Ottantanove
uno spettacolo di Elvira Frosini e Daniele Timpano

con Marco Cavalcoli, Elvira Frosini, Daniele Timpano

collaborazione artistica David Lescot
assistenza alla regia e collaborazione artistica Francesca Blancato
disegno luci Omar Scala
scene e costumi Marta Montevecchi
musiche originali e progetto sonoro Lorenzo Danesin

immagine del manifesto Valentina Pastorino
foto Ilaria Scarpa, Piero Tauro

drammaturgia e regia Elvira Frosini e Daniele Timpano

produzione Teatro Metastasio di Prato, SCARTI /Centro di Produzione Teatrale di Innovazione
in collaborazione con Kataklisma Teatro e Teatro di Roma / Teatro Nazionale
residenze artistiche Istituto Italiano di Cultura Parigi e Città delle 100 Scale Festival
Un ringraziamento a Compagnie du Kaïros – France

Spettacolo vincitore del Premio Ubu 2022 come Miglior nuovo testo italiano
Premio Ubu 2022 come Miglior attore a Marco Cavalcoli
Menzione Speciale ‘Franco Quadri’ nell’ambito del Premio Riccione 2019

 

Lo spettacolo

1789. La Rivoluzione Francese tocca e cambia tutta l’Europa fondando il mondo in cui viviamo.
Ma cosa ne rimane 230 anni dopo? Elvira Frosini e Daniele Timpano, affiancati per la prima volta in scena da Marco Cavalcoli, con la loro scrittura affilata e spietatamente ironica, pronti ancora una volta a scandagliare e a smascherare l’apparato culturale occidentale con tutti i suoi simboli e le sue retoriche fino ad arrivare all’osso dei suoi miti fondativi.
Passato e presente, storia francese e storia italiana, modernità e postmodernità si sovrappongono sul palco in un percorso volto a mettere in crisi le nostre vite “democratiche” e l’immaginario legato al concetto di rivoluzione. Una rivoluzione è ancora possibile? E in che modo? Oppure si tratta di una cosa vecchia, novecentesca, conclusasi in un altro tempo e in un’altra Storia?

Nota di regia
«Pazienza. Siamo in tempi di Rivoluzione»
Victor Hugo, Nonvantatré, 1874

La Rivoluzione francese ha dilagato in tutta Europa e ha cambiato e fondato il mondo in cui viviamo. La rivoluzione del 1789. Che domande continua a porci, oggi, la Rivoluzione? Che rapporto abbiamo dopo un altro Ottantanove, il 1989, con la democrazia, la politica e il potere? Quel che resta della Rivoluzione ci riguarda ancora? O è roba vecchia? Parrucche polverose da mettere nei musei?
“Ottantanove” non vuole raccontare una storia, o la Storia, ma immergersi in un mito fondativo, nei materiali culturali che lo hanno prodotto e che questo ha prodotto a sua volta. L’attuale crisi della Democrazia vista in rapporto con la Rivoluzione francese e con il 1989, la fase che apre la nostra epoca, oggi che il concetto stesso di rivoluzione sembra aver perso concretezza, anche se non un suo fascino rétro.
Il nostro è uno sguardo da italiani, da cuginetti d’oltralpe, lo sguardo dei parenti poveri, meno evoluti, da liberare e civilizzare. La rivoluzione francese non l’abbiamo fatta noi. Anzi. L’abbiamo in parte subita. La Rivoluzione si intreccia con la nostra storia e con l’avvio del nostro stesso mito fondativo, il Risorgimento: il tricolore italiano nasce il 7 gennaio del 1797 in piena Repubblica Cispadana controllata dai francesi. Ma il nostro è anche uno sguardo da europei occidentali, perché nonostante tutto siamo gli eredi della Rivoluzione. Le nostre democrazie, l’Europa di oggi, tutto il mondo in cui viviamo è stato fondato allora.
Il nostro è quindi uno sguardo dall’Europa, che è un’entità contraddittoria, in evidente crisi politica e democratica, ma che continua a proclamare come suoi fondamenti identitari i diritti civili, la sovranità popolare, la cittadinanza, le libertà di stampa, riunione, culto, associazione, la democrazia. Concetti nati durante la Rivoluzione e in essa già traditi, ancora oggi sbandierati e utilizzati in qualunque discorso pubblico europeo, nonostante suonino ormai svuotati di senso, di sostanza, come gusci vuoti lasciati sulla spiaggia. Cose nate allora la cui carcassa ci ritroviamo oggi tra i piedi, ma svuotata di ogni contenuto, come le mummie imbalsamate degli egizi, con tutti
gli organi chiusi in un vaso canopo – la milza, gli intestini, il cuore, il fegato – e la vuota forma del corpo glorioso che fu, tuttora affascinante e persistente come un deodorante, ormai definitivamente morta. Che fine ha fatto, non diciamo la vita, ma almeno il canopo?
In continuità con i lavori precedenti, in cui abbiamo affrontato temi che riguardano la storia e l’identità italiana, attraversandola e soffermandoci sul suo cadavere politico con testi come Dux in scatola, Risorgimento Pop e Aldo morto (che compongono la trilogia Storia cadaverica d’Italia), il colonialismo italiano e la sua eredità di razzismo nel pensiero occidentale in Acqua di colonia, anche per Ottantanove abbiamo attraversato un’infinità di materiali culturali – dalla letteratura alla storiografia, alla musica, alla canzone, al cinema, alla pubblicità – ricuciti, rielaborati ed immersi senza soluzione di continuità all’interno di un progetto drammaturgico originale.
Così, nel testo confluiscono, accanto a materiali biografici personali e ad una scrittura immersa nel presente, più quotidiana e più dialogica, la prosa settecentesca di Vittorio Alfieri, Foscolo e Sografi, la “démesure” ottocentesca di Victor Hugo, la tensione politica novecentesca di Peter Weiss e Federico Zardi.
Senza voler rintracciare una singola, univoca versione della Storia, ogni nostro lavoro ha sinora messo in connessione le retoriche con la nostra identità, la nostra storia personale, le cose che abbiamo letto e conosciuto, accendendo una riflessione sulla nostra realtà. Sulla scena gli attori-autori sono sempre in dialogo con il pubblico e in bilico tra mitologie contemporanee e culturali, topoi storici, in un gioco di scivolamenti spiazzanti che dissacrano tutte le retoriche senza fare sconti, neanche a noi stessi.
Elvira Frosini e Daniele Timpano

