testo e drammaturgia  Claude-Henri Buffard

musiche di Wanda Jackson, Brenda Lee, Marianne Faithfull, Siouxsie and the Banshees,
Aretha Franklin, Nico, Lizzy Mercier Descloux, Laurie Anderson, Janis Joplin, Joan Baez,
 Nina Hagen, Betty Davis, Patti Smith, Tina Turner

e di Benjamin Croizy  e  Strigall

scene ed immagini  Jeanne Dard

disegno luci  Dominique Zape

video Benjamin Croizy

costumi Marion Mercier

assistenti ai costumi Anne Jonathan – Jacques Schiotto

assistente alla coreografia  Mathilde Altaraz

coreografia Jean-Claude Gallotta

 coproduzione Maison de la Culture de Bourges, Theatre du Rond Point, Theatre de Caen CNDC d’Angers, Châteauvallon Scène Nationale. Con il sostegno di MC2 Grenoble.                 

Distribuzione in Italia: International Music and ArtS 

Lo spettacolo si collega idealmente a My rock, pièce del 2015 che univa rock e danza contemporanea. A tre anni di distanza con il nuovo spettacolo My Ladies Rock, Jean-Claude Gallotta torna al rock ma ne racconta la storia dal punto di vista femminile: un rock meno esposto alla gloria rispetto a quello degli uomini ma altrettanto fertile, e persino più emozionante, in quanto strettamente correlato con la battaglia per i diritti delle donne che è ancora ben lontana dall’essere conclusa.

 

Trama.

Se, come si dice, la Storia è scritta dai vincitori, la Storia del Rock non fa eccezione. In questo caso si racconta di uomini detentori di un potere ancestrale che faticano a condividere. E così, in modo da scardinare le porte del Rock, le prime donne che si affacciarono a questo mondo non ebbero altra  scelta se non osare, demolendo l’immagine a cui erano relegate. Non tutte le donne che tentarono di farlo ebbero successo. Coloro che riuscirono a salire sul palco fecero del loro meglio per restarci, come Brenda Lee, Aretha Franklin, Janis Joplin, Patti Smith e le loro eredi, concedendosi il diritto di essere chi volevano essere, a costo di eccessi, con le proprie voci, i propri corpi, il proprio modo di vivere e persino gettandosi in un gioco di ruoli.

Le donne del Rock hanno fatto molto di più che portare un rinnovamento sul palcoscenico: hanno scosso le società occidentali con rabbia e coraggio, facendo esplodere le costrizioni di genere ormai troppo strette, e permettendo così anche agli uomini di giocare con la propria femminilità, da Mick Jagger a David Bowie, a Lou Reed.

Il coreografo

Dall’inizio degli anni 80, il coreografo Jean-Claude Gallotta si impone come pioniere della cosiddetta “nouvelle danse”. È all’origine del primo Centre Chorégraphique National che guida dal 1984 al 2015. La sua è una danza giocosa e piena di energia, costruita in modo complesso e fantasioso, che permette ai suoi interpreti di mettere in mostra la propria capacità di improvvisare ed il proprio talento. La sua prima creazione nel 1981, Ulysses, gioca con i codici della danza classica senza distruggerli. L’opera gli è valso il riconoscimento internazionale. Attualmente, il suo repertorio consiste in ben 80 coreografie. Dal 2015, è autore associato al Theatre du Rond Point ( Parigi ). La compagnia di danza di Jean-Claude Gallotta è stata insignita della dicitura “Compagnie à rayonnement national et international” (Compagnia di rilevanza nazionale ed internazionale) dal Ministero di Cultura e Comunicazione francese ed ha sede nell’MC2 di Grenoble. 

Recensione

Il rock è donna, più di quanto possiamo immaginare o aver letto. E il balletto con la coreografia di Jean-Claude Gallotta, con sapiente maestria è riuscito a fornirne una prova indelebile. Concentrata in poco più di un’ora di danza durante la quale si ripercorrono le tappe fondamentali del rock in rosa e di come sia stata spesso proprio la Donna ad ispirare quel genere che, per definizione, è ancora ritenuto prerogativa maschile….Sullo sfondo la voce fuori campo racconta le vite delle Grandi del Rock, le note ‘dure’ unite alla poesia dei testi scritti o interpretati; sul palco si disegnano linee pure, con le braccia distese ad abbracciare l’universo, i movimenti agitati e disordinati con continue oscillazioni e zoppicamenti o grandi aperture quasi ad immaginare di saltare da una dimensione all’altra. (Carlo Ceraso |07/07/2018 – Tuttoggi- Il Giornale Online dell’Umbria)

Durata  75 minuti senza intervallo