/ MASTER di 1° Livello in Danza e Inclusione Sociale

Un modello di creatività contemporanea per l’inclusione sociale

L’arte come strumento di crescita personale e integrazione sociale per un nuovo modello di creatività contemporanea: si svolgerà in Sardegna il primo Master di 1° Livello in Danza e Inclusione Sociale promosso dall’Accademia Nazionale di Danza (MIUR) in collaborazione con l’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo, il CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna, l’associazione Tersicorea/ Officina delle arti sceniche e performative, la cooperativa Maya INC e l’ ASMED/ Associazione Sarda Musica e Danza. Un progetto che scaturisce da un’attenta ricognizione del territorio e dall’analisi dei bisogni e delle istanze delle comunità di fronte all’evoluzione della società, per offrire un percorso di formazione e alta specializzazione a laureati in Danza e Discipline dello Spettacolo, in Scienze Motorie, Psicologia e Antropologia in Italia e all’estero realizzato con il patrocinio e il sostegno del MiBAC/ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Selargius e con il fondamentale contributo della Fondazione di Sardegna.

Il MaDIS intende formare nuove figure professionali con competenze teoriche e pratiche nelle arti coreutiche capaci di utilizzare la danza e il movimento in contesti collettivi come strumento di aggregazione, integrazione e interazione sociale. Nella moderna civiltà multietnica alle soglie del terzo millennio l’arte può trasformarsi in potente catalizzatore di energie favorendo il superamento di barriere culturali e linguistiche, fisiche e metafisiche, ideologiche e economiche favorendo l’incontro e la reciproca conoscenza e rinsaldando l’idea di appartenenza e il senso di comunità. L’inclusione sociale è un ambito ricco di promesse per la ricerca e un’interessante sfida per coreografi e danzatori chiamati a interpretare e interrogarsi sulla condizione umana e quindi sulle forme estreme del disagio e dell’emarginazione. La danza fin dalle origini della civiltà è stata al centro di riti collettivi che scandiscono i momenti fondamentali della vita della comunità in rapporto agli eventi e al ciclo della natura – il tempo della semina e del raccolto, le nascite, i matrimoni e i funerali, la guerra e la pace – con funzioni di celebrazione e auspicio, come spazi di aggregazione e condivisione di forte valore simbolico e identitario – ai confini del sacro – in virtù del potere ipnotico e catartico del movimento e dell’espressione corporea che rompono gli schemi del quotidiano per rispondere a un’intima esigenza in una sintesi di forza e bellezza.

Il MaDIS promuove lo sviluppo di competenze nella elaborazione e realizzazione di iniziative e progetti mirati per favorire l’inclusione e interazione tramite strategie artistiche che siano in grado di individuare e valorizzare le specificità e le diversità presenti nei diversi contesti territoriali e sociali – attraverso esperienze creative, aggreganti, integranti e ludiche. La Danza e l’inclusione sociale è il progetto didattico che l’Accademia Nazionale di Danza, nella sua responsabilità di unico Istituto in Italia di alta cultura in ambito coreutico, ritiene indispensabile proporre per la formazione di operatori provenienti da differenti ambiti disciplinari attraverso un percorso di ricerca e conoscenza che interagirà con le politiche sociali attive nel territorio.

L’Isola diventa dunque il fulcro di un “esperimento” sulle nuove frontiere della danza applicata alle questioni sociali e declinata nel senso dell’attualità, come elemento inclusivo e motore di apertura e di dialogo a fronte dei nodi irrisolti e alla crescente complessità dell’era della globalizzazione e della realtà virtuale e aumentata – tra moderne migrazioni e progressiva alienazione dell’individuo dietro lo schermo della tecnologia – – per attivare processi cognitivi e modalità espressive attraverso i linguaggi della scena declinati con sensibilità contemporanea all’interno della irrinunciabile dialettica tra arte e società.

In Sardegna – terra antica e ricca di tradizioni e cultura al centro del Mediterraneo – prende così forma il nuovo processo di creazione che scaturisce dall’impatto con il reale, dove la dimensione laboratoriale e esperienziale acquista rilevanza nella composizione dell’opera coreutica e contribuisce a definirne temi e direttrici di senso poi riplasmati e trasfigurati nella cifra peculiare di ciascun artista. L’orizzonte percettivo si allarga fino a comprendere l’indicibile, quanto di più nascosto e intimo si cela sotto la superficie di un’apparente “normalità” – le fratture dell’anima, il dolore e l’assenza d’amore – fino a toccare le corde più segrete risvegliando memorie sopite, per dar spazio alla singolarità e insieme alla molteplicità delle storie e delle esperienze, in una scrittura del corpo e “sul” corpo che illumina il lato oscuro o al contrario riveste di ombre rendendola più ricca e profonda la materia visibile per dar voce all’inquietudine. Il Master di 1° Livello in Danza e Inclusione Sociale si propone come una risposta possibile ai drammi silenziosi e alle emergenze sociali con l’obiettivo se non di “guarire” di prendersi cura dell’individuo in quanto persona e della collettività senza dimenticare o lasciare indietro nessuno inseguendo l’idea di una società aperta e accogliente, generosa e ospitale – come la Sardegna. Se l’arte racchiude l’esperienza del sublime, rappresenta l’espressione più alta dello spirito umano, ogni sua declinazione e incarnazione trova nutrimento nel reale oltre che nell’immaginario, non può prescindere dal contesto né dalla propria epoca: sia pure scegliendo e attuando il dissenso e mantenendo una distanza critica, e ogni gesto artistico è necessariamente “politico” perché riferito alla dimensione della polis – ovvero della comunità – anche nel caso che la rinneghi e ne respinga valori e regole.

