Oja, o Mà
liberamente attratto da “Mia madre e altre catastrofi” di Francesco Abate
traduzione in lingua sarda di Cristian Urru
con Lia Careddu / Rossella Faa e Fabio Marceddu
elaborazioni e incursioni musicali di Antonello Murgia
adattamento e regia Fabio Marceddu
in collaborazione con Antonello Murgia
produzione Teatro dallarmadio
“Oja, o Mà” è una rilettura del famoso libro “Mia madre e altre catastrofi”, scritto da Francesco Abate: una produzione del Teatro dallarmadio, con la regia di Fabio Marceddu in collaborazione con Antonello Murgia che cura gli inserti sonori e musicali.
«Tornare alla lingua Madre per parlare della Madre per eccellenza, questo è quello che ci permette di fare questa traduzione della esilarante “Mia madre e altre catastrofi” di Francesco Abate nella versione in sardo di Cristian Urru. Per noi – dicono Fabio Marceddu e Antonello Murgia – avvicinarci alla Madre di Abate e diventare parte dei suoi cantori è un modo per raccontare la Madre Sarda, nella sua variante casteddaia, una madre granitica e ironica, che non si fa schiacciare dalle sofferenze e dal destino che a volte infierisce, ma che anzi lo domina come una tigre, insegnando ai più deboli a diventare più forti. La riduzione, necessaria per la rilettura si affida al gioco delle parti, dove tutti diventano madri, figlio ed altri attori di questo scenario che è insieme calvario e redenzione, percorso necessario per ritrovarsi, dove Mamai, grande madre, è contemporaneamente “formatrice e lenitrice».
«Ho sempre guardato al teatro e al cinema ogni volta che ho scritto un libro – dice Francesco Abate –. Quando con Cristian Urru abbiamo messo mano alla versione in sardo di “Mia madre e altre catastrofi” da subito abbiamo sperato che una compagnia teatrale facesse suo questo testo e, secondo la tradizione del teatro dialettale, portasse la storia in giro per le piazze. Il fatto che questo stia accadendo è la soddisfazione più grande. Ancor di più vedere un teatro a Cagliari riempirsi (tanto da richiedere le repliche) per un’opera interamente recitata in sardo».