di Furio Bordon

a.Artisti Associati

testo e regia di Furio Bordon

con
Gianrico Tedeschi
Marianella Laszlo,  Walter Mramor

scene Milli
costumi Stefano Nicolao
luci Iuray Saleri
foto di scena Tommaso Le Pera

Le ultime lune, scritto da Furio Bordon nel 1992, ha ricevuto il Premio IDI nel 1993, ed è stato portato al successo nella Stagione 1995/1996 da Marcello Mastroianni. È stata la sua ultima interpretazione da molti definita leggendaria e grazie alla quale il testo è stato conosciuto e apprezzato dal pubblico e dalla critica in tutto il mondo: nei quattro anni successivi dodici traduzioni e altrettanti allestimenti hanno replicato all’estero il successo dell’edizione italiana. A Bruxelles Le ultime lune ha vinto il Prix de Theatre come migliore spettacolo dell’anno, a Santiago del Cile ha ottenuto la nomination come migliore testo, a Madrid la critica lo ha accolto unanimemente come una delle più belle commedie scritte negli ultimi anni e giudizi analoghi si sono ripetuti in molte altre città europee e americane. Oggi Le ultime lune torna in Italia per una precisa scelta del suo autore il quale, assumendosi anche la responsabilità della regia e presentando per la prima volta il testo nella sua versione integrale, lo affida alla genialità di un altro grande interprete: Gianrico Tedeschi. Dall’incontro con questo straordinario uomo di teatro è maturata nell’autore la decisione di riprendere una commedia che sembrava non più proponibile in Italia dopo la memorabile edizione con Marcello Mastroianni. Non è stata una decisione facile, ma è nata nel modo giusto, nel segno di una grande stima per l’interprete di oggi e di un grande affetto, da noi tutti condiviso, per l’interprete di ieri.

Note dell’autore

“Un uomo molto vecchio aspetta nella stanza che il figlio torni dall’ufficio per accompagnarlo in una casa di riposo per anziani. Ascolta Bach e parla con la moglie anzi, con il suo ricordo, dal momento che lei è morta molti anni prima.

Parlano della vecchiaia, della morte, dell’amore che li ha uniti.

All’arrivo del figlio comincia tra i due uomini una schermaglia verbale intessuta di rancori e di piccole crudeltà, ma che a tratti si allenta di irresistibili tregue di dolcezza. Il primo tempo si conclude con il vecchio che lascia per sempre la sua stanza e il ricordo della moglie. Nel secondo tempo il vecchio è nella casa di riposo: sono passati alcuni anni, lui è solo in scena, con una sedia, un album di vecchie fotografie e una piantina di basilico in un vaso di latta. Il racconto della vita quotidiana all’Istituto si mescola con i ricordi del suo passato e con una serena dichiarazione di resa alla morte”.

Furio Bordon