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“L’abito della sposa” con Pino Strabioli e Alice Spisa in tournée tra Alghero, Oristano, Tempio e Olbia

CeDAC
XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo
Stagione di Prosa 2014/2015
GIU’ LA MASCHERA!

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ArTè Teatro Stabile d’Innovazione

in collaborazione con Todi Festival

L’abito della sposa

di Mario Gelardi

con Pino Strabioli e Alice Spisa

lunedì 2 marzo 2015 – alle 21 ALGHERO / Teatro Civico

martedì 3 marzo 2015 – alle 21 ORISTANO / Teatro Garau

mercoledì 4 marzo 2015 – alle 21 TEMPIO PAUSANIA / Teatro del Carmine

giovedì 5 marzo 2015 – alle 21 OLBIA / CineTeatro Olbia

Un affresco dell’Italia all’inizio degli Anni Sessanta – tra matrimoni da favola e maliziosi scandali, il viaggio in Italia di John Fitzgerald Kennedy, il fascino delle dive e il miracolo economico – con “L’abito della sposa” di Mario Gelardi: una pièce poetica e venata di dolceamara ironia, per rivivere le atmosfere di un’epoca attraverso lo sguardo ingenuo dei due protagonisti, un sarto dell’esercito e una giovane e timida ricamatrice, interpretati da Pino Strabioli e Alice Spisa, per la regia di Maurizio Panici.

Lo spettacolo – prodotto da ArTè/ Teatro Stabile d’Innovazione, con scene e costumi di Alessandro Chiti e musiche di Paolo Vivaldi, mentre il disegno luci è di Roberto Rocca – debutterà in prima regionale lunedì 2 marzo alle 21 al Teatro Civico di Alghero; e la tournée, sotto le insegne del CeDAC, nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, con lo slogan pirandelliano “Giù la Maschera!”, proseguirà martedì 3 marzo alle 21 al Teatro Garau di Oristano, mercoledì 4 marzo alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania e infine giovedì 5 marzo alle 21 al CineTeatro Olbia di Olbia.

Un itinerario all’indietro nel tempo, tra i sogni e le speranze di una rinascita nel pieno del cosiddetto “boom”, e le vite di due personaggi diversissimi, ciascuno con un proprio segreto, impegnati a confezionare il vestito nuziale per la figlia di un ufficiale: fra pieghe di stoffa e ricami, i due via via prendono confidenza e si svelano fra reticenze e pudori, affiorano frammenti del passato, desideri e rimpianti, le difficoltà e le piccole gioie del quotidiano.

Le storie dei protagonisti offrono lo spunto per affrontare con delicatezza temi importanti – e attuali – come la condizione femminile e i pregiudizi contro l’omosessualità, e la diversità in genere, tra l’evoluzione dei costumi e la morale cattolica, la crescita industriale e fenomeni come l’urbanizzazione che hanno prodotto profonde trasformazioni economiche ma anche culturali nella società italiana, sull’eco delle notizie dei rotocalchi – dalle chiacchieratissime nozze di Sophia Loren e Carlo Ponti, alla “scandalosa” liason fra Teddy Reno e Rita Pavone, ma anche l’arrivo a Roma del presidente degli Stati Uniti d’America.

COMUNICATO del 28.02.2015

Si apre il sipario su “L’abito della sposa” di Mario Gelardi – deliziosa commedia in cui s’intrecciano i destini di due personaggi, un sarto esperto di divise militari e una giovane ricamatrice, impegnati nella realizzazione di un vestito da sogno, quello che la figlia di un capitano indosserà davanti all’altare nel “giorno più bello”: sotto i riflettori l’eclettico Pino Strabioli, attore e conduttore televisivo, e Alice Spisa (Premio Ubu 2013 come miglior attrice Under 30 per “Lo stupro di Lucrezia” di Shakespeare) – per la regia di Maurizio Panici.

