con
Maria Amelia Monti, Manrico Gammarota,
Valerio Santoro, Carlina Torta
regia Alessandro D’Alatri
La Pirandelliana
Ci sono persone che non riescono a separarsi dalle cose e accumulano tutto nelle loro case finché gli oggetti non li sommergono. Se ne contano a milioni. In America si chiamano “hoarder”. Orsina è una “hoarder”.fa l’infermiera a domicilio, non è cosciente del suo disagio, ma mette a disagio i vicini, che mal sopportano la sua mania di accumulare e la ritengono responsabile della sporcizia e degli olezzi della palazzina. Per buttarla fuori, i condomini guidati dalla implacabile Bolasco e dal viscido Eigenio assumono un amministratore pieno di debiti e ricattabile, Aristide. Orsina scambia Aristide per un suo paziente e ingenuamente lo fa entrare in casa. Fra i due c’è una spontanea simpatia, e Aristide invece di lavorare per sfrattarla, si illude di poterla aiutare a sgombrare tutto. Nella sua missione impossibile, è costretto ad entrare nella rutilante, divertente e creativa follia della donna, che è legata ad ogni oggetto, anche il più piccolo, da un ricordo affettivo, da un progetto futuro, da un timore irrazionale di privarsene. In un crescendo comico ed emotivo, i due trovano motivi di scontro e di solidarietà, e arrivano fino alla soglia del sentimento. Poi improvvisamente il gioco si rompe: è il condominio ad averla vinta, e i due si separano, irrimediabilmente sconfitti. Ma la vita riserva sorprese e non sempre sono negative: a distanza di tempo, Orsina e Aristide si ritroveranno per un ultimo, decisivo incontro. Giocato sul doppio piano della commedia e del dramma psicologico, “Tante belle cose” è un lavoro fresco, vivo, pulsante di energia e comicità. Disegna lo straordinario ritratto di una donna, particolare eppure vicina, in cui chiunque può riconoscere una parente, una conoscente, un’amica; di un uomo semplice e generoso, un signor nessuno capace di grandi cose. E di due malvagi della porta accanto, convinti nel loro perbenismo, di fare la cosa giusta.
Note di Regia
Il testo di Erba mi ha colpito sin dalla prima lettura per lo sguardo poetico sulle fragilità umane e al tempo stesso per la delicata ironia con cui vengono messe in scena. Ho sempre più frequentemente la sensazione che ci sia una grande necessità di prestare attenzione ai testi contemporanei. Non per una mia particolare insoddisfazione nei confronti dei classici o del repertorio in generale ma perché trovo che i testi contemporanei rendono più chiaro il percorso sul dove si è “arrivati”.
“Tante belle cose” è uno spettacolo che rientra in questa specificità. Innanzitutto per l’argomento trattato. Mi piace quando sulle assi del palcoscenico, media antico, vengono rappresentati i comportamenti della modernità. E’ come se il passato e il presente stabilissero improvvisamente un contatto diretto. E poi Edoardo, nella migliore tradizione pirandelliana, ristabilisce con grazia quella netta differenza che c’è tra comicità e umorismo. Il risultato è un gentile equilibrio tra dramma e affettuosa ironia sui comportamenti umani in grado di generare quella sorta di compassione da cui origina un sorriso di comprensione sulle altrui debolezze. Che poi sono anche le nostre.
Alessandro D’Alatri