di e con Angelo Campolo
ideazione scenica Giulia Drogo
assistente alla regia Antonio Previti
Vincitore del premio IN-BOX 2020
Vincitore del Nolo Fringe festival 2019

produzione Compagnia DAF – Teatro dell’Esatta Fantasia

photo Paolo Galletta

La conoscenza e l’ascolto sono la chiave di questo potente monologo autobiografico che ruota attorno all’amore e alla fatica del teatro. Angelo ci fa entrare nei suoi laboratori, ci fa attraversare il suo straordinario approccio creativo, le sue paure, il suo rapporto tra “maestro e allievi” che nel caso dei migranti ha scardinato ogni regola stabilita. (messinaora.it)

Così il quotidiano Messinaora nel presentare Stay Hungry, Indagine di un affamato, e il suo autore e interprete, Angelo Campolo, che messinese, cresciuto alla scuola di Luca Ronconi al Piccolo Teatro di Milano, finalista al Premio Ubu nel 2016 come miglior attore Under 35, a Messina ritorna per una ricerca improntata su tematiche sociali. Il monologo, autobiografico come si è detto, è diventato in brevissimo tempo un cult a livello nazionale nell’ambito del teatro civile. Angelo Campolo racconta la sua esperienza sia professionale che umana vissuta a Messina, la sua città, durante un percorso formativo teatrale destinato a dei migranti. Il racconto di questa esperienza permetterà di ascoltare storie di vita e di teatro, storie di accoglienza e rifiuto in una narrazione che permetterà di mostrarci a doppio binario due universi di fame e resistenza: storie di migranti e artisti. 
Il pretesto è la compilazione di un ennesimo bando a tema sociale. Tre anni di vita, tra il 2015 e il 2018, diventano il racconto di un’Italia che schizofrenicamente ha aperto e poi richiuso le porte dell’accoglienza, lasciando per strada storie, sogni, progetti, relazioni umane avviate al grido (eccessivamente entusiastico) di Integrazione.
Nel racconto di Angelo teatranti e migranti si ritrovano insieme, sempre con minor occasione di colmare la propria fame di vita e di senso in una società come la nostra, ritrovando nel gioco del teatro un’arma inaspettata per affrontare la vita. Il monito di Steve Jobs, Stay Hungry, risuona in chiave beffarda nel caleidoscopio di storie umane, da Nord a Sud, che attraversano i ricordi di questa autobiografia, in cui vittime e carnefici si confondono, bene e male sono divisi da confini incerti e tutti i personaggi sono segnati, ciascuno a suo modo, da una “fame” di amore e conoscenza, in un tempo di vuoti che diventano voragini.

L’ideazione scenica curata da Giulia Drogo prevede un impianto semplice, come richiesto dallo spettacolo che deve adattarsi a diverse tipologie di spazi. La scena, idealmente divisa in due sezioni, prevede sul fondo un’area di ricerca (tavolo, computer, microfoni, schermo sul quale proiettare il materiale richiesto dal bando che scandisce i capitoli della narrazione) e davanti, in proscenio, a contatto con gli spettatori, lo spazio/laboratorio dedicato al racconto, lì dove i numeri e le fredde categorie burocratiche si traducono in anime, volti, storie, nomi.