Ernesto Cortese. Partecipa a importanti trasmissioni e varietà satirici radiofonici e inizia a lavorare come doppiatore e cabarettista.
Al festival del Cabaret di Loano del 1986 vince il premio per i migliori testi.
Fin dagli esordi, intraprende la carriera di doppiatore: ha prestato la sua voce a vari personaggi di fiction e telenovelas, e ad attori come Michey Rourke, Jeff Bridge, James Caan, Burt Reynolds, Keith Carradine. Nel suo carnet anche molti personaggi dei cartoni animati: da Fred Flintstone ne “I Flintstones”, a Bruce Wayne in “Batman” e in “Batman of the Future”, Crostaccia in “Geronimo Stilton”, Zordon ne “Power Rangers”, Al Satan e Dio della Terra in “Dragon Ball” e “Dragon Ball Z”, Mister Krab in “Spongebob”.
È la voce di Premium Crime, della pubblicità di Fiat Lancia e Thema, dei Gioielli Damiani, di Candy, Bayer, Galbusera e Valtur.
La televisione lo fa conoscere al grande pubblico fin dal 1987, quando fa parte del cast della trasmissione “Drive In” nella quale lancia il tormentone «Vi amo bastardi». Dal 1992 al 1995 è ospite fisso al “Maurizio Costanzo Show”, grazie al quale entra nelle case degli italiani. Arrivano i programmi come “Una serata in famiglia” di Vittorio Gassman, “Zelig”, “Buona domenica”, “Cento vetrine,” e le fiction di Rai 1 “Una vita in regalo” con Luca Barbareschi, Claudio Amendola e Remo Girone, “Zodiaco”, “Fuori Classe” con Luciana Littizzetto, “La donna della domenica” dal romanzo di Fruttero & Lucentini, e di Canale 5 “Un ciclone in famiglia” 1 e 2.
Sul grande schermo nel 1980 interpreta il film “Tony, l’altra faccia della Torino violenta” di Carlo Ausino. Lavora nelle commedie di Carlo Vanzina “In questo mondo di ladri” (2004), “Un’estate al mare” (2008), “Ex – Amici come prima!” (2011), di Ezio Greggio in “Box Office 3D. Il film dei film” (2011) e di Alessandro Siani in “Il principe abusivo”.
È il teatro la sua grande passione e lo impegna in spettacoli e monologhi spesso al confine con il drammatico, in bilico tra tristezza e umorismo: “Patria Potestà” di Pavlosky”, “Le miserie ‘d Monsù Travèt”, “Monsieur Hibraim e i fiori del Corano”. È una passione che divide con Marina Thovez sua compagna di avventura sul palco e nella vita. A partire dai primi anni Novanta scrive con lei alcuni suoi monologhi come “Porca Vacca”, “Aspettando Ridge”, “Versi da Bere”. Ma è con “Mortimer & Wanda”, del 2000, che il loro sodalizio diventa indissolubile. Ha origine il loro nuovo modo di fare teatro e iniziano le tournée in coppia: “Dovevi essere tu”, “Quel solito Sabato”, Casina” e “La Primavera di Praga”.
Con Marina Thovez – sua compagna d’arte e di vita – crea la compagnia teatrale “Ludus in Fabula”.