Tra garbata ironia e un pizzico di nostalgia per un mondo forse più semplice ma ancora pieno di autenticità e sentimento, lo spettacolo prodotto da ArTè/ Teatro Stabile d’Innovazione (con scene e costumi di Alessandro Chiti e musiche di Paolo Vivaldi, mentre il disegno luci è di Roberto Rocca) debutterà in prima regionale lunedì 2 marzo alle 21 al Teatro Civico di Alghero; e la tournée, sotto le insegne del CeDAC, nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, con lo slogan pirandelliano “Giù la Maschera!”, proseguirà martedì 3 marzo alle 21 al Teatro Garau di Oristano, mercoledì 4 marzo alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania e infine giovedì 5 marzo alle 21 al CineTeatro Olbia di Olbia.

La pièce disegna un affascinante e poetico affresco dell’Italia dei primi Anni Sessanta – e più precisamente in quel fatidico 1963 in cui facevano notizia le vicissitudini sentimentali di Carlo Ponti e la splendida Sophia Loren, tra richieste di annullamento alla Sacra Rota, e successive nozze messicane delle celebre coppia, con conseguente accusa di bigamia per il produttore (solo anni dopo si celebrerà in privato a Parigi il matrimonio che sancirà “ufficialmente” l’unione tra la celebre diva del cinema e il suo pigmalione) e la scandalosa liason tra Rita Pavone e Teddy Reno. Nell’estate di quello stesso 1963 si svolse la visita ufficiale del presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, a Roma – dove incontrò le più alte cariche dello stato – e poi a Napoli: «L’Italia, ha scritto Shelley, è il paradiso degli esiliati; in questo mio breve esilio dal clima di Washington … ho immensamente apprezzato questo paradiso come ultima tappa del mio viaggio in Europa» disse JFK, «Lascio questo Paese con rammarico e l’unica scusa per la brevità del mio soggiorno è la certezza del mio ritorno» – una promessa che non poté mantenere: il 22 novembre a Dallas fu ucciso dal proiettile di un cecchino.

“L’abito della sposa” regala quindi una fotografia del Belpaese nel pieno del “boom” economico – un inatteso Eldorado – che sembra destinato a durare per sempre, cancellando il ricordo della guerra e di una fame e miseria plurisecolari – salvo rivelarsi in seguito un miraggio di breve durata: lo sviluppo industriale e il relativo benessere, la mutazione dei contadini in operai, e operaie, e il processo inarrestabile della modernizzazione avrebbe comunque determinato un cambiamento profondo della società italiana, e della condizione femminile. Sullo sfondo di una rivoluzione culturale – con l’emancipazione delle donne, non più (solo) “angeli del focolare” e i primi segni di un nuovo spirito “consumistico” ed edonistico, con il successo dell’alta moda e l’affermarsi delle grandi sartorie italiane – nel piccolo laboratorio in cui prende forma la veste nuziale, nasce una forma di confidenza se non di amicizia tra i due personaggi, che si scoprono, pur così diversi, in qualche modo simili, ciascuno con un proprio segreto in cuore.

Tra i fasti mondani raccontati sui rotocalchi e la normalità, resta lo spazio del sogno, in cui fantasticare sul futuro e immaginare una società migliore, più giusta, evoluta e aperta: un sollievo, una piccola pausa nella routine e nel lavoro che scandisce le giornate, un lieve alito di vento che ravviva lo sguardo e restituisce il sorriso. Nell’Italia all’inizio degli Anni Sessanta il nuovo benessere, l’innalzamento del tenore di vita per molti se non per tutti, e perfino il diffondersi della radio e della televisione incidono profondamente non solo sulla dimensione pratica e materiale della vita, ma anche sulla psicologia delle masse, sul gusto individuale e sull’immaginario e perfino sul “naturale senso del pudore”. Quel che prima era inimmaginabile, ora desta al più scandalo, suscita pettegolezzi e commenti, ma sempre più spesso peccati inconfessabili, e certi segreti di famiglia, vengono mostrati e vissuti alla luce del sole – almeno per quel che concerne le personalità di spicco del bel mondo, le attrici e i divi del cinema.

