Compagnia Teatrale Enzo Moscato, Casa Del Contemporaneo
RUBEDO
discendere, attraversare, riapparire
scritto, diretto e interpretato da Giuseppe Affinito
aiuto regia Domenico Ingenito
suono e fonica Teresa Di Monaco
allestimento e luci Enrico De Capoa, Simone Picardi
costumi Dario Biancullo
assistente scene e costumi Clara Varriale
organizzazione Claudio Affinito
produzione Casa Del Contemporaneo

♦ Cagliari, Teatro Massimo Sala M2 – 19 marzo ore 20.30

 

Una giovane figura si aggira in una stanza trasfigurata, un luogo di ricordi, domande e silenzi. Un monologo interiore su una condizione esistenziale e generazionale: il disperato desiderio di scoprirsi e di dare un senso al proprio stare al mondo.

La rubedo – o Opera al Rosso, per citare la Yourcenar – designa in alchimia l’ultima delle fasi di trasmutazione chimica che culminano nel compimento della pietra filosofale e nella conversione dei metalli vili in oro – spiega Giuseppe Affinito. Questo passaggio avviene per sublimazione, sotto l’effetto del fuoco o dello Spirito. Da questa suggestione trae ispirazione il testo che ho composto: la materia alchemica con cui ho lavorato è quella dell’anima; l’opera da compiersi, preziosa come l’oro, prodigiosa come l’eternità, è quella dell’individuazione, dell’ “essere sé”.
Una figura giovane si aggira in una stanza trasfigurata, uno spazio della memoria, delle domande, dei silenzi, tra i ricordi, tra i propri pezzi scomposti, tra le tracce di sé negli oggetti, nei volti, nelle persone. Prende voce la partitura di un’anima acerba in cerca di un suo calibro, della sua costruzione; una sorta di monologo interiore per riflettere su una condizione esistenziale – che è, anche, intimamente generazionale: quella di un disperato e disperante desiderio di scoprirsi e di dare un senso al proprio stare al mondo.