di Davide Iodice

da La Visita Meravigliosa di H.G.Wells

testo_ Fabio Pisano

traduzione_ Zija Vuka

adattamento, spazio scenico e regia_ Davide Iodice

musiche originali_ Lino Cannavacciuolo

luci_ Loïc François Hamelin

collaborazioni alle costruzioni scenografiche e costumi_ Divni Gushta

assistente alla regia_ Jozef Shiroka

 

produzione_ Teatro Migjeni, Sardegna Teatro

e con il supporto dell’ Istituto Italiano di cultura di Tirana

Interpreti e ruoli in ordine di apparizione

Nikolin Ferketa – il matto

Raimonda Markja – la madre/narratrice/il paese

Pjerin Vlashi – il prete

Fritz Selmani – angelo

Rita Gjeka Kacarosi – la governante/narratrice/il paese

Julinda Emiri – Delia/narratrice/il paese

Jozef Shiroka- il medico/il paese

Merita Smaja – la signora/il paese

Alexander Prenga – il militare/narratore/il paese

Vladimir Doda – il contadino/il signor Gotch/ il paese

♦ Cagliari, Teatro Massimo (sala M1),  7 dicembre ore 19

Se acquisti il biglietto prima del 30 ottobre 2025 (compreso) il biglietto lo paghi € 15

  • € 25 platea / € 20 ridotto per Abbonati Stagione di Prosa e Danza 
  • € 15 loggia / € 10 ridotto per Abbonati Stagione di Prosa e Danza 

PREMI
Vincitore al Festival del Teatro Albanese “Moisiu”

miglior spettacolo

migliore musica

migliore scenografia

Premio della stampa “Oslobodenje” al Festival di Sarajevo

Fu d’improvviso, non si sa per quale motivo, ma lui, ma l’angelo si ritrovò a sorvolare i cieli della terra. Lo sa bene, lo ricorda bene il matto del paese, perché fu il primo a vederlo e l’ultimo a dimenticarlo.
L’angelo sorvola, pieno di stupore, cieli che aveva soltanto sognato o immaginato, fin quando un prete, il prete di quel paese o di quel che ne resta d’un paese, le cui cicatrici della guerra sono ancora visibili, gli spara. Il prete spara all’angelo. Stravolto e sorpreso da questo essere straordinario e dal profondo senso di colpa, il prete si risolve ad accogliere e curare il suo ospite; un angelo, meraviglioso e ambiguo, che osserva con gl’occhi della meraviglia quella “vita”, quella vita tutta umana. Una vita, però che lentamente si fa difficile, complessa, complice soprattutto l’ostilità del paese che mal sopporta la visita dello straniero, dell’angelo, stigmatizzandone la sua deformità, la sua diversità. Via via appesantito da umiliazioni e scherno, impossibilitato nel ritorno al paese celeste e “ingabbiato” in quello umano, l’angelo troverà sollievo solo nella musica di un violino, di cui è un sublime esecutore, e “asilo” solo negli occhi e nell’amore di Delia.
Il testo alla base della partitura scenica, trae libera ispirazione da “La Visita Meravigliosa” di Herbert George Wells, visionario precursore di generi e linguaggi, spostando però l’asse del suo interesse dalla satira nei confronti del conformismo e del perbenismo vittoriano, verso una critica più contemporanea, che riguarda soprattutto il modo in cui noi accogliamo “chi viene da fuori”, lo straniero. Che tu sia un immigrato o un angelo, non importa; se non sei come me, se non ti riconosco, allora sei un pericolo.