Focus sulle potenzialità (anche) terapeutiche dell’arte – e della danza in particolare – con il primo MaDIS organizzato dall’Accademia Nazionale di Danza di Roma che per la prima volta varca i propri confini per rivolgersi ai territori e innescare un circuito virtuoso mettendo a disposizione l’elevato grado di competenza nella formazione e nella didattica della Scuola di Coreografia per fornire risposte adeguate alle istanze della società – a partire dalla Sardegna.

Il Master sarà organizzato in tappe didattico-performative che includeranno tutte le attività previste dal percorso formativo quali: lezioni frontali, laboratori, didattica interattiva, visite didattiche, conferenze, tirocini e stages. Un complesso di pratiche con le quali lo studente si orienterà nella ricerca individuale applicata alle diverse attività di gruppo e in sinergia con le strutture e gli Enti Culturali della Regione Sardegna. L’alternanza di uno studio pratico e teorico garantirà l’acquisizione delle competenze previste dal Master in linea con i suoi obiettivi e finalità, che comprendono l’approfondimento delle pratiche di improvvisazione coreutica-musicale e delle relazioni tra gli elementi compositivi della danza e della musica e più specificamente lo studio di un modello di creatività coreutica contemporanea in relazione all’inclusione sociale; attraverso il confronto tra ambiti culturali differenti al fine di valorizzare le differenti individualità e infine l’ideazione e realizzazione di una produzione con i partecipanti del territorio. Fondamentale l’interazione con istituzioni e realtà presenti e operanti sul territorio e dunque l’attivazione di ulteriori sinergie con istituti penitenziari, Università della terza età e associazioni.

LABORATORI E TIROCINI

Moving Closer – verso Pièce per CINQUE laboratorio e tirocinio a cura del coreografo Andrea Gallo Rosso (IMPROVVISAZIONE E DANZA DI COMUNITA)’ “Pièce per cinque” del coreografo Andrea Gallo Rosso. Si tratta di dieci giorni di Laboratorio con del Master di I livello e dieci giorni di tirocinio con spettacolo finale, che nascerà grazie al sostegno del CEDAC. “Pièce per cinque” fa parte di un progetto nazionale, che prevede la creazione di uno spettacolo con danzatori professionisti e una parte laboratoriale indirizzata a non danzatori – Over60, persone con disabilità, rifugiati. Tutto il progetto nasce per investigare a fondo due tematiche principali: Conflitto e memoria. Questi temi sono fondamentali per una maggiore comprensione dell’epoca che stiamo vivendo. Il processo di creazione dello spettacolo sarà collegato ad un processo laboratoriale rivolto a rifugiati e persone anziane. L’idea è di creare un collegamento tra questi due gruppi di persone, creando un dialogo tra loro.

Per una didattica del corpo narrativo Laboratorio a cura del coreografo Stefano Mazzotta (SCRITTURA COREOGRAFICA) Scrittura coreografica (analisi del movimento e prove di composizione), laboratorio creativo (percorsi di messa in scena intorno a specifiche tematiche/testi teatrali) Conoscere il proprio corpo e gli infiniti significati di cui è potenziale portavoce significa presenziare coscientemente a ogni singolo suo stare o muoversi, con la chiara coscienza di ciò che questo implica in termini drammaturgici. Essere dunque presente ad ogni più piccola porzione di sè e saper declinare le parti al servizio e nella costruzione di un messaggio chiaro e cosciente. “Comporre” le frasi con le quali daremo voce al nostro corpo, danzare, sarà come dipingere un paesaggio di fronte agli occhi del nostro interlocutore: comprenderne e restituirne forme e dimensioni, spazio e distanze, intensità di colori e sfumature. Intrapreso questo percorso di analisi avremo fatto il primo passo verso l’onestà che ci è richiesta sulla scena, pur con le inevitabili preziose variabili che sono proprie di ogni cosa viva. Il corpo, malgrado ogni nostro sforzo di neutralità, comunica incessantemente, facendo uso di un vocabolario di forme, adottate da ogni esperienza vissuta, tra quelle che più amiamo e in cui più ci riconosciamo. Possiamo raccogliere coscientemente questi “segni” e, con essi, costruire la nostra propria lingua. Poi imparare a riconoscerne i meccanismi, il “lessico”, la “sintassi”. Per trovare la misura di una precisa corrispondenza tra ciò che intendiamo dire e ciò che ininterrottamente il nostro stare o fare manifesta.

