/ Archivio stagione 2013/2014

“Pinocchio” con drammaturgia e regia di Ugo Chiti (da Collodi) a Nuoro, Oristano, Tempio e Olbia

CeDAC

XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo

Questa è la nostra Stagione

Stagione di Prosa 2013/2014

 

Pinocchio - (s) nella foto A. Bachi e P. Cioni - foto di C. Andolcetti e M. Ammannati

Arca Azzurra Teatro

Pinocchio

adattamento di Ugo Chiti, da “Pinocchio” di Carlo Collodi

 

sabato 15 febbraio 2014 – ore 21/ NUORO – Teatro Eliseo

domenica 16 febbraio 2014 – ore 21/ ORISTANO – Teatro Garau

lunedì 17 febbraio 2014 – ore 21/TEMPIO PAUSANIA – Teatro del Carmine

martedì 18 febbraio 2014 – ore 21/OLBIA-Cine/Teatro Olbia

Le avventure di “Pinocchio” nell’intrigante rilettura di Ugo Chiti per l’Arca Azzurra Teatro, in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC per la Stagione di Prosa 2013-14 (nell’ambito del XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo): il capolavoro di Collodi rivive sulla scena tra il realismo di un moderno romanzo di formazione e elementi magici e fantastici, riflessi di un mondo contadino e segni della contemporaneità. Lo spettacolo debutterà in prima regionale sabato 15 febbraio alle 21 al Teatro Eliseo di Nuoro, per approdare domenica 16 febbraio alle 21 al Teatro Garau di Oristano, e ancora lunedì 17 febbraio alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania e infine martedì 18 febbraio sempre alle 21 al Cine/Teatro Olbia di Olbia con lo spirito irriverente e la fanciullesca crudeltà e ingenuità del celebre burattino.

 

COMUNICATO dell’11.02.2014

Creatura dell’immaginario, moderno archetipo dell’eterno fanciullo, irriverente e ribelle, ma generoso e pieno di buone intenzioni, “Pinocchio” diventa protagonista sulla scena nell’affascinante versione del fortunato romanzo di Carlo Collodi proposta dall’Arca Azzurra Teatro, con drammaturgia e regia di Ugo Chiti: tra crudo realismo e incontri “magici” il burattino compie il suo viaggio d’iniziazione – dalla prova del fuoco alla morte per acqua, dalla metamorfosi al tempo nel ventre della balena – per realizzare il suo più grande desiderio, quello di trasformarsi in un bambino vero, in carne ed ossa. Il ragazzo di legno, insofferente alle regole e in fondo libero di scegliere il suo destino, preferisce la libertà; amorale e quindi innocente, scappa da casa e dalla scuola, finisce nel paese dei balocchi, salvo poi rinunciare alla sua vita da monello per amore del padre e della fata bambina, soggiogato dall’idea di una famiglia e di un focolare, e spinto da un bisogno di “normalità”. Figura fantastica – ma anche estremamente “concreta” nei suoi impulsi, nella reazione immediata alle sollecitazioni esterne – “Pinocchio” è in fondo un (anti)eroe: vittima delle sue debolezze, volubile e incline alle tentazioni, dimentica facilmente i buoni propositi per poi precipitare nella disperazione davanti all’effetto delle sue azioni.

Lo spettacolo dell’Arca Azzurra Teatro, interpretato da Paolo Cioni (nel ruolo del burattino) insieme a Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Alice Bachi e Paolo Ciotti segue fedelmente la traccia del romanzo, con minimi scarti e variazioni che consentono di avvicinarlo al presente. Le musiche di Jonathan Chiti e Vanni Cassori; i costumi di Giuliana Colzi e il disegno luci di Marco Messeri, insieme allo spezio scenico disegnato dallo stesso Ugo Chiti proiettano le vicende in una dimensione surreale e poetica, quasi da fiaba.

In tournée nell’Isola per la Stagione di Prosa 2013-14 del CeDAC (nell’ambito del XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo), “Pinocchio” debutterà in prima regionale sabato 15 febbraio alle 21 al Teatro Eliseo di Nuoro, per approdare domenica 16 febbraio alle 21 al Teatro Garau di Oristano, e ancora lunedì 17 febbraio alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania e infine martedì 18 febbraio sempre alle 21 al Cine/Teatro Olbia di Olbia.