Le passioni infuocate raccontate sul grande schermo sono ancora lontane dalla realtà conosciuta dai più, ma rappresentano pur sempre un (cattivo) esempio di libertà di costumi e di pensiero, una tentazione non più remota, ma quasi tangibile per chi senta di non riconoscersi in certe regole moralistiche e rigidi principi, spesso ipocritamente disattesi da coloro che più li difendono in pubblico. Le tracce di una morale arcaica – capace ancora di identificare la malattia con il frutto della colpa, di cercare un segno di una punizione divina nelle palesi ingiustizie e nelle catastrofi – sono ormai quasi svanite; ma resta vivo il senso della critica sociale, del giudizio collettivo, il peso della condanna di una morale dogmatica.

L’emancipazione femminile – già iniziata ma ancora in divenire – non coincide con una riconosciuta libertà per la donna di fare le proprie scelte – sul piano privato e sentimentale, e tanto meno in pubblico: il caso di Sophia Loren e Carlo Ponti, il cui amore venne contrastato dallo stato e dalla chiesa, con tanto di minacciata scomunica, appare emblematico non meno di quello di Rita Pavone e Tony Renis. Se le cronache mondane ridondavano di pettegolezzi, amori e tradimenti veri o presunti continuavano – e continuano ancor oggi – a far notizia, la scelta di contraddire pubblicamente le regole e convenzioni – in particolare l’inscindibilità del vincolo matrimoniale, poteva rappresentare una sfida molto ardua – e non a caso quello stesso 1963 è pure l’anno in cui Mina lasciò “Canzonissima” (e appena l’anno prima, per ben altri motivi, Dario Fo e Franca Rame erano stati sospesi dal programma).

Nell’Italia che cambia i due protagonisti incarnano la necessità di essere se stessi e vivere la propria vita senza doversi nascondere e senza indossare una maschera gradita ai censori della morale – pubblica e privata: nei loro ricordi e nei loro sogni, nei loro racconti affiora l’umanità profonda e autentica di un Paese in bilico fra passato e presente, proiettato nel futuro ma ancora pieno di pregiudizi e timori. Questioni come la condizione della donna o l’omosessualità – allora come adesso – erano tutt’altro che risolte e “L’abito della sposa” può essere l’occasione per riflettere e confrontarsi con il ritratto di quei nostri ieri, in fondo non troppo lontani dall’oggi. Con un pizzico di lieve umorismo e di poesia.

CONTATTIper l’Ufficio Stampa del CeDAC/ Sardegna:

Anna Brotzu – cell. 328.6923069 – cedac.uffstampa@gmail.com

INFO & PREZZI

ALGHERO

Biglietti
Platea: €15– ridotto €13
palco: int. €13 – rid €10
loggione: €7

info: tel: 349 4127271 – iousaidaniela@tiscali.it
www.cedacsardegna.it

ORISTANO

Biglietti:
posto unico: intero €14 – ridotto €12
info: cell. 345 1170216 – www.cedacsardegna.it

OLBIA

Biglietti
intero €15 – ridotto €13

info: tel: 0789.28773 – cell. 328.2397198
www.cedacsardegna.it

TEMPIO PAUSANIA

Biglietti:

Platea intero e galleria centrale €15
Platea ridotto e galleria laterale €13
Loggione €6

riduzioni: under 25, over 65

Info: 339.3556695 – imma.serra@tiscali.it
tel. 079 671580 – 079 630377 – infogiovani.tempio@tiscali.it
www.cedacsardegna.it – F teatrodelcarminetempio

SCHEDA DELLO SPETTACOLO

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ArTè Teatro Stabile d’Innovazione

in collaborazione con Todi Festival

L’abito della sposa

di Mario Gelardi

con Pino Strabioli e Alice Spisa

scene e costumi Alessandro Chiti

musiche Paolo Vivaldi

luci Roberto Rocca

regia Maurizio Panici

durata: un’ora e 10 minuti senza intervallo

Lo spettacolo

Italia 1963. E’ l’anno del matrimonio Ponti – Loren, della visita in Italia di Kennedy, della scandalosa love story tra Teddy Reno e Rita Pavone, è l’anno della tragedia del Vajont. Alto- basso, rosa-nero, le vicende si alternano così nel paese ed anche nella vita del sarto Lucio.

