la farfalla meccanica

di Giancarlo Biffi

Cada Die Teatro

con
Mauro Mou (Callé), Silvestro Ziccardi (Chiodino) e
Giorgio del Rio (Giovanni l’elettricista)

luci, fonica e percussioni Giorgio Del Rio
contributo al testo Mauro Mou e Silvestro Ziccardi
contributo realizzazione scene Marilena Pittiu
scenografia Giancarlo Biffi

regia
Giancarlo Biffi

“Mariposa, la farfalla meccanica” Premio Ribalta 2002

finalista allo Stregagatto 2000, ha ottenuto la seguente menzione dalla Giuria internazionale: ‘attori accattivanti, espressivi e capaci, che ci trasportano in un universo dove la libertà e il coraggio hanno ragione sulla crudeltà di un mondo dominato dal denaro’.

In un mondo ripiegato su se stesso, spento, senza più palpitazioni, c’è ancora chi vuole stupirsi, chi desidera il viaggio, chi non vuole rassegnarsi alla morte dei sogni, ma li insegue come fossero l’ultima frontiera rimasta.

Rincorrere il sogno, inseguire una fiaba, in tempi dove tutto è prestabilito, dove si è obbligati a crescere per forza,  sembra  quasi  il desiderio di un folle. Callé non ci sta, lui vuole vivere il sogno. Vuole l’impossibile: che la fiaba possa divenire realtà e che Mariposa, la ragazza con le ali di farfalla, torni a farsi vedere nel mondo.

In un tempo tanto vicino da sfiorarci le spalle, quando i sentieri  portavano alle cime che toccano il cielo e le farfalle parlavano agli uomini; al di là dei boschi, dopo i binari della ferrovia, poco dietro le sponde del lago, sull’altopiano delle terre di confine, prima della grandi torri metalliche, un giorno era comparsa Mariposa, una farfalla con il corpo di ragazza.

Ma in quella terra, si era smesso di sognare. I sogni erano stati rubati da un ricco signore  che aveva strappato le ali e tolto il cuore a Mariposa, per poi  esibirla  nella grande piazza della città come  una ridicola farfalla meccanica.

Tra passato e presente,  soprusi e  ingiustizie,  lacrime e  sorrisi,  come un filo che si perde nel pozzo, i ricordi  prendono colore nelle voci di Callè e Chiodino e la vicenda narrata, scavalcando le parole, attraversando gli sguardi ci porta in luoghi dove forse, è ancora possibile  incontrare il sogno.