L’enigma di “Pinocchio”, il personaggio nato dalla penna di Carlo Lorenzini (in arte Collodi) e conosciuto e amato dai giovanissimi lettori di tutto il mondo, è in un certo senso il segreto dell’infanzia: l’età dell’innocenza e della scoperta del mondo, di cui il burattino incarna l’ingenuità e la malizia, l’involontaria crudeltà e l’incoscienza, la strana saggezza davanti alla follia degli adulti e la spensieratezza e la gioia di vivere, il piacere del gioco.

L’inevitabile tentazione di confrontarsi con quel ragazzo di legno, spirito inquieto, eternamente in fuga da se stesso si scontra con la difficoltà e il rischio di trasportare sulla scena una storia in cui convivono realtà e sovrannaturale, parodie e sberleffi all’autorità o meglio al potere, dolorose ingiustizie e un acuto senso del bene e del male. La chiave ironica della narrazione, che mette l’accento sugli aspetti più grotteschi e paradossali, fin dai primi quadri con l’apparizione di Mastro Ciliegia e Mastro Geppetto, per proseguire nei dialoghi con il Grillo Parlante e nella scena del consulto tra i sapienti medici in casa della fata, ma anche nelle sentenze dei tribunali e nelle azioni dei gendarmi restituisce al romanzo la sua dimensione popolaresca, adatta a un pubblico di ogni età e condizione, mentre per i più piccoli prevale l’aspetto fantastico della fiaba.

L’invenzione del ciocco di legno “parlante” da cui il vecchio falegname scolpirà quel “figlio” che dovrebbe alleviare la sua solitudine, è la geniale scintilla da cui si sviluppa tutta la vicenda; la marionetta senza fili nasce quel giorno, e non smetterà più di incantare generazioni di piccoli lettori. Nel suo viaggio verso la conoscenza – e quell’età adulta simboleggiata dall’agognata trasformazione in un vero essere umano – Pinocchio incontrerà una serie di ostacoli “su misura”, dal teatro di Mangiafuoco al paese dei balocchi, che fanno leva sulla sua voglia di divertirsi ma anche gli infidi consigli del Gatto e della Volpe, con la promessa di una facile ricchezza. Inganni della mente e del cuore – così come, ma con il fine opposto di ricondurlo sulla retta via, le apparizioni della fata con la sua corte di animali parlanti: la magia irrompe nel racconto con l’ineffabile e ambigua creatura, ora donna ora bambina, riflesso di una madre mai avuta o di un’ipotetica sorellina perduta.

La storia di Pinocchio è piena di simboli, e riferimenti a una tradizione magica, come spesso la letteratura popolare: nello spettacolo i diversi livelli di lettura affiorano e si intersecano, l successione degli eventi e le scene descritte nel libro si materializzano sulla scena, e Paolo Cioni presta corpo e voce al burattino, con una grammatica di movimenti disarticolati, nervosi e a scatti, come animato da fili invisibili. Intorno a lui agiscono e interloquiscono gli altri personaggi, in un microcosmo fantastico che assomiglia a una proiezione onirica: nella scena vuota e scarna gli oggetti appaiono ingigantiti, come in un sogno, in una meravigliosa astrazione.

Racconta il regista e drammaturgo Ugo Chiti (che anni fa partecipò alla sceneggiatura di “OcchioPinocchio”, esperimento cinematografico di Fracesco Nuti, consapevole “tradimento” della moderna favola): «Pinocchio ha dato movimenti folli e divertiti a tutte le nostre contraddizioni e noi l’abbiamo punito, torturato, con la ferocia insospettabile dei mansueti che pascolano nell’ordine delle cose. Pinocchio, improvvisamente, mi è venuto incontro malmesso e ingrigito, stropicciato e malinconico con lo sguardo già segnato, reduce da chissà quali sevizie dell’età eppure sempre pronto allo sgambetto “sberleffoso” alla risata da “zimbello” di paese… forte del suo legno stagionato ma provato dalle continue trasformazioni. Creatura atrocemente illusa di diventare, un giorno, carne felice, metamorfosi senza storia, cronaca crudele di un risveglio fasullo per ritornare, subito dopo, al primo capitolo di quella “novella atroce” che rinnega la fiaba per uno sguardo sghembo sul mondo». La riscrittura del romanzo per la scena rappresenta «Una visione adulta che cerca di ritrovare lo sguardo sorpreso e turbatamente incantato della lettura infantile».

per l’Ufficio Stampa del CeDAC/ Sardegna:

Anna Brotzu – cell. 328.6923069 – cedac.uffstampa@gmail.com

INFO & PREZZI

NUORO

Biglietti

primi posti: intero €16 – ridotto €14
secondi posti: intero €14 – ridotto €11

 Info: 0784.230784 – 329.0708812 – nuoro.teatroeliseo@cedacsardegna.it – www.cedacsardegna.it