Verso Elegia: dare forma al Racconto Tirocinio a cura del coreografo Stefano Mazzotta Il tirocinio si svolgerà nel Comune di Settimo San Pietro durante la residenza artistica “Interconnessioni” Progetto di residenza artistica 2018/2020_Artisti nel territorio ai sensi dell’intesa stato regioni, in attuazione dell’art.43 (residenze) del D.M 27/07/2017 Gli studenti coinvolti nel processo avranno modo di seguire le tappe del percorso di costruzione dell’opera e approfondireaspetti connessi alla composizione, alla drammaturgia e i passaggi della residenza, le interviste agli artisti, i momenti di condivisione, la creazione, gli spazi, gli abitanti e tutto ciò che testimonia il percorso di residenza artistica. Il frutto di questo percorso, diviso tra approfondimenti di natura pratica e teorica, diventerà l’originale vocabolario gestuale e di movimento dell’opera.

Un’esperienza di movimento laboratorio e tirocinio a cura della coreografa Sara Angius (RELEASE TECHNIQHE E FLOORWORK) Gesto naturale quotidiano, morbidezza, impulsi e reazioni, istinto e ragione, contrazione, espansione, una musica del corpo che agisce guidata dalla musica costituisce, sia a livello creativo che didattico, la forza motrice che mi conduce. Nello specifico il lavoro didattico si basa sui macro-principi della tecnica “Release” (appresi attraverso lo studio della metodologia di Anna Teresa de Keersmaeker), elaborati, trasformati e influenzati da una ricerca di movimento orientata alla creazione. Il corpo così concepito diventa “come una pianta di bambù”, estremamente forte e radicato al suolo e, allo stesso tempo, estremamente morbido e flessibile. Gli elementi centrali degli interventi di laboratorio si sviluppano partendo dall’apprendimento e dalla pratica di sequenze fisiche, sperimentando i principi di “peso e gravità”, “impulsi attivi” e “movimenti passivi”, “azione” e “reazione”, nozioni che verranno introdotte fin dall’inizio e applicate ai diversi esercizi. La mente e il corpo sono impegnati nell’esplorazione di una qualità di movimento molto specifica, nell’ascolto del peso del corpo e nell’analisi di nuove dinamiche e del modo in cui il corpo si relaziona al suolo, alla ricerca di consapevolezza e sensibilità rispetto agli impulsi che provengono dalle varie parti del corpo (estremità o centro). Durante il percorso di formazione artistica, riscaldamento ed esercizi di floor work si evolvono, partendo da sequenze basiche e semplici fino ad arrivare a frasi più lunghe e articolate, dove entrano in gioco diverse dinamiche, isolamento delle parti del corpo, consapevolezza dello spazio e musicalità. Corpo/spazio fisico, corpo/spazio interiore, relazione, interlocutori: da qui nasce la connessione di un corpo con un altro corpo, che provoca la scoperta e la conseguente sperimentazione di nuove possibilità di utilizzo del peso, gravità, postura e comunicazione, introducendo un nuovo livello di comunicazione e consapevolezza dello spazio, degli altri interlocutori e della scena: l’acting verso la creazione. Il momento della creazione costituisce l’applicazione di tutti gli strumenti acquisiti man mano e elaborati secondo un concetto di scrittura coreografica. Al danzatore verranno forniti gli strumenti utili e necessari alla composizione coreografica su tre piani di versi: il corpo in relazione allo spazio, il corpo in relazione a un altro corpo, il corpo in relazione al gruppo. In questa fase tutti gli elementi sperimentati e indagati diventano i principali ingredienti del linguaggio non verbale e di una scrittura corporale, in cui essi sono sinergicamente considerati complementari e unici. Il danzatore diventa non mero strumento di interpretazione e rappresentazione, ma organo importante di una partitura, in cui autore, interprete e coro diventano un atto unico.

Il corpo che parla, il corpo che ascolta laboratorio e tirocinio a cura del coreografo Guido Tuveri (MOVIMENTO INTROSPETTIVO) Il corpo è uno strumento perfetto: è il tramite per comunicare, comprendere, imparare, sentire, agire nel mondo, in cui ci permette di esistere. Grazie al Metodo Tuveri si re-impara a dargli la centralità che gli è propria e che, troppo spesso, in tempi di fretta e tecnologia, ha perso. Il laboratorio – suddiviso in tre moduli – si rivolge in particolar modo ai formatori, genitori, educatori, insegnanti, mediatori culturali, quali utilizzeranno le conoscenze apprese per migliorare la comunicazione con i loro interlocutori. Un percorso per chiunque creda nelle potenzialità conoscitive e auto-conoscitive del corpo, per meglio capirle e utilizzarle, nella relazione con sé e con gli altri.