di William Shakespeare

Synergie Teatrali – Teatro Ventidio Basso
in collaborazione con Amat

con
Marina Suma e Stefano Artissunch

e con
Alessia Bedini, Piergiorgio Cinì, Stefano De Bernardin, David
Quintili e Gian Paolo Valentini

scene Pietro Cardarelli
costumi Maria Amurri
musiche Iknos Music
disegno luci Giorgio Morgese
foto di scena Ignacio Maria Coccia

 

regia
Stefano Artissunch

Per la prossima stagione di prosa 2009/2010 la Compagnia Synergie Teatrali propone una esilarante messa in scena di “PENE D’AMOR PERDUTE” sfarzosa commedia romantica di W. Shakespeare, storia che narra dello scontro seduzione-castità e del potere travolgente dell’amore. Si tratta di un opera dall’intreccio in apparenza semplice ma che nasconde la scintillante ambiguità tipica delle commedie shakesperiane da cui si evince la straordinaria modernità dell’opera. Ferdinando re di Navarra e i suoi nobili amici hanno fatto giuramento di non dedicarsi a niente che non sia lo studio per tre anni di seguito; è quindi esclusa la frequentazione di compagnie femminili ed anche la sia pur minima confidenza con una donna; proprio quando è ora di mettere in pratica il proponimento, però, giunge alla corte di Ferdinando la figlia del re di Francia, insieme alle sue dame di compagnia, inviata dal vecchio padre per discutere di alcune cessioni territoriali: i giovani spagnoli non fanno in tempo a ricevere le nobili francesi in nome del protocollo di corte, che si ritrovano tutti innamorati chi dell’una chi dell’altra. Segue tutta una serie di schermaglie amorose, poiché quello che da parte degli spagnoli è un sentimento sincero, dalle giovani dame viene scambiato per null’altro che frivolezza; ma allorquando Ferdinando e gli altri si rivelano definitivamente in tutta la pienezza dei loro sentimenti, un messo porta improvvisa la notizia della morte del re di Francia, sicché le giovani dame devono abbandonare la Spagna per tornare in patria. Prima, però, una volta compresa la sincera natura del sentimento dei nobili spagnoli, fanno loro promettere che lo stesso sarà messo alla prova da un anno di eremitaggio, alla fine del quale, se il proponimento sarà rimasto immutato,esse acconsentiranno alle loro richieste.

Amore e Linguaggio sono i due protagonisti supremi di questa singolarissima esilarante commedia che si inoltra con stupefacente analisi psicologica in tutte le labirintiche e vorticose sfumature del corteggiamento amoroso, fino allo sfinimento; e tutto ciò con un linguaggio dinamico e festoso, acuto e ironicamente soverchio, come una girandola iridescente che irretisce e amalgama tutti i colori della più colta dialettica. Commedia mai così attuale come oggi, storditi di parole, di contraddizioni sfacciate e farsesche dove il linguaggio prevarica sul senso, dove reale e virtuale si intersecano, si confondono e confondono. E’ un’opera divertente, che ci permette di sorridere di situazioni non facili. Non c’è politica, né ideologia, in Pene d’amor perdute c’è umanità, qualcosa che ci dice che dobbiamo saper accettare la vita come viene.

E’ un opera che fa parte del ciclo delle commedie romantiche di Shakespeare e per questa messa in scena il regista Stefano Artissunch ha deciso di ricreare nello spazio scenico un’atmosfera da sogno immergendo i personaggi in una scenografia non realistica ma fortemente evocatica. Ecco che il parco del Re di Navarra dove si svolge l’azione diventa una foresta di ombre cinesi, l’enorme tulle assume le caratteristiche regali del castello di Navarra con cascate di luci riversate sul palcoscenico a significare l’amore di cui l’uomo ha bisogno per sopportare e condurre una vita in piena armonia con gli elementi della natura. La scenografia è quindi dinamica nel senso che si compone agli occhi dello spettatore magicamente con lo scorrere delle varie scene quasi a voler raccontare l’evoluzione dei sentimenti dell’uomo. Intenso il lavoro sui personaggi che sviluppano una recitazione molto schietta e adatta ai giochi linguistici dell’opera. A simboleggiare un inno all’amore l’euforia dell’innamoramento, il potere della sensualità e dell’erotismo sono evocati dalla fisicità degli attori e crescono come in una danza. A corollario del tutto un’attenta ricerca di particolari atmosfere musicali chiude la partitura scenica.