ORISTANO

Biglietti

Posto unico: intero €14 – ridotto €12

info: tel: 0783 78886

TEMPIO PAUSANIA

Biglietti

Platea intero e galleria centrale €15
Platea ridotto e galleria laterale €13
Loggione €6

 *riduzioni: under 25, over 65

Info:tel. 079 671580 – 079 630377
F teatrodelcarminetempio – infogiovani.tempio@tiscali.it

www.cedacsardegna.it

OLBIA

Biglietti

intero €15 – ridotto €13

info: tel: 0789 28773

SCHEDA DELLO SPETTACOLO

Pinocchio - (s) nella foto Paolo Cioni - foto di Cristina Andolcetti e M. Ammannati

Arca Azzurra Teatro

Pinocchio

adattamento di Ugo Chiti
da “Pinocchio” di Carlo Collodi

con

Paolo Cioni, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali,
Massimo Salvianti, Lucia Socci, Alice Bachi, Paolo Ciotti

musiche Jonathan Chiti, Vanni Cassori;

ricerca e realizzazione costumi Giuliana Colzi

luci Marco Messeri

ideazione spazio, costumi e regia Ugo Chiti

Lo spettacolo

Pinocchio è un mondo, un personaggio multiforme da cui scaturisce una storia insieme lineare e complicatissima, un racconto (straordinario) per bambini e una intricatissima rete di significati simbolici, un susseguirsi di incontri con personaggi fantastici che rimanda continuamente a un percorso di formazione pieno di insidie, di esperienze esemplari e a volte enigmatiche.

Per Ugo Chiti e Arca Azzurra l’appuntamento con Pinocchio era ineludibile e anche se più volte rimandato, ripensato, messo in discussione l’incontro con il burattino-bambino di Collodi stava lì ad aspettare, neanche tanto paziente, forte della comune radice linguistica, del continuo richiamo a quel mondo fantastico legato alla cultura popolare toscana che attraversa il trentennale lavoro di Chiti con la sua compagnia.

Ed eccolo il Pinocchio riletto dal drammaturgo toscano per l’Arca Azzurra: fedelissimo al testo originale, ma insieme “legittimato” a una reinvenzione della parola attenta a cogliere le suggestioni delle “doppiezze” del testo collodiano. Uno spettacolo popolare che non rinuncia ad affrontare le “trappole simboliche” di una delle storie più lette e raccontate di tutta la letteratura mondiale. Una visione adulta che cerca di ritrovare lo sguardo sorpreso e pieno di turbati incanti della lettura infantile.

*Prima Nazionale FESTIVAL TEATRALE DI BORGIO VEREZZI 27 e 28 luglio 2013

NOTE DI REGIA….

L’enigma Pinocchio

Pinocchio, per quanto mi riguarda, è un appuntamento continuamente sollecitato e continuamente rimandato (forse sarebbe più onesto dire “pavidamente”allontanato). Un appuntamento continuamente ribadito come obbligatorio e quindi sempre più rifiutato adducendo le infinite ragioni di quanto sia conveniente e saggio tenersi a distanza da Pinocchio. Un appuntamento, diversi anni fa, anche sfiorato (e tradito?) in una sceneggiatura per un insolito film di Francesco Nuti (Occhiopinocchio). Insomma Pinocchio è una specie di costante da me sempre aggirata con la convinzione, la “balbettante” certezza, che sia materia solo per sulfurei dicitori di percorsi paralleli, ricamatori di sillabari che si possono permettere l’arroganza di un viaggio spericolato attorno all’enigma Pinocchio.

Pinocchio personaggio che si muove sulla più insidiosa linearità; l’apparenza di un mondo riconoscibile (contadino e paesano) che occulta labirintiche doppiezze, metafisici riflessi e surreali “casualità” da diventare spesso una trappola letale quando si traduce in termini drammaturgici.

La “casa” di Pinocchio è la lettura. La pagina scritta è l’ideale per restituire appieno le singolari “profilature” di un fantastico quotidiano come le paurose ombre sospese tra sublime banalità e febbrile viaggio iniziatico.