FROSINI / TIMPANO
Elvira Frosini e Daniele Timpano, sono autori, registi e attori della scena contemporanea italiana che dal 2008 condividono un comune percorso artistico. Nei numerosi lavori prodotti negli ultimi anni, Frosini/Timpano portano sul palcoscenico i loro corpi che disinnescano, decostruiscono ed incarnano le narrazioni della Storia, analizzando le derive antropologiche della società a partire da un vasto materiale di riferimenti vari, dall’accademico al popolare, che costituiscono l’immaginario e la coscienza contemporanei. I loro testi portano sulla scena un complesso dispositivo teatrale in cui gli attori-autori sono sempre in dialogo con il pubblico ed in bilico tra l’incarnazione di personaggi, mitologie contemporanee e culturali, topoi della Storia, ed il semplice essere sulla scena e mettere in campo il proprio perturbante rapporto con la Storia e la cultura, in un gioco di scivolamenti spiazzanti che dissacrano tutte le retoriche senza fare sconti, neanche a sé stessi. “Il nostro dialogo con il pubblico è basato sulla co-esistenza con gli spettatori, su ciò che condividiamo con voi, qui, oggi: la stessa ipocrisia, gli stessi cliché, le stesse paure, le stesse nevrosi, la stessa sorte.”
I loro lavori sono stati rappresentati in numerosi teatri e festival in Italia e all’estero. Tra gli altri: Romaeuropa Festival, Teatro Argentina di Roma, Teatro Elfo Puccini di Milano, Bassano Opera Estate, Festival Inequilibrio, Teatro della Tosse, Festival delle Colline Torinesi, Teatro Bellini di Napoli, Teatro Biondo di Palermo, Short Theatre, “Face a Face” / Theatre de la Ville e La Nuit Blanche di Parigi. Diversi lavori sono stati pubblicati da vari editori e sono stati finalisti e vincitori di numerosi premi: Dux in scatola (2006) è stato finalista ai Premi Scenario e Vertigine, pubblicato da Coniglio nel 2006 e da Hystrio nel 2008. Reperto#01 (2006) finalista al Premio VDA nel 2006. Sì l’ammore no (2009) è stato finalista al Premio Dante Cappelletti/Tuttoteatro.com. Dux in scatola, Risorgimento Pop (scritto con Marco Andreoli) e Aldo morto compongono una trilogia edita da Titivillus nel 2012 con il titolo Storia cadaverica d’Italia e sono stati tradotti e presentati a Parigi per Face à Face. Lo spettacolo Aldo morto è stato candidato al Premio Ubu nel 2012 come migliore novità drammaturgica e ha vinto il Premio Rete Critica 2012. Acqua di colonia (2016) è stato candidato al Premio Ubu 2017 come migliore novità drammaturgica e pubblicato da Cue Press. Lo spettacolo Ottantanove, che ha debuttato nel 2021, ha ottenuto il Premio Riccione “Franco Quadri” 2019, è stato tradotto in spagnolo e presentato a novembre 2020 al Teatro Valle Inclan di Madrid – Centro Dramatico Nacional, e ha vinto 2 premi Ubu nel 2022, come Miglior nuovo testo italiano e come Miglior attore a Marco Cavalcoli.
Tra gli altri spettacoli: Buffet (2007), Ecce robot! (2007), Zombitudine (2013), Carne, scritto da F. M. Franceschelli (2016), Gli sposi, scritto da David Lescot (2018), Archeologie Future (2021), Disprezzo della donna (2022).
Frosini/Timpano hanno realizzato con il Teatro dell’Orologio di Roma e Fondazione Romaeuropa nel 2013 il progetto Aldo morto 54 (54 giorni di repliche e di autoreclusione di Daniele Timpano in streaming in una cella ricostruita appositamente in teatro). Il progetto ha vinto il Premio Nico Garrone 2013.
Hanno lavorato per Radio Tre Rai nella trasmissione “Rombi tuoni scoppi scrosci tonfi boati”, realizzata per il centenario del Futurismo italiano, e in “Diari di guerra”, serie di letture realizzate per il centenario della Grande Guerra. Nel 2014 Rai5 ha realizzato un documentario su di loro nel ciclo “Roma: la nuova drammaturgia”. Nel 2014 e nel 2015 hanno partecipato come autori ed interpreti al progetto “Ritratto di una capitale” di Antonio Calbi e Fabrizio Arcuri, realizzato dal Teatro di Roma al Teatro Argentina. Da diversi anni si occupano di formazione tenendo una loro scuola di teatro a Roma e numerosi laboratori per attori e drammaturghi in Italia e all’estero.