Lucio è un sarto di abiti militari, figlio di un sarto di abiti militari; ha girato tutta l’Italia con i suoi genitori ed ora parla un dialetto che è un miscuglio di molte lingue. Lucio è un uomo di mezza età, un po’ irascibile, dai modi spicci e diretti, ma in fondo una brava persona, quindi non se la sente -e forse non può proprio rifiutare- quando un capitano gli chiede di cucire l’abito da sposa di sua figlia.

Lucio non può tirarsi indietro, ma non sa nemmeno come fare, così è costretto ad assumere una giovanissima sartina, Nunzia, una ricamatrice che ci riporta direttamente all’atmosfera di quegli anni. Così il logorroico Lucio deve dividere la sua sartoria con la timida Nunzia «che per tirarle una parola di bocca ci vuole più di una tenaglia».

E’ l’incontro e la scoperta di due vite, di due imprevedibili vite e tra la passione per le canzoni di Rita Pavone e le ritrosie di una ragazza che non sa come comportarsi con gli uomini, raccontiamo il mondo fuori da quella sartoria, ma anche il piccolo mondo di due persone che custodiscono un segreto che finalmente possono svelare.

Mario Gelardi

L’autore

Mario Gelardi è regista e coautore di “Santos” (tratto da un racconto di Roberto Saviano), e de “La città di fuori”, (tratto da “La città perfetta” di Angelo Petrella), ancora regista e coautore insieme a Roberto Saviano di “Gomorra” (Premio “Olimpici per il teatro” come miglior novità italiana), spettacolo rappresentato in tutta Europa che ha visto anche varie edizioni straniere.

Premio Ustica per il teatro 2005 (Sez. premio Scenario) con Quattro, finalista del premio Riccione 2005 con “Becchini”, Premio Fersen per la drammaturgia con “La vita come prima” scritto con Giuseppe Miale di Mauro, Premio Flaiano 2002 con “Malamadre”.

E’ fondatore e direttore editoriale della Casa Editrice Caracò.

Attualmente si occupa della direzione artistica del Nuovo Teatro Sanità a Napoli.

I protagonisti

Pino Strabioli – attore, autore, conduttore televisivo. E’ stato diretto da Patrick Rossi Gastaldi, Paolo Poli, Ugo Gregoretti, Marco Parodi, Lucio Gabriele Dolcini, Pupi Avati, Citto Maselli, ha lavorato fra gli altri con Gabriella Ferri, Franca Valeri, Piera Degli Esposti, Marina Confalone, Sandra Milo, Anna Mazzamauro. Il debutto televisivo con Fabio Fazio in “T’amo Tv” (TMC), fra altri programmi “Senza fissa dimora”, “Souvenir d’Italie” (tmc), “Uno Mattina” (Rai uno) “Aspettando cominciamo bene”, “Cominciamo Bene Prima”, “Il Cartellone di Palco e retropalco” (Rai tre). Nelle ultime stagioni “That’s Italia” con Filippa Lagerback (la7d) “Apprescindere” ed “Elisir” con Michele Mirabella (Rai tre). Ha curato il volume “Gabriella Ferri Sempre “ (Iacobelli editore), firma con Paolo Poli “Sempre fiori mai un fioraio“ (Rizzoli 2013)

Alice Spisa debutta giovanissima a fianco di Maria Paiato ne “Il Dilemma del Prigioniero”, con la regia di Maurizio Panici, che la dirigerà in molti altri lavori. Si trasferisce per quattro anni a Londra, dove studia con Giles Foreman e Liana Nyquist. Tornata in Italia, entra alla Scuola del Teatro Stabile di Torino da cui si diploma nel 2012. Diretta da Valter Malosti è Titania nel “Sogno di una notte di mezza estate” e la protagonista de “Lo Stupro di Lucrezia” di Shakespeare. Nell’estate 2013 interpreta l’eroina de “L’Ombra di Antigone” per la regia di Roberto Guicciardini. Altri lavori includono “Processo a Gesù”, “Cantata per la festa dei bambini morti di mafia”, “Evil Sisters”.

Firma per il teatro numerose traduzioni di testi dall’inglese.

Nel 2013 vince il Premio Ubu come Nuova Attrice Under 30.