Pinocchio ha conosciuto meravigliose illustrazioni e maldestri scarabocchi (nei vari usi). Molto, tanto, troppo è stato detto su Pinocchio. E’ sembrato facile parodiarlo in maniera allegramente scatologica. E’ facile sghignazzare sulla nota, arcinota, “storiellina” del burattino che si fece uomo… voglio dire che Pinocchio non è certo figura sacrale, figurati! Uno con quel naso, quella disobbedienza contraddittoria e spudorata si presta a tutte le mistificazioni. In fondo Pinocchio può risultare così facile da prendere a pretesto che ti può venire anche la voglia di accantonarlo, rimuoverlo definitivamente. Eresia! Sacrilegio che subito ti ustiona, ti spaventa… vedi Pinocchio seduto di spalle, immobile, offeso, sicuramente vendicativo come una maligna divinità fatta burattino che racchiude l’adulto e il bambino, l’innocenza e la crudeltà di un perseguitato. Appena lo relativizzi Pinocchio ti appare come vittima sacrificale, legno ritualistico di tutte le nostre ambiguità occulte. Pinocchio genera fantasmi, acidità rabbiose come l’intemperanza frustrata di uno sguardo ferito. Pinocchio pretende, vuole il nostro rispetto per chiudere la sua avventura terrena. Lui è “cristologicamente” immolato facendosi carico di tutte le nostre vocazioni compulsive; gli egoismi sordi alle pedanterie, alle logiche del rispetto della riconoscenza imposta. Pinocchio ha dichiarato apertamente l’assenza di obblighi, il brivido della libertà incoerente, l’opportunismo sfrenato del “prometto-nonmantengo-menefrego”. Pinocchio ha dato movimenti folli e divertiti a tutte le nostre contraddizioni e noi l’abbiamo punito, torturato, con la ferocia insospettabile dei mansueti che pascolano nell’ordine delle cose. Pinocchio, improvvisamente, mi è venuto incontro malmesso e ingrigito, stropicciato e malinconico con lo sguardo già segnato, reduce da chissà quali sevizie dell’età eppure sempre pronto allo sgambetto “sberleffoso” alla risata da “zimbello” di paese… forte del suo legno stagionato ma provato dalle continue trasformazioni. Creatura atrocemente illusa di diventare, un giorno, carne felice, metamorfosi senza storia, cronaca crudele di un risveglio fasullo per ritornare, subito dopo, al primo capitolo di quella “novella atroce” che rinnega la fiaba per uno sguardo sghembo sul mondo.

Dopo queste ultime riflessioni ho trovato, forse, il piacere per accostarmi all’enigma-Pinocchio.

Forte della lunga collaborazione con Arca Azzurra Teatro, il progetto su Pinocchio si articolerà su una linea di fedeltà al testo come, ovviamente, ad una lingua comune e quindi “legittimata” anche ad una reinvenzione della parola. Nello stesso tempo un Pinocchio che offre spazio a tutte le suggestioni di una lettura attenta alle doppiezze già enunciate nelle premesse, quindi uno spettacolo popolare e raffinatamente indagativo. Una visione adulta che cerca di ritrovare lo sguardo sorpreso e turbatamente incantato della lettura infantile.

Ugo Chiti

L’autore

Carlo Lorenzini, in arte Collodi (dal nome del paese natale della madre), nasce a Firenze il 24 novembre 1826; la madre, Angelina Orzali, diplomata come maestra elementare, fa la cameriera per i nobili Garzoni Venturi e in seguito presso la ricca famiglia Ginori di Firenze; e il padre Domenico Lorenzini lavora come cuoco per gli stessi marchesi Ginori. Primogenito di una numerosa e sventurata famiglia (dei dieci figli, sei muoiono in tenera età), Carlo malgrado il carattere vivace e inquieto viene avviato agli studi ecclesiastici presso il Seminario di Val d’Elsa e poi dai Padri Scolopi di Firenze. Poi inizia la carriera di impiegato e di giornalista.

Nel 1848, partecipa come volontario alla prima Guerra d’Indipendenza nelle file dei mazziniani e nell’estate dello stesso anno fonda il quotidiano di satira politica “Il Lampione”, soppresso dalla censura e riaperto undici anni dopo (nel frattempo, sostituito dal giornale teatrale “Scaramuccia”). Nel 1856 scrive “Un romanzo in vapore”, con accenti trasgressivi e pieni di humour, a cui fa seguito “Il viaggio per l’Italia di Giannettino”. Nel ’59, spinto dagli ideali del patriottismo, partecipa alla seconda Guerra d’Indipendenza. Collabora, fino al 1875, a numerosi giornali; e scrive pure romanzi e drammi teatrali.

