Archivio stagione 2016/2017
The Pride
Zocotoco
The Pride
di Alexi Kaye Campbell
traduzione Monica Capuani
con
Luca Zingaretti
e con
Valeria Milillo
Maurizio Lombardi
Alex Cendron
scene Andrè Benaim
luci Pasquale Mari
costumi Chiara Ferrantini
musiche Arturo Annecchino
regia Luca Zingaretti
The Pride è un testo enigmatico costruito magnificamente: due storie si svolgono in periodi di tempo lontani tra loro, il 1958 e il 2015.
Londra 1958. È una serata speciale. Sylvia, una ex attrice reduce da un esaurimento nervoso, sta lavorando alle illustrazioni del libro di Oliver, uno scrittore per ragazzi. Non vede l’ora di presentarlo al marito Philip e quella sera, finalmente, usciranno a cena insieme.
Londra 2015. È una serata da incubo. Oliver, un giornalista gay, ha appena rotto con Philip, un fotoreporter con il quale ha avuto una storia di due anni. Sylvia, amica di entrambi, cercherà di indagare i motivi per cui Oliver sta cercando di sabotare una relazione importante come quella che ha con Philip.
Le due storie, interpretate dagli stessi attori, procedono a scene alterne. A prima vista, sembrano non avere nulla in comune, a parte i nomi dei personaggi. Ma via via che ci si inoltra nelle due vicende, si scoprono echi, rimandi, problematiche che invece hanno molto in comune.
The Pride esplora temi come il destino, l’amore, la fedeltà e il perdono. Pone la grande questione della nostra identità e delle scelte che determinano il nostro io più profondo.
Perché nella vita, tutti prima o poi, etero e gay, ci troviamo ad affrontare lo stesso dilemma: scoprire chi siamo veramente, cosa veramente vogliamo dalla vita e rispondere all’interrogativo se saremo capaci di raggiungerlo.
Se saremo capaci di guardarci allo specchio ed essere almeno contenti di quello che vediamo.
Philip, Oliver e Sylvia stanno lottando tutti per quella che sperano sarà una vita più facile.
Durata: 2 ore e 25 minuti con intervallo
Luca Zingaretti
Dopo aver frequentato l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica a Roma, Luca Zingaretti esordisce nei primi anni ottanta come attore di teatro con i registi Ronconi, Mattolini e Sequi. In seguito, a cavallo degli anni ottanta e novanta, arrivano i primi ruoli cinematografici, con Gli occhiali d’oro (1987) di Giuliano Montaldo, Il branco (1994) di Marco Risi, Castle Freak (1995) di Stuart Gordon, Vite strozzate (1996) di Ricky Tognazzi, Artemisia. Passione estrema (1997) di Agnès Merlet e Rewind (1998) di Sergio Gobbi.
Nella sua carriera non mancano le interpretazioni che ripercorrono la vita di personaggi realmente esistiti, percorso iniziato nel 1993 con ruolo di Pietro Nenni nella miniserie televisiva Il giovane Mussolini. Sul piccolo schermo, nel 1997 ottiene una prima visibilità, interpretando il boss mafioso Pietro Favignana nella miniserie di Giacomo Battiato La piovra 8 – Lo scandalo. Nel 1999 la carriera ha una svolta. Zingaretti interpreta per la prima volta Salvo Montalbano – il commissario di polizia brusco e intelligente ideato dallo scrittore Andrea Camilleri, protagonista dell’omonima serie televisiva –, ruolo che darà all’attore grande popolarità, sia in patria sia all’estero. Due anni dopo ha poi preso parte alla miniserie Operazione Odissea. Alla fine degli anni novanta, prende parte al cinema a Tu ridi (1998) dei fratelli Taviani e aL’anniversario (1999) di Mario Orfini, pellicole che gli valgono i primi riconoscimenti, con le candidature ai Nastri d’argento del 1999 (comeattore non protagonista) e del 2000 (come migliore attore). Intanto, nello stesso anno debutta come regista nel documentario Gulu.
Nel corso del nuovo decennio, proseguendo l’interpretazione di Montalbano, Zingaretti continua a dividersi tra piccolo e grande schermo; nel2009 è stato l’attore italiano più pagato, con un cachet di 300.000 euro a film.[2] Al cinema prende parte a Texas 46 (2002) di Giorgio Serafini, Prima dammi un bacio (2003) di Ambrogio Lo Giudice, I giorni dell’abbandono (2005) di Roberto Faenza, A casa nostra (2006) diFrancesca Comencini, Tutte le donne della mia vita (2007) di Simona Izzo, Mio fratello è figlio unico (2007) di Daniele Luchetti eSanguepazzo (2008) di Marco Tullio Giordana. Nel 2010 vince il suo primo Nastro d’argento come migliore attore non protagonista (condiviso con Ennio Fantastichini), grazie ai ruoli in La nostra vita di Luchetti e Il figlio più piccolo di Pupi Avati. L’anno successivo è nel cast del film corale Noi credevamo di Mario Martone, premiato ai David di Donatello e ai Nastri d’argento. Nel 2005 ha interpretato il prete don Pino Puglisi nel film Alla luce del sole di Faenza, che gli è valso un riconoscimento al Festival Internazionale del cinema di Karlovy Vary e una candidatura ai David di Donatello dello stesso anno (comemiglior attore).
All’inizio del nuovo decennio, tra il 2011 e il 2012 è nel cast delle commedie Immaturi – Il viaggio e Il comandante e la cicogna. Nell’ultimo anno è tra i protagonisti della produzione internazionale Asterix & Obelix al servizio di Sua Maestà, nel quale interpreta un generale romano, e partecipa in un ruolo minore a Romanzo di una strage diMarco Tullio Giordana, film incentrato sulla strage di piazza Fontana. Sempre nel 2012 impersona, in due film per la televisione, due personaggi della storia italiana delNovecento. Dapprima è Paolo Borsellino ne I 57 giorni, realizzato in occasione del ventesimo anno della scomparsa di Giovanni Falcone, mentre in seguito racconta la vita dell’industriale Adriano Olivetti in La forza di un sogno. Nel 2014 prende parte al cinema a Maldamore del regista Angelo Longoni, con Alessio Boni, la moglie Luisa Ranieri,Claudia Gerini e Ambra Angiolini, e Perez. di Edoardo De Angelis, assieme a Marco D’Amore; inoltre lo stesso anno torna in TV con la miniserie Il giudice meschino, anche qui al fianco della moglie.
Teatro
Nel 2007 dirige il suo primo spettacolo con La sirena, tratto dal racconto Lighea di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, del quale è anche curatore e adattatore. Pur tra i suoi impegni fra cinema e televisione, nei successivi anni mette in scena vari spettacoli di artisti stranieri, come Gocce su pietre roventi (2001) di Rainer Werner Fassbinder, Le tre sorelle (2003) di Anton Cechov, Assassinio nella cattedrale (2003) di Thomas Eliot e Tito Andronico di William Shakespeare, sempre del genere drammatico. Si è inoltre autodiretto in vari spettacoli, tra cui Prigionieri di guerra (2008, assieme a Fabio Ferrari), Passa una vela…spingendola più in là (2007), il già citato La sirena e La torre d’avorio (2012).