Il primo testo dedicato all’infanzia è del 1876: “I racconti delle fate”, splendide traduzioni di fiabe francesi commissionate dalla libreria editrice Paggi; seguirà una serie di apprezzati testi scolastici per l’istruzione pubblica nelle scuole dell’Italia unita. La vera notorietà per Collodi arriva, però, con la pubblicazione de “Le avventure di Pinocchio”, storia del burattino più famoso del mondo. Pubblicato inizialmente a puntate, a partire dal 7 luglio 1881, sul “Giornale per i bambini” di Ferdinando Martini, con il titolo “Storia di un burattino”, il romanzo esce integralmente nel 1883 con l’editore Felice Paggi di Firenze. L’opera è stata pubblicata in 187 edizioni e tradotta in 260 lingue o dialetti.

Prima di aver goduto del meritato successo, Carlo Collodi muore, improvvisamente, il 26 ottobre 1890 a Firenze. Le sue carte, donate dalla famiglia, sono conservate nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Il drammaturgo

Ugo Chiti è nato a Tavarnelle Val di Pesa. E’ drammaturgo, regista teatrale, cinematografico e di opere liriche, sceneggiatore, e costumista, attivo già alla fine degli anni ‘60 in collaborazione con Pier’Alli; nel 1970 lascia il gruppo di ricerca Ouroboros per formare la compagnia Teatro in Piazza. L’abbandono del prestigioso gruppo di ricerca è motivata dalla volontà di sperimentare un proprio linguaggio espressivo che possa coniugare quella esperienza con i moduli della drammaturgia popolare.

Da allora forma compagnie teatrali proprie (teatro Arkhè) e nel 1983 costituisce la Compagnia Arca Azzurra di cui diventa il dramaturg, curando anche tutte le regie degli spettacoli.

La collaborazione tra Chiti e la Compagnia non è mai cessata: più di 30 gli spettacoli messi in scena e portati in tournée nei maggiori teatri italiani. Tra i più significativi i capitoli delle due trilogie “La terra e la memoria”: Allegretto (perbene…ma non troppo), La provincia di Jimmy, Paesaggio con figure; e “La recita del popolo fantastico”: Il vangelo dei buffi, 4 bombe in tasca, I ragazzi di via della Scala, accanto ai quali vanno citati gli spettacoli In punta di cuore, Decameron – Variazioni, Emma (il ridicolo della vita), Visita a Kafka, Amleto in farsa tragedia, Genesi – i ribelli e Racconti, solo racconti.

Nel 2007 con l’Arca Azzurra Teatro propone Decamerone – amori e sghignazzi liberamente tratto da alcune novelle dell’omonima opera del Boccaccio e vince la 49° edizione del Premio Riccione Teatro con Le conversazioni di Anna K. che ha debuttato nell’autunno del 2008 con Giuliana Lojodice protagonista. Nel 2010 con la compagnia mette in scena Mandragola di N. Machiavelli e nel 2011 lavora con Isa Danieli nell’allestimento di L’Abissina – Paesaggio con figure.

E’ del 2013 l’allestimento di Pinocchio dall’opera omonima di Collodi con un suo personale adattamento drammaturgico nel rispetto del testo originale.

Si è cimentato anche con il teatro musicale, in particolare firmando la regia de L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti per il Teatro alla Scala di Milano (1998) e de L’italiana in Algeri di Rossini per il Teatro Sociale di Trento (2002).

E’ lo sceneggiatore di film di Alessandro Benvenuti (Benvenuti a casa Gori, Zitti e Mosca, Caino e Caino, Belle al Bar, Ivo il tardivo e del nuovo film Ti spiace se bacio mamma), Francesco Nuti (Willy Signori, Donne con le gonne, OcchioPinocchio), Giovanni Veronesi (Per amore solo per amore, David di Donatello per la migliore sceneggiatura, Silenzio si nasce, Manuale d’amore – nastro d’argento nel 2006), Vincenzo Salemme (Italians, Genitori e figli agitare bene prima dell’uso). Nel 2002 ha scritto con Matteo Garrone L’imbalsamatore, presentato a Cannes, che ha vinto il David di Donatello per la migliore sceneggiatura.

Negli anni 2006 e 2007 lavora a diverse sceneggiature tra cui Gomorra tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, che nel 2008 vince il Grand Prix a Cannes e il David di Donatello per la sceneggiatura nel 2009. Oltre agli impegni registici con l’Arca Azzurra ha messo in scena Margherita e il gallo di E. Erba con Maria Amelia Monti e La guerra dei Roses di W. Adler con Giancarlo Zanetti e Laura Lattuada. Nel 2012 il film Reality di Matteo Garrone di cui è sceneggiatore vince a Cannes il Grand Prix della Giuria.